1558: sia messo al rogo Varaglia

L’11 novembre 2000 è stata posata (in piazza Castello a Torino) una lapide in sua memoria

Gioffredo – o Goffredo oppure Giaffredo – Varaglia, nato nel 1507 circa a Brusca (in Val Maira, provincia di Cuneo) e ordinato sacerdote nel 1528, fu un valente predicatore dell’ordine dei Cappuccini e un buon teologo. Le sue caratteristiche fecero sì che la Chiesa lo scegliesse per predicare nelle valli valdesi, vicino quindi alla sua zona d’origine. Tuttavia lo studio delle dottrine valdesi, unito all’ammirazione per la figura del Vicario Generale del suo ordine, Bernardino Ochino (fuggito nel 1542 in Svizzera per diventare protestante) provocò una crisi religiosa in Varaglia che verso i 40 anni decise di deporre il saio.

Posto sotto inchiesta nel 1552 con altri 12 confratelli, fu chiamato a Roma, dove l’inchiesta non riuscì a stabilire la sua colpevolezza: fu posto agli arresti domiciliari fino al 1557 quando, al seguito del legato pontificio presso la corte di Francia, si recò oltralpe. A Lione tuttavia Varaglia venne nuovamente a contatto con le idee riformiste e prese la decisione di recarsi a Ginevra, dove nello stesso 1557 fu nominato predicatore o “ministro della Parola” calvinista.

Fu quindi inviato nella Valle d’Angrogna, in Piemonte, a istruire nuovi fedeli e, dopo cinque mesi di predicazioni (verso la fine del 1557) venne invitato nel paese natio paese per disputare con il francescano Angelo Malerba. Durante il viaggio di ritorno fu arrestato a Barge dove subì un primo interrogatorio e condotto a Torino per essere rinchiuso nelle carceri del Parlamento. Qui sottostò, anche da parte di alti ecclesiastici, a estenuanti interrogatori: quando gli fu chiesto quanti erano i predicatori venuti da Ginevra disse che erano 24 ma che altri erano pronti a seguirli e che il numero sarebbe stato così elevato da non trovare abbastanza legna da bruciarli tutti.

Fu “sconsacrato” nella cattedrale di Torino e il 29 marzo 1558 salì sul patibolo in Piazza Castello: strangolato e il corpo venne bruciato. Prima dell’esecuzione si rivolse al boia dicendo: «Amico mio, io ti ho di già perdonato, et hora di nuovo ti perdono con tutto il cuore».

Il posto lasciato vacante da Varaglia fu offerto da parte dei pastori di Ginevra nel 1559 a Scipione Lentolo, che scrisse probabilmente l’unica opera storica dell’epoca sui valdesi, dal titolo «Historia delle grandi e crudeli persecutioni fatte ai tempi nostri in Provenza, Calabria e Piemonte contro il popolo che chiamano valdese» dove entrò in polemica con i nicodemiti, esaltando il martirio di coraggiosi personaggi, come appunto lo sfortunato ex cappuccino Varaglia.

L’11 novembre 2000 è stata posata una lapide in memoria di Varaglia in piazza Castello a Torino.

Questo post è costruito su informazioni riprese da Wikipedia; grazie a chi mi ha raccontato questa storia [db]

Altre informazioni (sul libro di Renato Giuliani): Una vita e un martirio da non dimenticare – Goffredo Varaglia e le … – Clc

MA COSA SONO LE «SCOR-DATE»? NOTA PER CHI CAPITASSE QUI SOLTANTO ADESSO.

Per «scor-data» qui in “bottega” si intende il rimando a una persona o a un evento che il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna deformano, rammentano “a rovescio” o cancellano; a volte i temi possono essere più leggeri ché ogni tanto sorridere non fa male, anzi. Ovviamente assai diversi gli stili e le scelte per raccontare; a volte post brevi e magari solo un titolo, una citazione, una foto, un disegno. Comunque un gran lavoro. E si può fare meglio, specie se il nostro “collettivo di lavoro” si allargherà. Vi sentite chiamate/i “in causa”? Proprio così, questo è un bando di arruolamento nel nostro disarmato esercituccio. Grazie in anticipo a chi collaborerà, commenterà, linkerà, correggerà i nostri errori sempre possibili, segnalerà qualcun/qualcosa … o anche solo ci leggerà.

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