40 anni di Goldrake Generation: fra censura e alabarde spaziali

di Fabrizio Melodia

Apro con garbo il quotidiano «il manifesto» (di mercoledi 4 aprile) e cosa vado a trovare a pagina 13? Un bell’articolo per mano di Matteo Boscarol che ricorda il quarantennale dell’arrivo di Goldrake in Italia, e della rivoluzione – o “rivoluzione”? – che portò nel nostro Paese.

Ho già parlato in “bottega” di Goldrake e della venuta degli anime in Italia, ripercorrendo in modo sintetico quanto esso abbia lasciato il segno nell’immaginario collettivo della mia generazione e di quelle a venire (e magari di qualcuna prima).

Nell’articolo di Boscarol si fa correttamente cenno al bel libro di Marco Pillitteri, quel «Mazinga Nostalgia – Storia, valori e linguaggi della Goldrake Generation», che oggi vede nuovamente gli scaffali delle librerie in un’ edizione ampliata e aggiornata.

A un certo punto, Boscarol scrive:«Com’è noto la messa in onda di Goldrake e di altri cartoni animati scatenò polemiche anche in sede politica». Per raccontare come furono percepiti gli anime giapponesi in quegli anni, spesso visti come il diavolo da gran parte dei giornalisti, il libro riporta anche un’ampia rassegna stampa dell’epoca, soprattutto quella più furente dal 1978 al 1984. Altre tematiche analizzate nei due volumi sono la censura degli anime e come essi venissero tagliati e modificati per aderire a quello che si sosteneva essere il sentire occidentale dei bambini; ma anche «i fenomeni, decisamente più recenti, delle sigle e del collezionismo di oggettistica legato ai cartoni animati, che tanta fortuna hanno avuto grazie all’amplificazione consentita dalla Rete».

Confermo quanto scritto da Boscarol, ma dissento in alcuni punti. Un consiglio che vorrei comunque dare è di correre in libreria, per appropriarsi del bellissimo saggio di Marco Pillitteri che dà un quadro decisamente completo di come gli anime (di fantascienza, ma non solo) abbiano contribuito a formare linguaggi e valori della generazione che adesso, come me, veleggia sulla quarantina.

Linguaggi e valori importanti, come non mi stancherò di ripetere, visto che si pensa anche troppo spesso che fumetti e cartoni animati siano “robetta per bambini deficienti”, prodotti di largo consumo che dovrebbero fungere per tenere incollati i bambini alla baby sitter televisiva – ora al tablet o al cellulare – per il tempo necessario.

In realtà Atlas Ufo Robot – meglio noto come Goldrake, da un riadattamento dell’edizione francese “Goldorak”, che spopolò oltralpe, per poi approdare in Italia – combattendo ogni giorno contro i pericolosi imperialisti veghiani, sottolinea l’importanza della fratellanza e del rispetto per ogni forma di vita, insegna a temere il sospetto e l’odio per essere uniti nelle avversità.

Tematiche scomode, visto che i “cartoni aninati” finora arrivati in Italia erano i rassicuranti Topolino, Pippo, Paperino e qualcuno della premiata coppia Hanna e Barbera, che da Space Ghost alle Wacky Races hanno saputo donare momenti di allegria e spensieratezza ai bambini ma certo erano di scarso impegno sociale.

Anche il miglior cartone animato d’evasione può essere educativo se ben strutturato, ed ecco come i giapponesi, con pochi mezzi a disposizione ma tanta fantasia e solide sceneggiature, mostrano che i film d’animazione possano essere una forma d’arte autonoma al pari dei film.

Le lame della censura sembrano tagliare sempre a senso unico. Sarebbero da rivedere vecchie glorie dell’anime boom, non solo Goldrake. Cito in ordine sparso e di affettività perle come il robotico “Zambot 3”, dove assistiamo con notevole anticipo al dramma delle bombe umane, introdotte all’interno del corpo di persone innocenti totalmente inconsapevoli e rimandate nella loro quotidianità … ma pronte a esplodere in qualsiasi momento. Un anime di grande impatto, che mescola tematiche robotiche a una fortissima denuncia contro le atrocità della guerra.

