22 febbraio 1848, terza rivoluzione in Francia

di Mauro Antonio Miglieruolo

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Si tratta della prima rivoluzione che registra lo scontro diretto tra le nuove classi fondamentali, borghesia e proletariato. La lotta è impari, il proletariato la perde.

Philippoteaux: Il 25 febbraio all’Hôtel de Ville Lamartine respinge la proposta di adottare la bandiera rossa quale simbolo della Repubblica francese

La rivoluzione ha inizio il 22 febbraio e provoca l’abdicazione, due giorni dopo, di Luigi Filippo, che per salvarsi avrebbe dovuto insistere in una repressione che rifiuta di intensificare. Negli scontri ci sono già stati 350 morti e 500 feriti. Nulla in confronto a ciò che farà la borghesia per imporre al proletariato la rinuncia alle recenti (e passate) conquiste.

Cavaignac

L’uscita di scena di Luigi Filippo lascia spazio a un governo provvisorio che introdurrà, sotto la spinta delle masse, alcune riforme. Il 23 aprile però le elezioni registreranno una maggioranza di “repubblicani del giorno dopo”, cioè di monarchici mascherati da democratici. La nuova Assemblea e il nuovo governo smonteranno tutte le conquiste del lavoro introdotte dal governo provvisorio, e alcune persino risalenti alla rivoluzione del 1789. L’esasperazione dei proletari determina un nuovo slancio rivoluzionario, che porterà di nuovo, tra il 22 e il 28 giugno, le masse nelle strade di Parigi. La reazione della borghesia è di una ferocia spaventosa. Il generale Cavaignac, un vero boia, spazzerà via dalle strade le barricate a colpi di cannone. Gli operai presi prigionieri verranno passati per le armi. Si sparerà persino contro donne isolate e disarmate, perché manifestano il loro sdegno. Il costo di quelle giornate sarà di 5.500 morti, 11.000 arresti e 4.000 deportati, senza processo, in Algeria.

Lamoricière

È il primo scontro diretto di un certo peso tra borghesia e proletariato. Le due classi fondamentali si serviranno di quelle giornate non solo per prendere le misura l’una dell’altra, ma illustreranno agli occhi di chi non si rifiuta di vedere la diversa etica e differente grado di umanità che le caratterizza. La borghesia onorerà Cavaignac affidandogli il ruolo di primo ministro (28 giugno); e onorerà un altro boia (generale anche lui, Lamoricière), ministro della guerra. Il proletariato, per bocca di Engels, con le parole che seguono commenterà i gravi avvenimenti di quel giorno (Neue Rheinische Zeitung del 28 giugno 1848, n. 28):

«Quel che colpisce in questi combattimenti disperati, è il furore con il quale si battono i “difensori dell’ordine”. Essi, che prima avevano nervi talmente sensibili per ogni goccia di “sangue borghese”, che avevano perfino delle crisi sentimentali per la morte delle guardie municipali del 24 febbraio, questi borghesi abbattono gli operai come animali selvaggi. Nelle file della Guardia nazionale, nell’Assemblea nazionale, nessuna parola di compassione, di conciliazione, nessun sentimentalismo, ma un odio che esplode con violenza, un furore freddo contro gli operai insorti. La borghesia conduce con chiara coscienza una guerra di sterminio».

Louis-Philippe

Parole chiare. Le quali non rivendicano altro dalla borghesia che l’umanità della quale essa, presa nel suo insieme, si è sempre vantata dimostrandosi sempre sostanzialmente incapace di praticare. Tant’è che un secolo dopo gli avvenimenti del 1848 possiamo tranquillamente affermare che la classe dominante non si è minimamente civilizzata, che è ancora avviluppata nella stessa barbarie di sempre. Se le masse non riusciranno nei prossimi decenni a mettere la parola fine al romanzo horror che questa classe ha scritto e continua a scrivere, lo vediamo meglio oggi, tramonterà forse per sempre il processo di vera civilizzazione  intrapreso dagli uomini per approdare alla compiuta loro umanità.

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MA COSA SONO LE «SCOR-DATE»? NOTA PER CHI CAPITASSE QUI SOLTANTO ADESSO.

Per «scor-data» qui in “bottega” si intende il rimando a una persona o a un evento che il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna deformano, rammentano “a rovescio” o cancellano; a volte i temi possono essere più leggeri ché ogni tanto sorridere non fa male, anzi. Ovviamente assai diversi gli stili e le scelte per raccontare; a volte post brevi e magari solo un titolo, una citazione, una foto, un disegno. Comunque un gran lavoro. E si può fare meglio, specie se il nostro “collettivo di lavoro” si allargherà. Vi sentite chiamate/i “in causa”? Proprio così, questo è un bando di arruolamento nel nostro disarmato esercituccio. Grazie in anticipo a chi collaborerà, commenterà, linkerà, correggerà i nostri errori sempre possibili, segnalerà qualcun/qualcosa … o anche solo ci leggerà.

La redazione – abbastanza ballerina – della bottega

Miglieruolo
Mauro Antonio Miglieruolo (o anche Migliaruolo), nato a Grotteria (Reggio Calabria) il 10 aprile 1942 (in verità il 6), in un paese morente del tutto simile a un reperto abitativo extraterrestre abbandonato dai suoi abitanti. Scrivo fantascienza anche per ritornarvi. Nostalgia di un mondo che non è più? Forse. Forse tutta la fantascienza nasce dalla sofferenza per tale nostalgia. A meno che non si tratti di timore. Timore di perdere aderenza con un mondo che sembra svanire e che a breve potrebbe non essere più.

2 commenti

  • Ottimo. A volte ci si dimentica o la si considera inferiore ad altre. Invece è, forse, una delle più importanti.

  • Grazie, Claudio. Per quanto in età avanzata, pur essendomi sperimentato in tutte le salse, permangono i dubbi su ciò che offro ai lettori. Si ha sempre bisogno di conferme.
    Ti invito a tornare da me l’8 marzo, per, salute permettendo, un’altra scordata. Su Ipazia, donna fin troppo dimenticata.

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