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Scienza, poesia, commedia, narrativa, polizia, politica… 8 recensioni di Valerio Calzolaio (*)

PietroIngrao

Jared Diamond

«Da te solo a tutto il mondo»

Traduzione di Anna Rusconi e Carla Palmieri

Einaudi 2015 (lezioni alla Luiss, 2014)

Pianeta Terra. Descritto oggi, visto e studiato ieri, pensato per domani. I Paesi delle zone temperate, situati alle latitudini più alte, sono in media due volte più ricchi delle nazioni tropicali che si trovano alle latitudini più basse. Il divario fra Paesi ricchi e Paesi poveri è imputabile, almeno in parte, a questo e ad altri fattori geografici. La storia degli ecosistemi e delle comunità umane ha contribuito a diversificare il divario e ogni singolo Paese. E poi le istituzioni nazionali condizionano sempre il livello di benessere. I divari sono quindi il risultato di geografia e storia, istituzioni e retaggi, casi ed errori individuali e collettivi. Oggi c’è una crisi globale e specifiche crisi in tante aree; non è male talvolta paragonare quelle che investono gli Stati nazionali alle crisi personali che ognuno di noi incontra. Potrebbe servire un atteggiamento definibile come “paranoia costruttiva” per proteggere la nostra vita fino a un’età avanzata.

Il grande geografo ornitologo americano 78enne Jared Diamond, autore di fondamentali saggi per la comprensione dell’evoluzione di Homo Sapiens sul pianeta, l’anno scorso tenne sette lezioni all’università Luiss di Roma. Grazie a Mariasilvia Ciola e a Madi Gandolfo vengono oggi pubblicate in un agile prezioso volumetto. Se avete già letto altri libri dell’autore, troverete un compendio delle sue analisi in uno stile colloquiale e informale, semplice ed efficace. Se non ne avete mai sentito parlare è un’ottima occasione per incuriosirvi su teorie lungimiranti e raccogliere qualche suggerimento pratico: la consapevolezza è il primo passo verso la guarigione, l’attenzione verso i piccoli gesti ripetuti sempre (anche non pericolosi) non è mai troppa, nei nostri luoghi dobbiamo proteggerci meglio dalle malattie non trasmissibili (meno sale e meno zucchero, per favore), i comportamenti miopi ed egoistici vanno fatti pagare in tempi rapidi ai leader.

Pietro Ingrao

«Coniugare il presente. L’Ottantanove e la fine del Pci»

Ediesse

644 pagine, 20 euro

Comunismo. 1989. In quei quattro anni una pluralità di teorie, ideologie ed esperienze in qualche modo legate al “comunismo” sovietico crollarono in tutto il mondo. Pietro Ingrao era un dirigente del Pci, si trovava fra i 74 e i 78 anni della sua esistenza (ora ne ha più di 100), colto lucido amato militante comunista italiano. Rifletté, parlò, scrisse, agì. Curato da Maria Luisa Boccia e Alberto Olivetti esce «Coniugare il presente. L’Ottantanove e la fine del Pci», la raccolta di 48 suoi testi e interviste dal febbraio 1989 al maggio1993 (quando uscì dal Pds), con in fondo utili cronologia (di Francesco Marchianò) e indice dei nomi. Interesse e attualità persistono, sia sul piano storico che sul piano culturale: acume intellettuale e spirito critico su scienze e contingenze politiche.

Marco Malvaldi

«Le regole del gioco. Storie di sport e altre scienze inesatte»

Rizzoli

Era olimpica globale. I comportamenti umani nelle competizioni sportive incrociano princìpi scientifici. Gli spettatori (e gli atleti) possono non conoscerli, sarebbe meglio che ne avessero coscienza e competenza per il loro stesso divertimento, sia veloce-intuitivo che lento-razionale. Il calcio, sport universalmente più seguito, offre innumerevoli esempi. La gamba umana assomiglia a un pendolo doppio e quasi la metà dell’energia cinetica del piede viene dispersa in calore al momento in cui impattiamo il pallone: quanto è complicato imprimere una traiettoria e tirare forte? Eventuali rigori sono sempre una lotteria alla fine di una partita: cosa dovrebbero sapere esecutori e portieri su sequenza, colori, destra e sinistra, probabilità matematiche e neuroscienza cognitiva? Il riconoscimento del fuorigioco impone di abbinare le velocità della luce e del suono: è davvero possibile senza l’ausilio di immagini rielaborate? E come vanno interpretate la “maledetta” di Pirlo e il “tiki-taka” del Barcellona?

