27 gennaio 2003: muore Agnelli ma…

«io voglio scegliere per chi piangere»

di Chief Joseph (*)

A proposito di memoria. Nel 1973, Ettore Scola ha fatto un film dal titolo “Trevico Torino… Viaggio nel Fiat-Nam” in cui si affrontavano temi quali Nord-Sud, lavoro in fabbrica, impegno politico. Non a caso Scola scelse un titolo che visualizzasse le condizioni di lavoro nella fabbrica torinese. Nel 2003 muore Giovanni Agnelli, capo della Fiat dal 1966: il mondo multimediale celebra la morte di un santo e impone a tutti il lutto. Mi dispiace, non ci sto. Ho umana pieta per la morte dell’avvocato Agnelli, ma non mi si può imporre né il lutto, né la commozione. Questo per il mondo multimediale è un gravissimo insulto; non a caso, il direttore della Gazzetta dello Sport in TV farneticava che a Firenze era stato esposto un ignobile striscione che recitava testualmente: «Firenze non è in lutto». Cosa ci sia di ignobile in uno striscione di questo tipo proprio non riesco a capirlo; infatti non si augurava e non si gioiva per la morte, semplicemente si sosteneva che nessuno ha ii diritto di imporre il lutto. Ma questa scelta, nella società della libertà e del libero mercato, è una cosa gravissima. Guai a chi ha il coraggio di essere diverso, partendo dalla sacrosanta convinzione che soltanto con l’accettazione della singolarità e della irripetibilità di ciascuno di noi, sia possibile confrontarsi con gli altri.

I media, e la televisione in particolare, ci fanno vedere un mondo da una stanza che, a sua volta, è contenuta in un’altra e in un’altra ancora: una sorta di matrioska costruita appositamente per non farci vedere la realtà. Quello che deve essere visto, quello per cui piangere e per cui gioire è soggetto alla dittatura televisiva. Muore Agnelli e tutti devono essere commossi e piangenti, addirittura il Papa gli prenota un posto in paradiso.

A proposito di memoria. Consiglio a tutti coloro che l’hanno visto e se lo sono dimenticato di andarsi a rivedere “Trevico Torino… Viaggio nel Fiat-Nam” e, soprattutto, a chi non l’ha visto, di commuoversi e di listarsi a lutto per tutte le morti dimenticate e ineluttabili che il lavoro in fabbrica ha provocato. A proposito di memoria, rifiutiamo quella, falsa ed ipocrita, celebrata in televisione e ricordiamo con la nostra vita, vecchia o giovane che sia, i lutti che quotidianamente coinvolgono i poveri e che, qualche volta, ineluttabilmente, colpiscono anche i re.

LE VIGNETTE – scelte dalla “bottega” – SONO DI “GASPARAZZO” (cioè Roberto Zamarin)

MA COSA SONO LE «SCOR-DATE»? NOTA PER CHI CAPITASSE QUI SOLTANTO ADESSO.

Per «scor-data» qui in “bottega” si intende il rimando a una persona o a un evento che il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna deformano, rammentano “a rovescio” o cancellano; a volte i temi possono essere più leggeri ché ogni tanto sorridere non fa male, anzi. Ovviamente assai diversi gli stili e le scelte per raccontare; a volte post brevi e magari solo un titolo, una citazione, una foto, un disegno. Comunque un gran lavoro. E si può fare meglio, specie se il nostro “collettivo di lavoro” si allargherà. Vi sentite chiamate/i “in causa”? Proprio così, questo è un bando di arruolamento nel nostro disarmato esercituccio. Grazie in anticipo a chi collaborerà, commenterà, linkerà, correggerà i nostri errori sempre possibili, segnalerà qualcun/qualcosa … o anche solo ci leggerà.

La redazione – abbastanza ballerina – della bottega

Redazione
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Un commento

  • sergio falcone

    A questo mondo, la povertà è una colpa che si paga. E nessuno è riuscito a porvi rimedio.
    Non è retorica. È la dura realtà materiale.

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