50 premi Nobel firmano per Apo e Leyla

di Gianni Sartori

«Il governo turco sta violando pesantemente i suoi impegni internazionali ed europei in materia di diritti umani; deve immediatamente porre fine alla prassi dell’isolamento carcerario, permettendo così ai detenuti in sciopero della fame di sospendere la loro azione solidale di lotta».

Con queste parole il premio Nobel per la Pace Adolfo Perez Esquivel – argentino ed ex prigioniero politico – ha spiegato la sua adesione all’appello sottoscritto da 50 premi Nobel per la fine dell’isolamento per il leader curdo Ocalan.

Fossero stati ancora in vita, avrebbero sicuramente firmato anche Arafat e Mandela (ma dal Sudafrica abbiamo il vescovo Desmond Tutu e F. W. De Klerk, il presidente bianco – successore del famigerato Botha – che contribuì alla fuoriuscita dall’apartheid).

Fra i 50 Nobel firmatari non potevano infatti mancare quelli per la Pace (o almeno alcuni: Obama per esempio non c’è …). Oltre ai già citati Perez Esquivel, Tutu e De Klerk, troviamo la fondatrice di International Campaign to Band Landmines Jody Williams, l’indipendentista ed ex presidente di Timor-est José Ramos-Horta, le pacifiste Leymah Gbowee (liberiana), Betty Williams e Mairead Corrigan Maguire (irlandesi), l’ex presidente del Costarica Oscar Arias e l’avvocata iraniana Shirin Ebadi.

Gli altri (sono 50 in totale) che hanno sottoscritto l’appello hanno avuto il Nobel per la letteratura, l’economia, la chimica, la medicina, la fisica. Sicuramente allertati dalla drammatica situazione in cui versa Leyla Guven – la militante femminista curda detenuta a Diyarbakir, ormai all’ottantesimo giorno di sciopero della fame – hanno lanciato una precisa richiesta al governo turco: mettere fine all’isolamento di Abdullah Ocalan e di tutti gli altri prigionieri politici.

Nel loro comunicato chiedono «alle istituzioni internazionali ed europee competenti – compresi il Consiglio d’Europa, l’OCSE, l’Unione europea e il Comitato per la prevenzione della tortura – di compiere il loro dovere esercitando pressioni nei confronti della Turchia per il rispetto dei diritti umani dei detenuti».

Mentre centinaia di prigionieri, esponenti politici, militanti e simpatizzanti curdi sono in sciopero della fame da settimane – non solo in Turchia – e mentre si avvicina il 20° anniversario del sequestro di Ocalan e dell’inizio della sua lunga detenzione, il governo turco mostra ancora (e sfacciatamente) di non voler rispettare quelle norme elementari – che peraltro sono state sottoscritte – per tutelare la vita, la salute e la dignità dei prigionieri.

Con la loro iniziativa i 50 premi Nobel hanno voluto aggiungere il proprio nome all’Appello internazionale per la fine dell’isolamento di Abdullah Ocalan e di tutti i prigionieri politici in Turchia pubblicato il 12 gennaio 2019.

Da segnalare che in febbraio è prevista una delegazione internazionale in Turchia per incontrare sia Ocalan che Leyla Guven. Sempre che Erdogan lo consenta.

 

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