Ferite a morte: 25 Novembre giornata internazionale contro la violenza sulle donne.

di Santa Spanò

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“Per tutte le violenze consumate su di lei, per tutte le umiliazioni che ha subìto, per il suo corpo che avete sfruttato, per la sua intelligenza che avete calpestato, per l’ignoranza in cui l’avete lasciata, per la libertà che le avete negato, per la bocca che le avete tappato, per le sue ali che avete tarpato, per tutto questo: in piedi, signori, davanti ad una donna…”  

(Anonimo)

 

La voce dei numeri pesa più delle parole.

Questi i dati Istat in Italia (periodo di riferimento Anno 2014):

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  • 6 milioni 788 mila donne hanno subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale.
  • Sono 652 mila le donne che hanno subìto stupri e 746 mila le vittime di tentati stupri.
  • 7 milioni  di donne sono state vittima di violenza psicologica.

I partner attuali o gli ex commettono le violenze più gravi.
Il 10,6% delle donne ha subìto violenze sessuali prima dei 16 anni.

La percentuale dei figli che hanno assistito ad episodi di violenza sulla propria madre sono passati dal 60,3% del 2006 al 65,2% nel 2014.
Oggi le violenze sono più gravi: aumentano quelle che hanno causato ferite (dal 26,3% al 40,2% da partner) e il numero di donne che hanno temuto per la propria vita (dal 18,8% del 2006 al 34,5% del 2014).

Anche le violenze da parte dei non partner sono divenute più gravi.

  • 3 milioni 466 mila donne hanno subìto stalking nel corso della vita

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A giugno 2016 il numero di donne uccise in Italia dal partner o dall’ex fidanzato è salito a 58.

Nel 2013 ben il 51,9% delle future vittime di omicidio, aveva segnalato o denunciato alle Istituzioni le violenze subite.  Alla richiesta d’aiuto delle donne vittime di violenza all’interno della coppia, le istituzioni hanno risposto in maniera del tutto inefficace.

In Italia e in molti altri Paesi, i Centri antiviolenza, i Telefoni d’aiuto e le Case rifugio gestiti da Associazioni di donne sono luoghi predisposti per accogliere le donne che hanno subìto violenza.

I primi Centri antiviolenza nacquero nel 1990 a Bologna, Modena, Milano, Roma e Merano. 

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Proprio nel 1990 si tenne il primo incontro a Bologna, presso il Centro di documentazione delle donne, teso a creare un coordinamento dei gruppi che si occupavano di violenza; immediatamente dopo, il convegno “Per l’inviolabilità del corpo femminile: progetti e strutture della non violenza”, che si svolse a Firenze, diede lo slancio definitivo alla nascita dei primi Centri antiviolenza. Dopo solo un anno più di 56  gruppi di donne iniziarono ad occuparsi di violenza di genere e, ad oggi, sono più di cento su tutto il territorio nazionale.

Si impegnano, quindi, a condannare ogni forma di violenza di genere, sia essa perpetrata all’interno o all’esterno della famiglia, sia quella subìta all’interno di una relazione d’intimità (violenza domestica e femminicidio), sia quella perpetrata da altri soggetti: prostituzione coatta, tratta, molestie/ricatti sessuali sul luogo di lavoro, mutilazioni sessuali, femminicidio, matrimonio coatto, aborto selettivo, stalking, omicidio per la dote, stupro di guerra. Al tempo stesso, attivano azioni di prevenzione e sostegno professionale per i minori vittime di violenza e abuso sessuale, in particolare rispetto alla violenza assistita, spesso causa di profondi traumi nei bambini e nelle bambine che assistono ad episodi di coercizione su figure di riferimento come i genitori. (I Centri si raccontano 2007, dal Libro Esecutivo Enaip -Ente nazionale acli per l’impresa sociale- fondazione Enaip Zavatta Rimini qui )

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“Dopo l’omicidio di Sara Di Pietrantonio, la ragazza di 22 anni bruciata viva a Roma dal suo ex fidanzato, sono intervenuti tutti. Politici e non. Come succede sempre davanti a un femminicidio (60 dall’inizio del 2016), nel polverone dell’indignazione si invitano le donne a denunciare e a non sottovalutare i compagni violenti.

Poi però cala il silenzio, mentre i centri antiviolenza di tutta Italia annaspano, ancora in attesa dei finanziamenti statali del 2013-2014. Sempre sul filo del rasoio, allo stremo per mancanza di fondi, sostenuti per lo più dai volontari, ad alcuni non resta che chiudere.

Sara Di Pietrantonio

Sara Di Pietrantonio

Oggi, in base alla mappatura – non completa – del Dipartimento per le pari opportunità…, tra Cav (Centri antiviolenza), sportelli e case rifugio si arriva intorno a 450 nomi.

… La rete Wave, Women against violence Europe nel suo ultimo rapporto ha censito in Italia 140 centri antiviolenza e 73 case rifugio, sottolineando la presenza di diverse iniziative di raccolta dati. Tutte parziali. E solo da poco è partita la prima indagine nazionale sui modelli dei centri antiviolenza in Italia.

Secondo un calcolo dell’Unione europea, ogni Paese dovrebbe prevedere un posto letto per vittime di violenza di genere ogni 10 mila abitanti. In Italia… ne servirebbero ancora 6 mila…” (di Lidia Baratta, continua qui ).