Ricordo anche a“Baldios, il guerriero dello spazio”, sempre a carattere robotico, dove una popolazione aliena proveniente da un pianeta da loro stessi reso inabitabile, scatenerà una guerra atomica fratricida senza precedenti.

E chi non ricorda – almeno quelli della mia generazione – la serie, sempre robotica, di “Vultus 5”, dove la denuncia contro il razzismo e l’imperialismo trova la via della lotta nel coraggio di due fratelli.

Daitan 3” mescola umorismo a trame solide, dove androidi immortali, sfuggiti al controllo del proprio creatore, cercano di trasformare tutti gli abitanti della Terra ma sarà il figlio del loro creatore a contrastare i folli progetti di questi mattacchioni.

Space Robot”, il primo robot componibile, mette in guardia i giovani dalla pericolosità del ritorno dei vecchi dinosauri, soprattutto metaforici, che hanno portato l’umanità alla soglia dell’autodistruzione.

E ancora “Capitan Harlock, il pirata dello spazio”, in cui troneggia la figura di Harlock, il quale vive in libertà sotto la sua bandiera pirata, contro una società tecnologizzata, rammollita e che ha perso ogni capacità di sognare.

Non posso esimermi dal citare “Conan, il ragazzo del futuro”, capolavoro di Hayao Miyazaki e perla d’allegoria contro la guerra e la rinascita grazie a una comunità di ragazzi dotati di una nuova sensibilità verso gli altri e la natura, in palese contrasto con la pervicace Industria, legata all’imperialismo e al cieco riproporre politiche autodistruttive.

La censura sa bene dove tagliare? Sembrerebbe proprio di sì, visto che anche adesso le forbici vanno a colpire nuovamente gli anime. Ho rivisto recentemente “La spada di King Arthur”, serie direttamente ispirata a «La mort d’Arthur» di Sir Thomas Malory, ovvero le vicende del mitico Re Artù riproposte in una chiave assai fresca e moderna, pur filologicamente rispettosa. Il nuovo doppiaggio impoverisce notevolmente quello originale, anche solo a livello di verbi e di sintassi, all’insegna di quel livello zero del linguaggio televisivo di cui il filosofo Karl Popper individuava i pericoli in tempi non sospetti: «Una democrazia non può esistere se non si mette sotto controllo la televisione, o più precisamente non può esistere a lungo fino a quando il potere della televisione non sarà pienamente scoperto. Dico così perché anche i nemici della democrazia non sono ancora del tutto consapevoli del potere della televisione. Ma quando si saranno resi conto fino in fondo di quello che possono fare la useranno in tutti i modi, anche nelle situazioni più pericolose. Ma allora sarà troppo tardi».

Concludo ricordando che il 45 giri della sigla di Goldrake è stato ristampato in vinile proprio in occasione dei 40 anni del robottone, vera hit dell’epoca e ancora oggi la più conosciuta in assoluto: «Si trasforma in un razzo missile, con i circuiti di mille valvole, tra le stelle sprinta e va. Mangia libri di cibernetica e insalate di matematica e a giocar su Marte va». E noi con lui a giocare su Marte, in barba alla censura e a coloro che ritengono decerebrati coloro che a 40 anni ancora leggono fumetti, guardano cartoni animati, giocano e sognano.

 

L'astrofilosofo
Fabrizio Melodia,
Laureato in filosofia a Cà Foscari con una tesi di laurea su Star Trek, si dice che abbia perso qualche rotella nel teletrasporto ma non si ricorda in quale. Scrive poesie, racconti, articoli e chi più ne ha più ne metta. Ha il cervello bacato del Dottor Who e la saggezza filosofica di Spock. E' il solo, unico, brevettato, Astrofilosofo di quartiere periferico extragalattico, per gli amici... Fabry.

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