Il chimico pisano 41enne Marco Malvaldi si definisce “giallista”, si è affermato per tanti successi Sellerio, è divenuto famoso per la serie dei vecchietti del BarLume (anche in tv). In tutti gli scritti di genere le competenze scientifiche e le passioni numeriche hanno sempre garantito una severa attenzione per i termini e le definizioni, il retroterra degli ingranaggi delle trame, le diversioni ironiche entro schemi fisicamente unitari. «Le regole del gioco» non è un romanzo per quanto sia scritto soavemente; è un saggio acuto e intelligente corredato di disegni e bibliografia, realizzato da un curioso appassionato di ogni sport, dall’atletica ai tuffi (più di tutti del tennistavolo, evviva!), tifoso del Torino. Leggerlo non ci farà guardare e giocare meglio, però aggiungerà sorrisi e battute competenti, consentirà relazioni più salate e ulteriori approfondimenti. Segnalo che proprio mentre usciva in libreria la Juve ha perso il derby, integrando la visione di pagina 10, ben per lui!

Luigi Notari (con Mauro Ravarino)

«Al di sotto della legge»

Edizioni Gruppo Abele

126 pagine, 10 euro

Langhirano (Parma e Italia). 1976-2014. Luigi Gigi Notari è nato a Parma nel 1954, padre Pierino partigiano comunista e camionista, madre Gledis, coltivatrice. Dopo rugby e studi, quasi ragioniere, gran lettore di gialli, entra in polizia a 22 anni e vi resta fino alla pensione per 39. E’ stato a lungo segretario nazionale del Siulp, prima quello unitario dopo la riforma del 1981, poi anche dopo. A cavallo fra 2014 e 2015 ha conversato col giornalista Mauro Ravarino su polizia e democrazia: «Al di sotto della legge» racconta con civile passione democratica, da protagonista critico, il nostro Paese dagli anni di piombo (1976-80) alla smilitarizzazione (1981-90), dalla controriforma (1991-2000) a Genova (2001) e al “partito” della polizia (2001-15).

Beppe Lopez

«La Bestia!»

Manni 2015

Un tempo. Lontana dalla Capitale c’è la Città. Ha una grande spessa cinta muraria quadrata e due sole porte, chiuse da almeno una generazione. Vi arriva un giovane forestiero da sud (Porta Ferina). Lo prendono come una bestia, l’infame capasentinella Eustazio lo mette nelle segrete, in una cella stretta e scura. Tre giorni su una branda senza materasso, con una ciotola per il cibo, un tazzone per l’acqua e il bugliolo; poi arriva Argiro, il Capo, figlio di Giovinazzo. Gli chiede chi è e cosa vuole, lui risponde con uno strano linguaggio. La cosa va avanti per giorni, il Capo intuisce e pesca nella memoria, il forestiero ricorda quando un anno prima era Sole e incontrò Luna, prima che lei scomparisse con il loro figlio. Ora è Guisanda, figlia del Capo, ad aiutarlo a capire e a difendersi; s’intendono e forse inizia un’altra storia.

La geografia e il tempo, i luoghi e gli anni sono poco importanti in una narrazione “medievale” (perlopiù in prima persona varia) piena di allegorie, dedicata alla specie umana sapiente come macchina (e istinto) di sopravvivenza. La favola edificante e la semplice apologia riguardano l’accoglienza di e la comunicazione con “gli altri”, in una società feroce che costruisce o inventa sempre nuovi nemici affinché suscitino paura e ripugnanza. Sono tredici capitoli, quattro per il forestiero, tre per il capo, due o uno a spirale sugli altri personaggi, con un massimario finale di citazioni letterarie e filosofiche, da Cicerone e Platone, da Goethe a Borges, da Martin Luther King a Franco Cassano. Complicati e discutibili appaiono i registri linguistici: vogliono dire troppo e si fanno capire con fatica. La musica stenta e il cibo latita.

