5 serie tv (di fantascienza) da non perdere

di Fabrizio Melodia

Siete sotto rovesci, afa, grandinate… Se non è lo scenario giusto per un film profetico o iettatore (tipo “The day after tomorrow”) poco ci manca.

Però….

Nonostante la forte recessione sembra che anche sotto l’ombrellone i tablet si stiano diffondendo. E allora come resistere alla tentazione di una scorpacciata di serie tv che, per vari motivi di tempo e impegni invernali, non siete riusciti a seguire?

Il vostro astrofilosofo di quartiere periferico extragalattico vi ricorda di portare nel tablet una serie britannica alquanto singolare come “Life on Mars” (2006) ideata da Matthew Graham, Tony Jordan e Ashley Pharoah, un format che mescola – con sapienza e arguzia – viaggi nel tempo e trame poliziesche. Infatti, a causa di un incidente d’auto nel 2006, l’ispettore capo Sam Tyler della polizia di Manchester (interpretato da un simpatico John Simm) si ritrova inspiegabilmente nel 1973, dove si ritrova a lavorare sotto la supervisione dell’ispettore capo Gene Hunt. Tyler dovrà spesso scontrarsi con Hunt, sia a livello di differenze culturali sia per le tecniche di indagine radicalmente diverse. Gli autori, per buona parte della serie, manterranno una ambiguità sulle reali condizioni di Tyler: è stato davvero catapultato nel 1973 oppure è in coma e tutto quello che sta vivendo è solo una sua costruzione mentale?

Passiamo alla interessante serie tv targata Netflix, “The expanse” (2015), ideata da Mark Fergus e da Hawk Ostby, tratta dalla serie di romanzi di James S. A. Corey (pseudonimo della coppia di autori Daniel Abraham e Ty Franck) e in particolare dal primo romanzo “Leviathan – Il risveglio”, candidato nel 2012 sia al premio Hugo che al premio Nebula. Trovate le prime due stagioni su Netflix mentre la terza è stata prodotta e trasmessa da Amazon Prime. È un thriller drammatico ambientato in un futuro remoto dove troviamo il nostro sistema solare completamente colonizzato, con un equilibrio politico e sociale a dir poco incandescente, a causa delle tensioni fra la Terra e le ex-colonie marziane ormai indipendenti, a cui si aggiungono le condizioni di degrado delle colonie più esterne, in particolare sulla fascia degli asteroidi. Il detective Miller (interpretato dal bravo Thomas Jane) viene incaricato di indagare sulla scomparsa di una donna terrestre, tale Julia Andromeda Mao. Alle vicende investigative si intrecciano quelle di James Holden, capo di una nave e colpevole di avere causato un incidente diplomatico fra la Terra e la repubblica marziana, con il serio rischio di innescare una guerra interplanetaria. Holden e Miller arrivano a scoprire che…

Anche se non amo i remake questo merita di sicuro: si tratta di “Battlestar Galactica” che mi ha colpito non solo per la trama e i personaggi interessanti ma anche per gli ambienti. Storico reboot della serie fantascientifica degli anni ’70 a opera di Ronald D. Moore – già visto all’opera con il mondo di Star Trek – la nuova serie debutta nel 2004 per concludere in gloria nel 2009, per un totale di 73 episodi disposti in 4 stagioni. I Cyloni, macchine perfette create dall’uomo, tanto per cambiare si ribellano ai loro creatori, arrivando a distruggere le 12 colonie di Kobol e costringendo i superstiti, appena 47000 persone, a fuggire, cercando un nuovo pianeta dove poter vivere: le speranze sono tutte rivolte a scoprire se la Tredicesima Colonia sia esistita davvero, un nuovo e ospitale pianeta dove poter ricominciare. Braccati, affamati, con forti contrasti religiosi interni tra monoteisti e politeisti: per il comandante Adamo (interpretato da Edward James Olmos) e la presidente Roslin (interpretata dalla brava Mary McDonnell) la sfida per condurre alla salvezza i superstiti della razza umana è aperta.

Passiamo a una serie moderna e anticonvenzionale come “Sense 8” (2015) creata da un trio di geniacci degni del genio della lampada di Aladdin: i fratelli – ora sorelle – Wachowski, a cui dobbiamo nientemeno che la trilogia di Matrix, con la fervida e un po’ malata immaginazione di J. Michael Straczinsky, autore della premiata e seguitissima serie tv “Babylon 5”.

