A un passo dal culo mio-2

In un bar

«Se ho ben capito» dice X agitato «per te in Italia non ci sono più differenze fra destra e sinistra».

Con tono calmissimo Y replica: «La differenza c’è: destra ha 6 lettere e sinistra 8».

 

In un altro bar

Cinquantenne vestito sul verde chiaro. «Ti ricordi quando tutti usavano “cioè” per intercalare?». Il 50enne in grigio fa segno di sì. «Adesso» – insiste il primo «è molto di moda iniziare le frasi con “per così dire” e con “niente”, lo hai notato?». Il secondo gli rivoilge uno sguardo interrogativo e il primo conclude: «A me quel “niente” sembra proprio un bel riassunto…. di quello che poi molti dicono con tante lunghe frasi».

 

Telefonate empatiche
Ascoltata da un telefono (con viva voce).
«Pronto sei tu?».
Dall'altro capo: «No sono io».
Pausa... «Scusa, ho sbagliato numero».

 

Mamme smemorate

Sempre ascoltata da un viva voce.

«Sono io».

«Chi?»

«Oh mammaaaaaaaa. Sono tuo figlio».

«Ma chi?»

«Come sarebbe a dire? Sono figlio unico».

 

Ristorante

«Una rosa, signora? Signore, compra una rosa per tua signora bella».

Lui la guarda con aria interrogativa, lei scuote la testa in modo energico.

L’importuno si allontana.

Poco dopo al tavolo arriva una ragazza.

«Ciao mà, tutto okay?»

«Sì, tesoro. E tu?».

«Bene anch’io, se non fosse che ho litigato con Giovanna.»

«Perché?».

«Che ne so… tutto è cominciato quando un marocchino, o qualcosa del genere, voleva vendere una rosa ai ragazzi perché ce la offrissero».

«Beh?»

«Io ho rifiutato, naturalmente.»

«E allora?» .

«Giovanna, dopo che il tipo si è allontanato, incazzata come una iena mi ha detto che sono una stronza egoista. Continuava a sibilare che i ragazzi sarebbero stati felici di comprarcele, e che era stato da egoista rifiutarle e non fare guadagnare qualcosa a quello lì, quel rompicoglioni che non ti lascia mangiare in pace e come un disco rotto ripete “ tu comprare una rosa “. Lo sai no?»

«E i ragazzi che dicevano?

«Ah, quelli erano pure d’accordo con Giovanna, che le avrebbero comprate volentieri e che in fin dei conti spacciava rose, mica droga. Ti rendi conto con che gente sono uscita?». (grazie a Clelia per avermelo raccontato)

 

In una discussione

«Hai sentito dire che se Maometto non va alla montagna allora bisogna che la montagna vada da Maometto, no? Però ti avviso: se vedi una montagna arrivare e … non ti chiami Maometto è meglio che scappi». (Grazie Ba)

 

Ti faccio un esempio

«Certo che non bisogna essere manichei. Certo che non bisogna vedere tutto in bianco e nero. Certo che i cattivi non stanno tutti da una parte. Però ti faccio un esempio: hai mai trovato un notaio buono?».

 

Ora di ricevimento

Alcuni genitori commentano i giudizi dei professori. Un padre: «il mio va male anche quest’anno. Non è questione di anni, di scuola o di insegnanti. E’ così. Ha preso da me, non ci arriva. Come è che si dice? Figlio di gatti mangia topi».

 

In erboristeria

Sorridendo il cliente alla commessa (si conoscono e lo scambio di battute è una specie di rito): «Uno shampoo che oltre ai capelli faccia ricrescere anche le idee ce l’avete?».

 

Al bar Thats’s Amore

Il cartello all’ingresso: «In questo esercizio non serviamo disinformazione». La prossima volta che passo a Bologna (via Barberia 1) prendo il caffè lì.

 

In fila

Supermercato. Attendo il mio turno alla cassa per pagare un litro di latte e una rivista. Di fronte a me una signora di mezza età con il carrello mezzo pieno si affretta maldestramente a raggiungere la cassa adiacente appena viene annunciata l’apertura. Si dirige verso il rullo per posizionare freneticamente gli acquisti, superando un anziano signore che, come me, deve portare a casa solo un paio di oggetti. Lui la guarda disorientato e le chiede pacatamente di passare davanti, ha solo due cose. La signora lo scruta come fosse un povero idiota e con aria sprezzaante lo lascia passare.

In meno di un minuto è il suo turno. Acquisti che cadono, «ho dimenticato le caramelle per mio figlio», bollino a punti da riscuotere. Intanto osserva l’anziano signore che esce. Poi con tono affabile: «Ma avete visto? Guarda, io non lo so… La gente». Il cassiere non risponde. Mentre la signora va via mi guarda. «Se c’è una cosa che mi sta sul cazzo, è la gente che dice “la gente”» sospira mostrandomi la rivista dove in prima pagina campeggia il volto del nuovo premio Nobel per la letteratura. Particolarmente anziano e non ci avevo fatto caso. (grazie Lorenzo)

 

Durante un’assemblea

Lei: «che ti credi? Perchè insegni all’università mica sei buono a parlare solo tu, anche io avevo una cattedra». Lui: «ho la terza media».

 

Colori

T è italiana, V è nigeriana: stanno lavorando insieme con altre donne. Qualcosa non va, così V – con tono ironico – avvisa le altre signore che stanno arrivando: «Attente che oggi T è incazzata bianca».

 

I precedenti

Se queste «pillole» vi piacciono e prossimamente per strada un venditore dall’aria straniera vi vuol vendere un libro chiedetegli se ha ancora «Imbarazzismi» di Kossi Komla-Ebri. Altro che un etnologo nel metrò.

 

Il mese scorso ho spiegato che il titolo di questa rubrica, «A un passo dal culo mio» rimanda a un’espressione romana spesso addotta a pretesto per disinteressarsi: se “non è a un passo dal culo mio” (la politica, i guai, i problemi…) non mi interessa. Ma poi è davvero così? Storie e dolori altrui, politica, economia o ecologia sono davvero a un palmo dal culo, anche se preferiamo non accorgercene. Ecco allora l’idea di questo appuntamento (più o meno mensile) che propongo – senza commenti – sia sulla rivista «Come» (a firma Gianni Boccardelli) che su codesto blog: piccole storie “rubate” sui bus o in metrò, al bar, mentre si parcheggia, in fila al supermarket, sul muro per strada, all’uscita della pizzeria, ecc. Se volete inviarmi le vostre impressioni o le storie “a un passo dal culo vostro”… mi fa piacere. (db)

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

Un commento

  • Cioè ma te sembra l’ora questa dopo la presentazione del libro dove famo nomi e cognomi degli assassini di Valerio Verbano,che finalmente c’avemo l’assicurazione sulla vita e me ce so’ fatto pure trecento kilometrini de mette in campo questioni cosi complesse assai? Damme il tempo(mica tanto…) e vedo se sono in grado….

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