Autori vari

«La memoria di Elvira»

Sellerio

288 pagine,10 euro

Elvira Giorgianni Sellerio, 1936-2010. Collana Sellerio “La memoria”, 1979-2015. Nelle ultime 21 pagine del libro, non numerate, da 267 a 287, trovate un lungo elenco di titoli e autori. Il numero 1 era «Dalle parti degli infedeli» di Leonardo Sciascia, il numero 999 è l’ultimo di Tabucchi. Una collana blu, straordinaria, colore e copertina inconfondibili, un pezzo fondante la cultura italiana ed europea degli utili 35 anni. Impossibile che non ne abbiate letti almeno dieci! E il numero 1000 è questo libro, la raccolta di ricordi, episodi, aneddoti utili a valorizzare «La memoria di Elvira», di autori vari, oltre venti italiani e un paio di stranieri, da Camilleri a Canfora, da Sofri a d’Amico, da Maria José de Lancastre ad Alicia Giménez-Bartlett.

Marco Ghizzoni

«I peccati della bocciofila»

Guanda

Boscobasso (Lombardia), duemila anime in provincia di Cremona (la garzaia sta in provincia di Pavia). Estate e primo autunno 2014. L’inaugurazione del bocciodromo sarà cruciale. La bocciofila Alma Mater del locale oratorio ne ha bisogno per le qualificazioni provinciali. La squadra è capitanata dal 73enne sporcaccione gran bevitore Dermille Valcarenghi, vedovo con due figlie zitelle vergini, Grazia (47) e Cinzia (45). Il bar del nuovo impianto è gestito da due brasiliani, la 25enne Juliana, bruttina e in carne, molto simpatica e appariscente, col marito Adriano, secco e timido. Dermille si fa avanti, lei però è attratta dal bellissimo “tocco” Federico, ci scappa una rissa. E tutto il paese vi gira intorno: il parroco e la perpetua, la figlia di lei e l’appuntato, il sindaco e il maresciallo, l’oste e il brigadiere. Pensate a una giocosa commedia umana di casi, equivoci, inganni, sospetti, avvelenamenti, amori, tradimenti o furti veri e presunti: quasi crimini per un quasi giallo. Secondo romanzo della serie (simile al primo, «Il cappello del maresciallo», nel bene e nel male) per il 32enne agente di commercio Marco Ghizzoni, memore del bar gestito dalla madre, forte di una meditata e disciplinata scrittura, convinto di una struttura a frecciate e lampi (brevissimi quadretti teatrali che si incrociano), in terza molto varia. La brevità dei capitoli garantisce godibili scene poco pesanti; il rischio è che siano senza “alcun” peso, che anche piccoli giochi e continue macchiette possano venire a noia, per quanto di lettura leggera. Non a caso Mina canta «ancora, ancora, ancora». In osteria si mangia bene (non solo la lepre in salmì), come a casa propria. Il microcosmo padano è fisso, senza interferenze: o sei lì o non esisti, quel che accade fuori vale solo ed eventualmente per essere commentato. In copertina disegno di Scarabottolo (come nel primo).

Elmore Leonard

«Le storie di Carl Webster»

Traduzione di Stefano Massaron

Einaudi 2015 (originale 2009)

240 pagine, 14 euro

Oklahoma. Anni venti, trenta e quaranta. Carlos Carl Webster, nato nel 1906, vive col padre e a 15 anni è testimone di una rapina e di un omicidio al drugstore di Deering. Poi deciderà di diventare US Marshall. Il gran maestro della Louisiana Elmore Leonard (1925-2013) ha creato una serie di personaggi straordinari. Allo sceriffo antico ed elegante aveva dedicato un paio di bei romanzi, ai tempi della Grande crisi e del proibizionismo. Nel volume «Le storie di Carl Webster» trovate la novella “Comfort to the Enemy” apparsa a puntate sull’inserto domenicale del «New York Times» nel 2005 e due racconti più brevi. Non mancano gli spari e le battute. In più ci sono gli infiltrati nazisti fra i prigionieri di guerra. Lettura godibile.

(*) Le recensioni di Valerio Calzolaio negli ultimi 15 anni sono state pubblicate su «Il salvagente», settimanale che ha dovuto sospendere l’uscita in edicola; ma Valerio continua a inviarle, in attesa di… nuove riviste o nuove formule.

 

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