“24 maggio”: Dylan mormorava?

di Giorgio Chelidonio


Non solo come “baby boomer” (1) di prima leva (1946) ma anche come prole tardiva di un babbo “ragazzo del ‘98” (2), il “24 maggio” non può non evocarmi la quasi omonima canzone patriottarda (3), non fosse altro perché, sessant’anni fa, alle elementari ce la facevano cantare. Ripensandoci bene, però, quando tornavo a casa canticchiandola un po’, mia padre mi faceva eco con una sua strana versione: “..il Piave mormorò: ..come pioveva…”. Allora questa apparente stranezza mi faceva sorridere: credevo che fosse semplicemente l’ironia allora molto diffusa nei ceti popolari veronesi, abitanti di una città diventata caserma fin dal tempo dell’occupazione napoleonica.
Oggi, però, tornando a documentarmi un po’ sul testo intuisco che forse era il sarcasmo difensivo di un reduce: quella canzone fu composta nel giugno del 1918, sùbito dopo la cosiddetta “battaglia del solstizio” (4), cioè quando l’ultima grande offensiva austro-ungarica era ormai stata sconfitta. Infatti, la canzone suddetta venne pubblicata solo il 20 settembre successivo ed ebbe soprattutto una funzione celebrativa: “idealizzare la Grande Guerra; farne dimenticare le atrocità, le sofferenze e i lutti che l’avevano caratterizzata.” (4)
Con questa premessa risulta facile capire la mia sorpresa quando qualche giorno ho sentito ricordare che il 24 maggio coincide con il compleanno di Robert Zimmerman (5): ecco dunque come, quasi parafrasando la versione ironica sopra citata, è sorta questa mia domanda: “ma Bob Dylan … mormorava?”
Come auto-risposta, la mia memoria ha passato velocemente in rassegna le sue canzoni precedenti al Newport Folk Festival del 1965 (6) e ne sono emerse alcune davvero “mormorate”. Una per tutte “
One too many mornings” (7): “In fondo alla strada i cani abbaiano, mentre il giorno imbrunisce. Quando scenderà il buio anche i cani si zittiranno…
Sono passati ormai 54 anni dalla pubblicazione di questa suggestiva ed intimistica canzone in cui Dylan riusciva ad addolcire, forse mai come prima e/o dopo, i suoi toni graffianti ma talvolta sussurrati (anche se in modo quasi lacerante) che aveva espresso in “
The house of the rising sun” (1962), letteralmente demolita, ad esempio, nel concerto di Newcastle (2007) (8).
Quasi mormorante risultava anche in “
Spanish boots of spanish leather” (1962) (9) e persino in “Sad eyed lady of the lowlands” (10), con cui mi affascinò letteralmente nell’estate del 1966.
Dove si perse quel Dylan? Non lo so proprio dire, ma ricordo invece molto bene la sua “ballata migratoria”, “
I pity the poor immigrant” (1967) (11): anche se un po’ strascicata (gutturale?) era un “ritratto” attualissimo dei problemi socio-identitari indotti dalle migrazioni.
Ricordo, però, nettamente di averne abbandonato l’ascolto nel 1969: del suo “Nashville skyline” salvai solo “
Girl from north country” (12), interpretata con una tonalità di voce insolitamente “pulita”, tale da non far rimpiangere la dolcissima versione originale (1963) (13).
Di che cos’abbia scritto (14), registrato o re-interpretato nei successivi 40 anni so davvero poco o nulla: quando nel 1971 pubblicò “Tarantula” (15), incuriosito, ne lessi alcuni brani. Mi parve una specie di delirio cogitativo.
Negli anni ’90, affacciandomi a Internet, qualche volta ho provato a sondare la sua nuova produzione musicale “in rete”, capitando, ad esempio, su questa versione stravolta (dal vivo, nel1974) (16) della sua “
Ballad of Hollis Brown” (1964) (17), lucido racconto della povertà contadina durante il “Dust bowl”, la grande siccità che colpì la regione compresa fra il Texas e l’Oklahoma (18).
Come tutto questo abbia potuto originargli il Nobel resta per me un mistero: ad un livello assai simile perché non darlo a Ian Anderson (19) per il suo testo (musicato nel 1972): “
Thick as a brick” (20), complessa e piacevolissima composizione edita in forma di “concept album” (21) ?
Se conoscete solo musicalmente questo inimitabile monumento al “progressive rock” (22) inglese, provate a capirne il testo (23): mi piacerebbe conoscerne una recensione non superficiale. Forse nessuno l’ha mai segnalato alla giuria del Nobel.

