al cinema in primavera, ricordando Ermanno Olmi
(visti da Francesco Masala)
L’Isola dei Cani – Wes Anderson
in questo maggio in cui si celebrano i 50 anni del ’68 francese, L’Isola dei Caniè un film perfetto per ricordare quello spirito, anche se parla del Giappone, di cani ed è un film d’animazione.
eppure è un film politico, c’è il conflitto e la liberazione, e una storia bellissima.
ringrazierai Wes Anderson, dopo aver visto il film, altrimenti non sai cosa ti perdi.
Wajib – Invito al matrimonio – Annemarie Jacir
è un film delicato e duro, dolce e amarissimo, ruvido e pieno d’amore, sincero e non melenso, difficile e complicato, in un paese occupato da un invasore terribile, che distrugge e condiziona le vite di tutti, nessuno escluso.
che il dio del cinema conservi per tanti anni Annemarie Jacir e i due Bakri.
cercatelo, solo una trentina di sale lo proiettano, ma non vi pentirete mai di averlo visto.
ps: di Annemarie Jacir avevo visto questo gran film.
La Casa Sul Mare – Robert Guédiguian
i personaggi del film di Robert Guédiguian invecchiano, qualcuno muore, non ci sono bambini e ragazzi a cui lasciare il testimone, o anche solo un racconto.
a 50 anni dal maggio francese quei giovani di allora sono diventati anziani, devono fare i conti, con se stessi, fra loro, col mondo.
lo fanno con sincerità e con affetto.
e come succede nella realtà anche nei film arrivano i migranti, bambini che ci guardano, che ci interrogano, le risposte sono aperte.
belle e importanti le parole del film, colpiscono le parole del soldato nero, che protegge la Francia e i francesi.
un film in fondo triste, senza troppe speranze, ma è un film che non delude.
ps: peccato che Robert Guédiguian e Ariane Ascaride non sappiano dell’esistenza di una importante lotta di boicottaggio culturale contro le politiche di apartheid (e non solo) verso i palestinesi (leggi qui)
Ho visto «La Casa Sul Mare». Forse con troppe aspettative perchè amo i film di Robert Guédiguian e i suoi attori/attrici (spesso gli stessi, le stesse) mai banali. Stavolta la prima parte mi ha molto deluso: quasi tutto ovvio, in gran parte mal detto cioè filmato senza estro. Poi la storia e la regia si impennano. Come è strano e bello l’amore (Guediguian sembra saperlo un po’ meglio di altri). E gli ultimissimi fotogrammi del film chi se li scorda più? Un capolavoro anche di “teoria” nel senso che ci INSEGNA come basti un piccolo movimento a cambiare tutto (ho ripensato alle mani, sempre in secondo piano, di Gena Rowlands in «Una moglie» di John Cassavetes).
Se mi posso permettere una domanda (politica) a Francesco Masala: quel «protegge» lo intendevi fra virgolette?
Sì, peccato che Robert Guédiguian e Ariane Ascaride – come tante/i – non sappiano dell’esistenza di una giusta e importante lotta di boicottaggio culturale contro le politiche di apartheid (e non solo) di Israele contro i palestinesi.
PS: se fossi uno psicanalista (dilettante) o un impiccione (professionista) mi chiederei che problemi ha Guédiguian con il mare e/o con sua moglie; è la seconda volta – penso al finale di «Marie-Jo e i suoi due amori» – che un annegamento mortale coinvolge Ariane Ascaride. Mi pare una coincidenza strana.
protegge: sì, è come una citazione, è l’interpretazione che il soldato dà al suo lavoro, e il fatto che sia anche nero confonde, un po’, per un po’, i pensieri dei protagonisti, mi sembra.