Aforismi di Oscar Wilde – 9

A cura di Mauro Antonio Miglieruolo

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La maggior parte delle donne e degli uomini è costretta a recitare parti per le quali non ha alcuna qualifica.

(OW)

(Photo by Roger Viollet Collection/Getty Images)

La vita appunto serve ad apprendere i rudimenti di quest’arte. Poi, quando si è pronti a andare in prima fila, sul proscenio cala la tela. Perché non serve esercitare la professione, serve saperlo fare.

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Oggi la gente conosce il prezzo di tutto e il valore di niente.

(OW)

 

Oggi, come ieri. Bisogna però ammettere che viviamo in un’epoca di disorientamento dalla quale potremo uscire solo a prezzo di grandi sofferenze. Ho compassione di quelli che verranno.

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Ci sono solo due tipi di persone che sono realmente affascinanti: quelle che sanno assolutamente tutto e quelle che non sanno assolutamente nulla.

(OW)

 

Una uguale distinzione faceva Pasolini anche se con intento diverso. Pasolini voleva mettere sull’avviso rispetto a una tendenza in atto, non lamentare un limite umano, la povertà di coloro che stanno nel mezzo, né ignoranti, non sufficientemente acculturati. Di questi né carne né pesce aveva timore. Solo in coloro che andavano di là dal ciarpame della cultura a malapena orecchiata e coloro che ne erano integralmente mondi,  poneva una qualche compiacenza. Ma i primi sono ormai troppo pochi e i secondi monopolizzano i posti chiave della società. Sono la nuova classe dirigente. Ignoranti, ma non abbastanza per avere l’umiltà di ricorrere al sapere di coloro che ignoranti non sono.

Della loro malafede non parlo. Quest’ultima è più che evidente ad ognuno.

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Oscar Wilde statue in Galway City, Republic of Ireland

Il meglio che si possa dire della maggior parte dell’arte creativa moderna e che è solo un pochino meno volgare della realtà.

(OW)

E un pochino più banale della stessa.

 

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Tutta l’arte è immorale. Perché l’emozione per amore dell’emozione è lo scopo dell’arte e l’emozione per amore dell’azione è il fine della vita.

(OW)

 

È immorale in quanto attinge alle motivazioni più profonde che guidano le azioni degli uomini. Guidano a quelle vere. Saltando a piè pari i castelli di menzogne di cui l’umanità si è fornita per nascondere ai suoi stessi occhi il disvalore dei propri obiettivi.  Cioè assecondare il più possibile la propria parte animale (avidità, violenza, menzogna, lussuria, sopraffazione…), mettendo avanti e tra parentesi quella che invece lo sospinge in direzione della sua propria umanità.

Ma è venuto il tempo, bisognerà aprire gli occhi. Volenti o nolenti, bisognerà farlo.

 

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Il pubblico fa uso dei classici di un paese come mezzo per controllare il progresso dell’Arte. Degradano i classici ad Autorità. Li usano come manganelli per impedire l’espressione della bellezza in nuove forme. Chiedono sempre a uno scrittore perché non scrive come qualcun altro, o a un pittore perché non dipinge come qualcun altro, dimenticandosi completamente del fatto che se uno dei due agisse come gli viene suggerito cesserebbe immediatamente di essere un artista.

(OW)

 

Non il pubblico, il pubblico subisce impotente questo ribaltamento di valori che lo trasforma in aguzzino, in boia della letteratura. I responsabili di tanto mal-fare sono coloro che i gusti del pubblico controllano e coartano. Costoro fanno sì che a mezzo della gestione della distribuzione, che diventa governo della produzione artistica, sia difficile reperire prodotti artistici degni di questo nome.

A noi scrittori italiani di fantascienza ad esempio chiedono con insistenza immutata da oltre mezzo secolo di scrivere come scrivono gli americani (criticandoci aspramente quando lo facciamo). Cioè ci chiedono di scrivere come non possiamo scrivere. Ma questo è nulla, un danno per i pochi che, come me, si ostinano, a cercare una propria strada. Il peggio è per la società che assiste impotente (in questo come in altri campi) al progressivo impoverirsi di una proposta (quella fantascientifica) che avrebbe potuto diventare strumento di innovazione culturale molto più ampio di quello che effettivamente è stato. La letteratura del XX e XXI secolo.

 

Miglieruolo
Mauro Antonio Miglieruolo (o anche Migliaruolo), nato a Grotteria (Reggio Calabria) il 10 aprile 1942 (in verità il 6), in un paese morente del tutto simile a un reperto abitativo extraterrestre abbandonato dai suoi abitanti. Scrivo fantascienza anche per ritornarvi. Nostalgia di un mondo che non è più? Forse. Forse tutta la fantascienza nasce dalla sofferenza per tale nostalgia. A meno che non si tratti di timore. Timore di perdere aderenza con un mondo che sembra svanire e che a breve potrebbe non essere più.

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