12 aprile 1204 caduta di Costantinopoli

di CLAU D’IO

Una strana crociata ovvero “i debiti si pagano, volenti o nolenti”

Chi scrive la storia? I vinti; più spesso i vincitori; per sentito dire; chi c’era; chi non c’era; millanta storici e millanta anni (dopo aver studiato su millanta testi); oppure…? Non riusciamo a trovarci d’accordo su quanto è successo ieri, figuriamoci 1800 anni fa.

Il 4 marzo 2001 Giovanni Paolo II porse le sue scuse al Patriarca di Costantinopoli per le brutalità e i peccati commessi dai crociati in occasione della Quarta crociata, che nel 1204 si mosse contro Costantinopoli anziché verso la Terra detta “santa”. Ciò potrebbe mettere una pietra su tutta la vicenda, invece ci porta fuori strada. Il papa che ha chiesto scusa a “quasi tutti” aveva bisogno di questo beau geste per qualificarsi come chi vorrebbe la riunificazione delle due Chiese. Ma si è scusato degli eccessi e non del fatto.

Vediamo lo svolgersi degli avvenimenti, ricordando sempre che quando non si capisce qualcosa necessita seguire l’odore dei soldi; qui sarà facile facile.

Tutto inizia nel 1198, con l’indizione della IV Crociata da parte di Innocenzo III. Non interessava a nessuno. Tutti facevano affari con tutti e a Gerusalemme ci si poteva andare e tornare. La conquista di Gerusalemme non era il vero obiettivo, quello che si voleva conquistare l’Impero Romano d’Oriente e sottometterlo all’Impero Romano d’Occidente.

Nessuno aveva voglia di mettersi in una bega che puzzava lontano un miglio. Picchia e ripicchia, minaccia e riminaccia, scomunica e riscomunica, si riesce a convincere un po’ di “Stati” a partecipare. Ma per modo di dire e poi… di pagare il conto nessuno ne aveva voglia. Memori delle precedenti Crociate via terra, decidono che è meglio andarci per mare. E ci credo, dopo i massacri delle precedenti Crociate, non ci sarebbero mai arrivati. Un po’ di popoli con il dente avvelenato aspettavano i crociati al varco nella strada per Bisanzio, che passava dai Balcani.

Quelli che meno ne avevano voglia erano i veneziani, ma erano gli unici a possedere navi in numero tale da fare il trasporto. Ufficialmente li convince una minaccia di scomunica, in realtà un pacco di soldoni. Per i loro servizi fecero accettare ai crociati il pagamento dell’esorbitante cifra di 85.000 marche imperiali d’argento (attualizzando a oggi il solo valore dell’argento si arriva a 8.500.000 euro, ma questa cifra nel 1200 aveva un potere d’acquisto spropositato, era il doppio delle entrate annuali del regno di Francia). Per quella somma i veneziani avrebbero approntato per la fine di giugno del 1202 navigli bastanti per il trasporto di 4500 cavalieri con i loro cavalli, 9000 scudieri e 20mila fanti. Il contratto prevedeva anche il rifornimento di viveri e foraggio bastanti per il viaggio; oltre a ciò Venezia s’impegnò ad armare 50 galere che avrebbero accompagnato la crociata in cambio del 50% di quanto conquistato.

I crociati si riunirono a Venezia nel 1202: la Serenissima aveva rispettato il contratto, le navi erano pronte e i rifornimenti disponibili.

Rispetto alle previsioni, il numero dei crociati che avevano risposto all’appello del papa era molto ridotto e il denaro raccolto non bastava a coprire le spese. Mancavano ancora 34.000 marche d’argento e Venezia si rifiutò di prendere il mare. Intanto i crociati portavano scompiglio nella città, molestavano le donne, rubacchiavano e compivano altri misfatti. A causa di ciò furono banditi “come appestati” al Lido dove si erano accampati in attesa di quanto si doveva decidere.

Anche per i veneziani la situazione era molto sfavorevole: avevano investito capitali, che temevano di perdere, per soddisfare il contratto e dovevano continuamente rifornire viveri ai crociati accampati in attesa di partire. Mentre una parte dei pellegrini abbandonava l’impresa, oppure decideva di tentare la via di terra, il capo dei crociati, Bonifacio I del Monferrato, negoziò un compromesso con il doge, Enrico Dandolo: i veneziani avrebbero partecipato all’impresa e il doge stesso avrebbe assunto il comando della spedizione.

Durante il viaggio fecero assediare Zara e se ne impossessarono, un anticipo degli schei concordati. Lì iniziano i contatti con chi a Bisanzio cercava di riprendersi il potere. Arriva un’ambasciata del principe bizantino Alessio IV, figlio dell’imperatore Isacco II, detronizzato, accecato e tenuto in prigione da suo fratello Alessio III.