È un emozionante e coinvolgente dramma che segue le vicende di otto personaggi che scoprono di avere una forte connessione telepatica fra di loro. Mentre iniziano a interagire da diverse parti del mondo, ecco che vengono intercettati da un uomo di nome Jonas, il quale si offre di aiutarli a comprendere il significato delle loro percezioni reciproche e da cosa possono essere state causate. Ma devono fare in fretta, perché una oscura organizzazione governativa, comandata dal misterioso Whispers, si è messa sulle loro tracce grazie alla traccia psichica generata dalla connessione, per studiarli e … vivisezionarli. Decisamente poco simpatico. Purtroppo la serie è stata cancellata da Netflix dopo solo due stagioni di 24 episodi ma la grande protesta dei fan ha fatto in modo di realizzare un episodio di 150 minuti, una vera chicca.

Per concludere: una vera e propria chicca sempre targata Netflix, che ha saputo far crescere di volta in volta la popolarità della suddetta serie, facendo confluire tutte le migliori caratteristiche delle serie tv anni ’80; sto parlando di “Stranger Things”, ideata dalla fantasia malata – ehm fervida – di Matt e Ross Duffer. Nell’idilliaca cittadina di Hawkins, nell’ Indiana del 1983, le normali vite di un gruppo di ragazzini molto nerd, delle loro famigli uscite da una pubblicità del Mulino Bianco e della sonnolenta comunità vengono scosse dalla scomparsa di un dodicenne, Will. Mentre il paese brancola nel buio come le forze dell’ordine (a corto di idee e spirito di iniziativa) intorno alla cittadina si muovono forze misteriose che coinvolgono esperimenti governativi top secret, creature che sembrano venute fuori da Lovecraft e una bambina comparsa all’improvviso e dotata di inquietanti poteri psichici. Da manuale del giovane nerd, il ritrovo serale del gruppetto di ragazzi a casa dell’amico per il gioco di ruolo Dungeons & Dragons, oltre alla presenza nel cast di una ritrovata e sempre brava Wynona Rider.

Per oggi è tutto. 

 

L'astrofilosofo
Fabrizio Melodia,
Laureato in filosofia a Cà Foscari con una tesi di laurea su Star Trek, si dice che abbia perso qualche rotella nel teletrasporto ma non si ricorda in quale. Scrive poesie, racconti, articoli e chi più ne ha più ne metta. Ha il cervello bacato del Dottor Who e la saggezza filosofica di Spock. E' il solo, unico, brevettato, Astrofilosofo di quartiere periferico extragalattico, per gli amici... Fabry.

3 commenti

  • Caro AstroFabrizio, al momento sto vedendo “The expanse”, sicuramente un buon prodotto ma, almeno finora, mi sembra troppo poco coinvolgente. Non ho visto nessuno degli altri che citi, ma mi incuriosice “Sense 8”. Me ne hanno parlato bene, e poi con quegli autori… Ho visto invece le 3 stagioni di “The man in the high castle” che, dopo “Black mirror”, considero la serie più riuscita tra quelle che ho visto, con interpreti molto bravi, Rufus Sewell su tutti. Certo, è tratta da PK Dick, il che è già di per sè un certificato di garanzia, ma la possibilità del fallimento nel trarre qualcosa da qualcos’altro è sempre dietro l’angolo. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensi. E naturalmente cosa ne pensa il nostro anfitrione, il Dibbì dickiano par excellence.

    • Fabrizio Melodia

      Ahahha carissimo, ricordiamoci che qualsiasi adattamento da libro a film è un tradurre in immagini nel tempo presente ciò che in un libro gode di altri strumenti per essere trasmesso. Mentre nel romanzo di Dick, il fattore scatenante è il libro “La cavalletta più non si alzerà “, nella serie TV è un film a scatenare gli eventi. Per non parlare dei personaggi… quando ci si accosta alla versione adattata da un libro, bisogna in parte discernere dalla versione cartacea e godersi il linguaggio filmico. Ho parlato in altri post bottegardi sia della serie tv “The man in the high castle”, sia di “Electric dreams” ai quali ti rimando. Questione di gusti sulle serie TV, ma uno sguardo a Sense8 e Battlestar Galattica si può fare…

      • Grazie AF, leggerò quanto prima con piacere i tuoi post bottegardi che mi segnali. E se nessuno si scandalizza aggiungo che mi piace un sacco The Orville. Sarò abbastanza nerd?

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