“Le istituzioni appendono drappi rossi alle finestre, ma i Centri Antiviolenza chiudono.”

Ma come posso le istituzioni dare delle risposte più ferme e dure, quando a “casa loro” il sessismo la fa da padrone.

Stando ad uno studio condotto in 39 paesi oltre il 20% di donne impegnate in politica sono oggetto di atti di violenza sessuale.

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Jess Phillips al centro – Ph Nicola Tree /Getty Images

Anche se il campione d’indagine è stato ridotto, donne parlamentari provenienti da 39 paesi in cinque regioni del mondo, il segretario generale del sindacato, Martin Chungong, ha detto che i risultati hanno chiarito che “il problema è molto più diffuso e sottostimato di quanto pensiamo”. Più del 40% dei parlamentari donne intervistate dalla Unione interparlamentare (UIP) ha dichiarato di aver ricevuto minacce di morte, stupri, percosse o sequestro durante il loro mandato, comprese le minacce di rapire o uccidere i loro figli. Circa l’80% delle parlamentari ha detto di essere stato sottoposto a violenza psicologica e comportamento ostile, oltre che oggetto di “osservazioni sessiste umilianti”.

Il Membro del Parlamento per Birmingham Yardley, la signora Jess Phillips, ha detto che nel corso di una notte ha ricevuto più di 600 minacce di stupro, coì per la collega Tulip Siddiq, che ha ricevuto regolarmente ingiurie on-line, tra cui minacce di morte. (daTheguardian, continua qui )

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“Ho letto decine di storie vere e ho immaginato un paradiso popolato da queste donne e dalla loro energia vitale. 

Sono mogli, ex mogli, sorelle, figlie, fidanzate, ex fidanzate che non sono state ai patti, che sono uscite dal solco delle regole assegnate dalla società, e che hanno pagato con la vita questa disubbidienza. Così mi sono chiesta: «E se le vittime potessero parlare?».

Volevo che fossero libere, almeno da morte, di raccontare la loro versione, nel tentativo di ridare luce e colore ai loro opachi fantasmi. Desideravo farle rinascere con la libertà della scrittura e trasformarle da corpi da vivisezionare in donne vere, con sentimenti e risentimenti, ma anche, se è possibile, con l’ironia, l’ingenuità e la forza sbiadite nei necrologi ufficiali.

Donne ancora piene di vita, insomma. ‘Ferite a morte’ vuole dare voce a chi da viva ha parlato poco o è stata poco ascoltata, con la speranza di infondere coraggio a chi può ancora fare in tempo a salvarsi…”

Racconta così, la conduttrice e autrice televisiva Serena Dandini, “Ferite a Morte” il progetto teatrale sul femminicidio scritto con la collaborazione di Maura Misiti, ricercatrice del CNR.

Serena Dandini e Maura Misiti

Serena Dandini e Maura Misiti

Un’antologia di monologhi sulla falsariga della famosa Antologia di Spoon River di Edgar Lee Master costruita sui testi della cronaca e delle indagini giornalistiche sulle donne che hanno perso la vita per mano di coloro che avrebbero dovuto essere i loro “compagni”.

“Ferite a morte” è un libro edito da Rizzoli.

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“Ferite a morte”   è un blog qui

che raccoglie e diffonde notizie sul tema della violenza alle donne, informazioni sui centri di accoglienza… Al blog sono associati una pagina Facebook e un profilo Twitter, utili da un lato a rendere virale la diffusione dei contenuti, dall’altro a concentrare in quel luogo virtuale una comunità di uomini e donne uniti dalla necessità e dall’urgenza di questa battaglia di civiltà.

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Dal 2013 “Ferite a morte” viene portato in scena in tutto il mondo grazie alla voce delle personalità femminili tra le più in vista dei Paesi che ospitano l’evento, in Italia la compagnia stabile composta da Lella Costa, Orsetta de Rossi e Rita Pelusio ci raccontano le storie delle vittime di ex compagni, di mariti, di amanti, di stalker, di uomini che odiano le donne.


Grazie per il video a Dismappa Verona

Uomini disorientati al crepuscolo del patriarcato, armati solo di violenza nascosta dietro le parole “per amore”.

Al convegno di Boston nel 1990, la poetessa Audre Lorde diceva:

“Non dobbiamo diventare l’una simile all’altra per lavorare insieme… È meraviglioso imparare 

«Io non sono sola».

Il passo successivo è la differenza – non lasciate che le differenze vi separino. Usatele – questo è il potenziamento”.

«…noi siamo le donne che desideriamo diventare. » 

(da Wikipedia, continua qui)

State allegri!


  • Le immagini in questo post sono presenti solo a scopo illustrativo. Copyright dei rispettivi aventi diritto che ringrazio

 

(*) ripreso da http://lasantafuriosa.blogspot.it/

Santa Spanò
Diceva Mark Twain: "Ci sono due momenti importanti nella vita: quando nasci e quando capisci perché". E io nacqui. Sul perché ci sto lavorando, tra la bottega, il mio blog http://lasantafuriosa.blogspot.it/ e... il resto ve lo racconto strada facendo.
Dimenticavo, io sono Santa!

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