20 sfumature di fantastico

Ogni anno fra Natale e Befana c’è chi si strafà di panettoni o pandoro. Teneteveli, io ho la mia antologia Rill; yuk-yuk come direbbe Pippo quando vede le noccioline. E la Rill stavolta mi è parsa più gustosa del solito. Dopo la premessa d’obbligo (ah Barbiè, che fai? non contestualizzi?) andrò a raccontarvi di «Il carnevale dell’uomo cervo e altri racconti» – 176 pagine per 9,50 euri; bella copertina e grafica di Valeria De Caterini – per la collana Mondi Incantati, coedita da Rill e Wildboar con il patrocinio di Lucca Comics & Games.

Dal ’94 (capperi: c’era Berlusconi, ve lo ricordate quel tipo strambo? Fortuna che fu una meteora…) il concorso, pardon trofeo, «Rill e dintorni» offre un’utile panoramica – vecchi e soprattutto nuovi nomi – sul fantastico italiano, cioè fantascienza, horror, fantasy e altre sfumature del non realismo. Rill esiste dal ’92 (la inventarono alcuni liceali romani appassionati di giochi da tavolo e di ruolo) e sta per Riflessi di luce lunare: www.rill.it è il sito. Sono uscite 10 antologie del “trofeo”. Come l’anno scorso si raddoppia: il secondo volume natalizio è l’antologia «Domani forse mai» di Francesco Troccoli della quale vi dirò fra un paio di marte(dì).

Questi 20 racconti seguono lo schema 4, 7, 1, 5, 3 (se parlassimo di calcio roba da uno Zeman ubriaco). I primi 4 sono vincitori del XVIII trofeo Rill (226 i racconti inviati) poi ci sono le opere dei 7 giurati del concorso più 1 omaggio a Franco Cuomo, seguono i 5 migliori testi della SFIDA (il tutto maiuscolo non è mio) ovvero un premio parallelo riservato agli ex finalisti e per concludere i 3 vincitieri – lo so che non esiste ma cercavo di tener buono il mio Dumas – del «racconto in mostra per il ventennale di Rill».

Il primo racconto, che dà anche il titolo all’antologia, e vincitore del trofeo è del torinese Luigi Musolino: ricco di idee e ritmo, con un finale dubbioso qb (quanto basta). Fossi stato in giuria avrei dato la vittoria a «La ragazza che non sapeva contare» della coppia Paola Urbani ed Emanuele Viola: tristemente geniale, anticipando qb (quei bastardi…) dunque in coerenza con l’agenda Monti. Questa coppia di autori è piuttosto insolita: sono madre e figlio, umanista lei e informatico lui, separati da un oceano ma uniti dallo scrivere. Il terzo posto è stato assegnato a «La recluta muta» della lombarda Antonella Mecenero: grazioso, romantico, esile e qb (quasi balsamico) per ottimismo. Non mi ha pienamente convinto il quarto, «Unda» del piemontese Matteo Doglio: qb (quattro baldanzosi) che hanno dimenticato i doni della fata e ora vorrebbero mandarla via finiranno male ma proprio male.

Poi ci sono i racconti dei giurati che, a mio avviso, qualche volta in passato non si erano abbastanza impegnati, forse dormendo sugli allori (ah Barbiè ma questa è una frase fatta? Sì, lo è). Stavolta erano in forma. Insolito e metempsicotico «Kaarg, il guerriero» di Massimo Mongai; buon sapore d’altri tempi per «La ballata del fante mai tornato» di Donato Altomare; un bel corto circuito fra reale e non in «La vecchia torre» di Andrea Angiolino (ah Barbiè ma sei sicuro di aver capito il finale? Sssst, ma che mi vuoi sputtanare in blog!); doloroso quanto riuscito «Un carnevale rosso sangue» di Gordiano Lupi; con «Sorella oscura» Mariangela Cerrino vola all’altezza della sua fama; a ricordarci quanto sia pericoloso costruire il regno di Dio in terra è «La pazzia dell’inquisitore Alfonso Uscariz» di Massimo Petroselli; ci sono poi, come d’abitudine, le variazioni di Sergio Valzania sul movimento paracarrista che come tutte/i non sapete ha influenzato (o lo avrebbe fatto se fosse esistito) la prima metà del Novecento: ma sono proprio i paracarri stradali? Leggere per credere.