Links

  1. https://it.wikipedia.org/wiki/Baby_boomer
  2. https://it.wikipedia.org/wiki/Ragazzi_del_%2799 > cioè nato un anno prima della leva di giovanissimi che furono mandati al fronte dopo la sconfitta di Caporetto, nel cui contesto mio padre fu fatto prigioniero; per poi sopravvivere ad oltre un anno di campo di concentramento austriaco
  3. https://it.wikipedia.org/wiki/La_canzone_del_Piave#I_fatti_storici
  4. https://it.wikipedia.org/wiki/Battaglia_del_solstizio o “seconda battaglia del Piave”.
  5. https://it.wikipedia.org/wiki/Bob_Dylan
  6. https://www.ilpost.it/2015/07/25/bob-dylan-newport-rivoluzione-elettrica/
  7. https://vimeo.com/219297781 + testo > https://bobdylan.com/songs/one-too-many-mornings/
    nel vinile “The times they are a changing”, un titolo che anticipava di molti mesi la cosiddetta “rivolta di Berkeley” > http://www.lavocedinewyork.com/zibaldone/2014/09/20/la-rivolta-di-berkeley-cinquantanni-di-fragole-e-sangue/ – Ma la stessa canzone registrata (dal vivo) dieci anni dopo risultava stravolta, anzi straziata : https://www.youtube.com/watch?v=8ZPPU3PT6so
  8. https://www.youtube.com/watch?v=4oxZkIOv_OM
  9. https://www.youtube.com/watch?v=pUoXQXxxQXg registrata dal vivo in un concerto del 1963.
  10. https://vimeo.com/37021142
  11. https://www.youtube.com/watch?v=mGziShOkCQo
  12. https://vimeo.com/181078562
  13. https://www.youtube.com/watch?v=IJCmgKRszYM > incredibilmente “sceneggiata” in questo VHS canadese “rimasterizzato” !
  14. https://it.wikipedia.org/wiki/Bob_Dylan#Libri
  15. https://blog.graphe.it/libri/tarantula-bob-dylan
  16. https://www.youtube.com/watch?v=iWG5PsIsDrc
  17. https://vimeo.com/195187458
  18. https://it.wikipedia.org/wiki/Dust_Bowl
  19. https://it.wikipedia.org/wiki/Ian_Anderson > cioè “Jethro Tull” > https://it.wikipedia.org/wiki/Jethro_Tull_(gruppo_musicale)
  20. https://www.youtube.com/watch?v=u9bk2MrMGaA
  21. https://it.wikipedia.org/wiki/Concept_album
  22. https://en.wikipedia.org/wiki/Progressive_rock
  23. http://it.lyricbus.com/canzoni/testi/thick-as-a-brick/179032.aspx

links per le immagini

  • https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/7/7f/Su-gli-argini-del-piave.jpg > grafica patriottarda (a cose già avvenute)
  • https://www.eventtravel.com/bob-dylan-hot-ticket-salamanca
  • MA COSA SONO LE «SCOR-DATE»? NOTA PER CHI CAPITASSE QUI SOLTANTO ADESSO.Per «scor-data» qui in “bottega” si intende il rimando a una persona o a un evento che il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna deformano, rammentano “a rovescio” o cancellano; a volte i temi possono essere più leggeri ché ogni tanto sorridere non fa male, anzi. Ovviamente assai diversi gli stili e le scelte per raccontare; a volte post brevi e magari solo un titolo, una citazione, una foto, un disegno. Comunque un gran lavoro. E si può fare meglio, specie se il nostro “collettivo di lavoro” si allargherà. Vi sentite chiamate/i “in causa”? Proprio così, questo è un bando di arruolamento nel nostro disarmato esercituccio. Grazie in anticipo a chi collaborerà, commenterà, linkerà, correggerà i nostri errori sempre possibili, segnalerà qualcun/qualcosa … o anche solo ci leggerà.

    La redazione – abbastanza ballerina – della bottega

Giorgio Chelidonio

4 commenti

    • Giorgio Chelidonio

      Commento piacevolissimo (anche per il finger picking) e quasi sognante: anch’io fui attratto (già nella copertina di “Freeweeling”) da quel viso quasi adolescenziale (incurante delle mode beat allora vigenti) a cui corrispondeva una voce graffiante. E il contrasto fu ancor maggiore con la foto del primo LP (che scoprii con almeno 5 anni di ritardo). Ma, nonostante il mio inglese anche allora malfermo, furono le parole ad affascinarmi: ad esempio (in “Talking New York”) “people (are) going down to the ground, and building are going up to the sky”. Ovvio che cito a memoria, ma se il mio primo Dylan fu quello di “Like a rolling stone” (e il secondo quello di “Desolation row”), ricordo ancora l’emozione provata nel leggere il testo di “Chimes of freedom” (ottenuto come, manoscritto, da una dolce ragazzina americana allora a Verona): quel “starry eyed” mi colpì talmente che imparai tutto il testo.
      Se non lo conoscete, vi invito a leggerlo: http://www.fabiosroom.eu/it/canzoni/chimes-of-freedom/

  • Andrea Ettore Bernagozzi

    “..il Piave mormorò: ..come pioveva…” >>> “… And it’s a hard, and it’s a hard, it’s a hard, it’s a hard
    And it’s a hard rain’s a-gonna fall…”. Grande unificazione tra canzone patriottica e canzone di protesta!

    Grazie all’autore e alle Scor-date per queste riflessioni. Per il Dylan post 1969 consiglio l’ascolto dell’album “Blood On The Tracks”, con molti brani che sono il seguito non ideale di “Sad Eyed Lady Of The Lowlands”. Non mancano mormorii.

    (Solo per la cronaca e senza intento polemico, colgo l’occasione per dichiarare che presso amici e conoscenti peroravo la causa del Nobel per la letteratura a Dylan da tempi non sospetti.)

    • Giorgio Chelidonio

      Grazie per il suggerimento: proverò a togliermi questa fetta di “crono-ignoranza dylaniana” post 1969.

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