9 settembre 1976: ricordi maoisti … fra Calabria e Verona

di Giorgio Chelidonio

Il 42° anniversario – 9 settembre 1976 – della morte di Mao Dzedong (o Mao TseTung come si diceva allora) sarà celebrata in chissà quanti modi e siti, cinesi e non. Quindi, qualsiasi mio contributo rievocativo di quel giorno risulterebbe comunque del tutto ininfluente e/o superfluo. Proprio per questo mi limito a condividere il ricordo peculiare (per me certamente) di quando e come appresi la notizia.

Ero diventato “piccino” da poco più di due anni, ma già dalla primavera del 1976 mi ero abbonato a «La Cina», periodico patinatissimo (per allora): non mi ero mai sentito “maoista” ma la curiosità mi era nata dall’abbonamento che un mio conoscente veniva a pagare, con bonifico bancario, allo sportello dove lavoravo. Quell’abbonamento si spense, un po’ per noia, un paio d’anni dopo ma furono sufficienti per farmi incontrare le immancabili immagini iconografiche del loro amato presidente mentre, con il suo sorriso, faceva crescere rigogliose le messi, accoglieva bimbi adoranti e guardie rosse sventolanti libretti di ugual colore ma altrettanto imperscrutabilmente chiusi.
Mentre scrivo queste brevi riflessioni/ricordo, scopro che nel 2106 a Forte dei Marmi è stata fatta una mostra dal titolo «
China rivoluzione-evoluzione, Manifesti della propaganda 1949-1983» [LINK 1]: apprendo così questa ineffabile immagine in cui il “maoismo alimentare” faceva crescere bimbi floridi e ipernutriti assieme ad angurie dal volume davvero prodigioso, tale da far invidia al “grande cocomero” halloweeniano di Linus & Charlie Brown (che già allora leggevo)!
Però quel 9 settembre ero in ferie in Calabria, scoprendovi paesini e paesaggi pre-turistici. Fu passeggiando in riva al mare (una strada e la spiaggia ciottolosa, niente più) che mi capitò di avvicinarmi a una casupola solitaria, a margine strada: ricordo d’aver subito notato che vi si esponeva un vecchio manifesto elettorale del PCI e fu per questo che, passando accanto, ebbi modo di ascoltare dal piccolo capannello che vi stazionava davanti che …era morto Mao!
La sorpresa fu tale che proseguii oltre, in cerca di un’edicola, quasi per non disturbare quel minuscolo conciliabolo funebre, ma l’impatto emozionale ebbe un seguito imprevisto. Il giorno seguente trovandomi a passare dalla periferia del paese di Seminara, venni attratto da un antro aperto nella roccia, lungo la strada provinciale, che esponeva ceramiche tipiche della produzione locale: l’artigiano, oltre a ricorrente vasellame, produceva maschere apotropaiche particolarissime, forse di tradizione “ellenica” (della Magna Grecia). Ma la mia attenzione cadde su una “falce e martello”, semplicemente modellata in terracotta e arrossata in modo decisamente folklorico: era l’unica esposta e incuriosito ne chiesi dettagli forse pensando che non fosse in vendita. Ne ricavai un brandello di storia personale del ceramista, che mi raccontò di essere osteggiato da tempo dagli amministratori locale: ingenuamente, forse ancora sotto l’effetto emozionale dell’incontro del giorno prima, l’acquistai (e l’astuto “compagno” ci fece sicuramente un buon ricarico) avendo ben chiaro che non avrei saputo dove mettere una simile simil-reliquia. Il mio ricordo potrebbe finire qui o dilungarsi appena sul seguito: poco dopo essere rientrato a Verona mi fu chiaro che quella rustica icona avrebbe potuto arredare la locale sezione del PCI, ma anche là mi fu detto che non «sapevano dove metterla». In breve, la lasciai a un funzionario di partito di mia conoscenza, che mi assicurò di trovarle «luogo degno». Pochi mesi dopo, rivedendolo, ne chiesi notizia ma «era già sparita», forse a causa del suo aspetto troppo etnico per una sinistra nordica troppo orientata, anche nell’arredo, verso futuri “luminosi e progressivi”.
Ci ripensai altre volte, interrogandomi su quali valenze psico-politiche avesse avuto per me quel manufatto. Forse la risposta mi venne, qualche anno dopo, da una storiella a vignette pubblicata su «Il male». Era già il tempo di Den Tsiao Ping [LINK 2], il leader assurto alla guida del partito comunista cinese dopo la condanna della cosiddetta “banda dei quattro” [LINK 3]. Il raccontino si ambientava in una ipotetica sezione maoista dove, per farla breve, era appena arrivato un compagno inforcando una bicicletta nuova fiammante, indice dei consumi che stavano progredendo. Mentre la stava orgogliosamente mostrando agli altri, una voce dall’esterno li richiamò: «Tutti fuori! Passa un areo della gloriosa armata rossa». E l’areo che passava trascinava una vistosa insegna «Bevete Coca Cola». Nell’ultima vignetta un bimbino cinese, mescolato alla piccola folla plaudente «Viva, viva il socialismo che avanza», chiedeva ad un suo amichetto ben caratterizzato dal classico copricapo in paglia di riso: «Ma tu lo sai perché questo socialismo avanza sempre?» L’altro, con espressione dubbiosa e quasi corrucciata, rispose «Non lo so proprio, però non deve essere molto buono altrimenti l’avrebbero già mangiato fino all’ultimo granino». Mi suonò come un epitaffio per quella mia “falce e martello”, subito sperdutasi nei meandri degli aparattcik [LINK 4] nostrani. E con essa i “pensieri di Mao”. Fortunatamente, per noi, non era riuscito ad arrivare con la mitica “grande nuotata” [LINK 5]: già allora ne avevamo di nostri su cui arrovellarci!

LINK:

  1. https://www.quotidiano.net/cultura/cina-mostra-forte-dei-marmi-1.1996018
  2. https://it.wikipedia.org/wiki/Deng_Xiaoping
  3. https://it.wikipedia.org/wiki/Banda_dei_Quattro
  4. https://it.wikipedia.org/wiki/Apparat%C4%8Dik
  5. https://www.ilpost.it/2015/11/02/foto-darchivio-45/la-storica-nuotata-di-mao/
  6. https://www.quotidiano.net/cultura/cina-mostra-forte-dei-marmi-1.1996018

MA COSA SONO LE «SCOR-DATE»? NOTA PER CHI CAPITASSE QUI SOLTANTO ADESSO.

Per «scor-data» qui in “bottega” si intende il rimando a una persona o a un evento che il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna deformano, rammentano “a rovescio” o cancellano; a volte i temi possono essere più leggeri ché ogni tanto sorridere non fa male, anzi. Ovviamente assai diversi gli stili e le scelte per raccontare; a volte post brevi e magari solo un titolo, una citazione, una foto, un disegno o una storia personale come questa. Comunque un gran lavoro. E si può fare meglio, specie se il nostro “collettivo di lavoro” si allargherà. Vi sentite chiamate/i “in causa”? Proprio così, questo è un bando di arruolamento nel nostro disarmato esercituccio. Grazie in anticipo a chi collaborerà, commenterà, linkerà, correggerà i nostri errori sempre possibili, segnalerà qualcun/qualcosa … o anche solo ci leggerà.

La redazione – abbastanza ballerina – della bottega

 

Giorgio Chelidonio

Un commento

  • Non sono mai stato dalla parte di chi ha invaso e ha distrutto il Tibet. In quel paese si sta perpetrando un genocidio e nessuno muove un dito.

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