L’Alessio numero quattro aveva fatto capire ai crociati e ai veneziani che sarebbero stati accolti con gioia dalla popolazione; invece trovarono le porte sbarrate e le mura folte di difensori. Il 17 luglio, dopo alcuni giorni di aspra battaglia, i veneziani riuscirono ad aprire una breccia nelle mura ed entrare nella città.

Alessio III, messo alle strette, aveva arraffato quanto poteva del tesoro imperiale e si era dato alla fuga portando con sé la figlia. Isacco II venne liberato dal carcere e si dichiarò pronto a confermare le promesse fatte ai crociati dal figlio che nominò co-reggente il 1º agosto 1203, con appropriata cerimonia nella chiesa di Santa Sofia e alla presenza di tutti i baroni della crociata. Non fu facile rispettare gli impegni presi: le casse del regno erano vuote, l’unione delle due Chiese era fortemente osteggiata sia dal clero sia dal popolo. I crociati rimanevano accampati fuori delle mura e attendevano una decisione; Alessio cercava di tergiversare e di tacitare i comandanti dei crociati con dispendiosi regali, cosa che ne accentuò la cupidigia.

Ancora una volta gli schei tardano.

Si venne a una rivolta, capeggiata da un altro Alessio – il V detto Murzuflo, cugino di Alessio IV – che aveva precedentemente appoggiato l’usurpazione dell’Alessio terzo. Così l’Alessio quarto venne catturato e strangolato mentre Isacco II morì misteriosamente poco dopo, forse per i patimenti ricevuti in carcere per mano del sopraggiunto Alessio V. Salito al trono, l’Alessio numero 5 rifiutò qualsiasi pagamento ai crociati e ai veneziani imponendo loro di lasciare la “sua” città e il “suo” dominio.

Ma i veneziani sono mercanti, non puoi prenderli per il naso a lungo. I crociati (ricordo che in base all’accordo erano Venezia a comandare la Crociata) non avevano la minima intenzione di ritornare in patria senza alcun bottino. Adesso avevano un buon motivo per assalire la città e sostituire quel governo – corrotto e voltagabbana – con un imperatore “latino”.

Da allora il Doge assunse il titolo di “Dominus quartae partis et dimidiae totius Imperii Romaniae”, cioè Signore di un quarto e mezzo dell’Impero Romano d’Oriente.

Per cui gli assedi furono due: 1203 e 1204. Il motivo? Nessuno voleva pagare il conto ai veneziani. Quello che successe durante il “sacco” era la norma, niente di che.

Finale. Chi non voleva andarci fu costretto per i giochi di potere del papato. Chi ci perse fu il papa. La caduta di Costantinopoli del 1453 spiana l’inizio dell’Impero Turco. Tutto continuò come prima: gli affari … come se niente fosse accaduto.

Si ringrazia wikipedia.

MA COSA SONO LE «SCOR-DATE»? NOTA PER CHI CAPITASSE QUI SOLTANTO ADESSO.

Per «scor-data» qui in “bottega” si intende il rimando a una persona o a un evento che il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna deformano, rammentano “a rovescio” o cancellano; a volte i temi possono essere più leggeri ché ogni tanto sorridere non fa male, anzi. Ovviamente assai diversi gli stili e le scelte per raccontare; a volte post brevi e magari solo un titolo, una citazione, una foto, un disegno. Comunque un gran lavoro. E si può fare meglio, specie se il nostro “collettivo di lavoro” si allargherà. Vi sentite chiamate/i “in causa”? Proprio così, questo è un bando di arruolamento nel nostro disarmato esercituccio. Grazie in anticipo a chi collaborerà, commenterà, linkerà, correggerà i nostri errori sempre possibili, segnalerà qualcun/qualcosa … o anche solo ci leggerà.

La redazione – abbastanza ballerina – della bottega

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Un commento

  • Giorgio Chelidonio

    “Schéi” è stato il titolo di un noto libro di G.A.Stella pubblicato nel 1996, non una profezia ma una semplice constatazione del “genius loci” prevalente nel Veneto, plasmato da 4 secoli di governo della “Dominante”, così si definiva Venezia nei suoi documenti e proclami.
    Evidentemente non è la “Storia” a ripetersi ma i difetti dell’animo umano.
    Con l’occasione, cercando “on-line”, inutilmente, una recensione del libro suddetto, sono approdato ad una recente tesi di laurea (2015) sugli scritto di Stella.
    In attesa di trovare il tempo di “spulciarla” ve ne propongo il link:
    http://dspace.unive.it/bitstream/handle/10579/6778/845556-1184770.pdf?sequence=2

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