«Il maestro di Salon», tratto dal suo vecchio romanzo «Il signore degli specchi» è un omaggio a Franco Cuomo, giurato del Rill per 6 anni e morto nel 2007. Zigzagando fra romanzi e teatro, fra reale e non, storia antica e recente Cuomo davvero ha scritto di tutto: io lo amo particolarmente per il saggio «I dieci», dedicato ai “professori” che nel 1938 firmarono «il manifesto della razza» e che purtroppo… vissero poi felici e contenti.

La “sfida” funziona così: ogni anno (dal 2006) Rill invita finaliste e finalisti dei concorsi passati a costruire un racconto partendo da 5 tasselli (se ne possono scartare due). Questa volta gli elementi da “cucire” erano Ulisse come personaggio; «la neve tutto intorno» come luogo; un kukri, coltello nepalese, come oggetto; la frase di Tiziano Terzani «Anche leggere il futuro sarebbe contro le regole» (tratta da «Un indovino mi disse» che vi stra-consiglio); infine «tartaruga» come parola. Per caso volete scommettere un cent contro una galassia che nessuno ha scartato Nessuno (cioè Ulisse)? Qui sopra ho scritto “nessuno” perché l’italiano è lingua maschiocentrica ma avrei dovuto scrivere “nessuna” perché in questa sezione sono state premiate tutte donne (ah Barbiè, adesso mica ci tedierai con la psicoanalisi di Penelope che racconta la sua versione? Non ne ho uzzolo alcuno).

Ecco le magnifiche cinque. «Nostos» di Angela Di Bartolo è una bella riscrittura dell’Odissea, si potrebbe dire… senza ritorno; «Il ritorno di Ulisse» è invece eterno e felice nel racconto di Luigina Sgarro; tenerissimo è anche il ritorno (fantascientifico che più non si può) in «Anni luce», ancora di Luigina Sgarro; remo in spalla e sogni da evitare in «Trasformazione» di Maria Francesca Zini; geniale (ah Barbiè, hai detto geniale? Sì e lo sottolineo) «Ulisse e la tartaruga» di Antonella Mecenero ed è particolarmente interessante il confronto con l’altro suo racconto – «La recluta muta», terzo classificato al trofeo Rill – perché tanto qui l’autrice è cattiva (caaaaaattiva avrebbe detto Malcom X con la voce di Jerry Lewis) e tanto lì fa la tenera.

C’è ancora da dire di «Un racconto in mostra» (per il ventennale di Rill) ovvero un nuovo premio letterario – riservato ovviamente a ogni sfumatura del fantastico – con due sole caratteristiche: la brevità (1800 battute al massimo); che contenga un acronimo della parola Lucca…. per esempio – suggerirei io – Lì Un Cane Coglieva Anatemi oppure Licantropi Uniti Contro Chi Ama. I tre finalisti compaiono qui a pari merito perché, al momento di stampare il volume, non era noto il giudizio finale del pubblico di Lucca (Lealmente Uniti Con Cento Altri) Comis & Games 2012. E voi leggeteli così, se vi va votate e poi verificate sul sito chi ha vinto: io avrei scelto l’ironia di Francesca Garello in «Lorica Universalis Contra Calamitosam Apocalypsem» e se poi vado a verificare chi ha trionfato a Lucca (Lì Un Certo Critico Ammicca) mica lo dico a voi.

Finisco come l’anno scorso e come quello prima. Siore e siori, se vi interessa partecipare alla prossima edizione del concorso, a-f-f-r-e-t-t-a-t-e-v-i che avete tempo solo sino al 20 marzo 2013: sul sito che è  loripetosevisietedistratti  www.rill.it trovate istruzioni, aggiornamenti, sponsor, premi e piccoli cotillons.

Redazione
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