Abusi su minori: non solo pedofilia

di Roberto Vuilleumier

Che fatica trattenersi dal dire ciò che si pensa. Noi comuni mortali dobbiamo stare attenti perché il reato di «vilipendio della religione» è sempre dietro l’angolo. Alcuni come me possono stare appena un po’ più tranquilli ma solo perché hanno sposato un avvocato.

Forti invece dell’assenza del reato di “vilipendio della società civile” il clero, può dire ogni tipo di nefandezza. Tale è il caso di quei preti che parlano di omosessualità come di una malattia. Dato che sull’argomento ho già scritto in blog, oggi – volendo rimanere in tema di “preferenze sessuali” – mi dedico a un’altra “preferenza sessuale” che a quanto si legge nelle cronache quotidiane è assai praticata in ambito clericale, la cosiddetta pedofilia ecclesiastica.

La pedofilia (in psichiatria) è un «disturbo del desiderio sessuale e consiste nella preferenza erotica da parte di un soggetto giunto alla maturità genitale per soggetti che sono ancora nell’età prepuberale». Fosse così semplice…si potrebbe dire che una parte del clero è “malata”; ma non sono di quest’avviso.

Più che di “pedofilia psichiatrica ecclesiastica” preferisco infatti parlare di «abuso di minori» comportamento che non prevede solo la violenza somatica e sessuale, ma anche quella psicologica.

I preti pedofili sono predatori che preferiscono cibarsi di carne tenera, debole, indifesa. Non hanno bisogno di affaticarsi neppure a cacciare, poiché se non è la vita a consegnarli loro, ci pensano i genitori convinti che la Chiesa sia un luogo sicuro. Invece no, ad attendere le prede, uomini bavosi vestiti di nero pronti a pianificare l’assalto. Gli oggetti del desiderio migliori? Chiaramente i sordomuti come Bruno, oggi 60enne: ha vissuto solo e nel silenzio per anni prima di “gridare” al mondo di essere stato violentato più e più volte da circa 15 preti (rapporti orali, penetrazioni con oggetti sin dagli 8 anni) e come lui Gianni, Dario, Antonio…

Non sono da disdegnare, per questi criminali, anche i bambini che già hanno subìto abusi: è noto il caso di alcuni pazienti che durante le sedute di terapia presso lo psicologo hanno raccontato che – dopo aver confessato ai preti a cui venivano affidati, di aver subìto abusi sin dalla tenera età- sono stati nuovamente abusati con regolarità anche da questi ultimi.

Diversi studi hanno smentito l’ipotesi sollevata da alcuni benpensanti, secondo la quale l’abuso sessuale da parte del prete sia fondamentalmente motivato da una momentanea mancanza di giudizio, magari legata all’abuso di alcool. Il prete “pedofilo” è spesso incline ad abusare di una giovane vittima diverse volte, l’abuso raramente si limita a “baci e carezze” il più delle volte si conclude con sesso orale o con la penetrazione.

Davanti a tutto questo la Chiesa cattolica cosa ha fatto?

Per capirlo basta vedere il film «Philomena» di Stephen Frears o leggersi la relazione dell’Onu, la risposta a mio avviso sarà univoca

http://tbinternet.ohchr.org/Treaties/CRC/Shared%20Documents/VAT/CRC_C_VAT_CO_2_16302_E.pdf

Ognuno si dia le spiegazioni che vuole: per me sono lupi nel pollaio e vengono lasciati lì perché per loro va bene così. E qui mi fermo, perché mia moglie (ricordate? È avvocato) ha già abbastanza lavoro.

 

Redazione
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