Alabama, Delaware, Florida: il boia al lavoro

  Tre brevi articoli ripresi dal «Foglio di Collegamento» del Comitato Paul Rougeau; a seguire la presentazione e il sommario del nuovo numero

Ronald Bert Smith Jr: condannato a morte da un giudice, torturato e ucciso con una iniezione letale in Alabama.

 

UN PO’ DI CHIAREZZA SULLA SORTE DEI CONDANNATI A MORTE IN FLORIDA

 Sono arrivate il 22 dicembre, con molto ritardo (1), due sentenze della Corte Suprema della Florida che hanno fatto un po’ di chiarezza sulla sorte dei condannati a morte di quello stato.

Così si è diradata la nebbia che da un anno a questa parte avvolge la questione della pena capitale dopo la famosa sentenza Hurst v. Florida della Corte Suprema degli Stati Uniti.

Con la sentenza Hurst la massima corte dichiarò incostituzionale il sistema della pena di morte vigente in Florida perché assegnava sostanzialmente al giudice – anziché alla giuria – il potere di infliggere una sentenza capitale (2). Tale Corte lasciò però indeterminata la sorte di ogni singolo condannato.

Durante il 2016 si è molto discusso – con pareri diversi tra accusatori e avvocati difensori – sul fatto che dovessero essere annullate tutte le sentenze capitali in essere (quasi 400), parte di esse o forse nessuna.

Ora, scrivendo complesse sentenze su due casi – il caso Asay v. State e il caso Mosley v. State – la Corte Suprema della Florida ha deciso che le condanne capitali di oltre 200 detenuti possono essere annullate e altre 150 no.

Potranno scamparla coloro la cui condanna a morte divenne definitiva dopo il 2002 – anno in cui fu emessa dalla Corte Suprema USA la famosa sentenza Ring v. Arizona che richiede che sia “una giuria, non un giudice, a trovare ogni fatto necessario per imporre una sentenza di morte”. Tra questi vi è John Franklin Mosley.

Non potranno invece scamparla coloro la cui condanna a morte divenne definitiva prima della sentenza Ring. Tra questi vi è Mark James Asay (3).

La Corte floridiana ha spiegato che coloro i quali “furono condannati a morte in base ad uno statuto che è diventato incostituzionale con la sentenza Ring non devono essere penalizzati dal ritardo della Corte Suprema degli Stati Uniti nel rendere esplicita tale determinazione”.

Ricordiamo che – parallelamente alla questione dei ruoli del giudice e della giuria – si è molto dibattuta un’altra questione, quella della maggioranza necessaria perché una giuria possa condannare a morte: in Florida si poteva condannare a morte con una maggioranza di 7 giurati contro 5. Il 7 aprile la maggioranza è stata portata da una nuova legge della Florida a 10 contro 2 (4). La Corte Suprema della Florida in una sentenza del 14 ottobre ha dichiarato incostituzionale tale legge: deve esserci l’unanimità dei giurati col pollice verso per condannare a morte.

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(1) V. n. 229, Notiziario

(2) V. n. 226

(3) Tra questi vi è, ovviamente, anche Tommy Zeigler, il detenuto della Florida da noi particolarmente seguito, che fu condannato a morte nel 1976.

(4) V. n. 227

 

L’ALABAMA È COME LA FLORIDA? … INTANTO UCCIDONO RONALD SMITH

Nel 1995 l’omicida Ronald Bert Smith fu condannato all’ergastolo da una giuria dell’Alabama, ma il giudice che presiedeva al suo processo annullò la decisione della giuria e condannò a morte Smith.

In Alabama, come in Florida, vi sono molti detenuti condannati a morte da un giudice e non da una giuria, fatto intrinsecamente contrario alla Costituzione USA. Ma, a differenza di ciò che è avvenuto in Florida, l’Alabama non ha compiuto alcun passo per riformare il processo capitale. Né la famosa sentenza Hurst v. Florida ha avuto conseguenze in Alabama (1).

L’8 dicembre – al termine di un frenetico susseguirsi di sospensioni – un’iniezione letale ha ucciso Ronald Bert Smith. Smith è morto dopo che la Corte Suprema degli Stati Uniti ha votato 4 a 4 per fermare l’esecuzione e riconsiderare il suo caso (2).

L’iniezione letale programmata per le 18 è cominciata alle 22 e 25′ ed è finita alle 23 e 5′. Per 13 minuti Smith – evidentemente cosciente – ha continuato a dibattersi. I funzionari della prigione negano che egli abbia sofferto, ma secondo il giornale on line AL.com (3), “Subito dopo che il boia ha amministrato il midazolam – il primo dei 3 farmaci – Smith ha lottato per respirare, si è sollevato, ha tossito, ha serrato il pugno, ha sollevato la testa, ed ha aperto l’occhio sinistro. Alche le sue labbra si muovevano ma lui non poteva parlare, e ha reagito a due “test di coscienza” fatti da una guardia. Nonostante ciò gli agenti carcerari sono andati avanti con l’esecuzione somministrando le sostanze che bloccano il respiro e fermano il cuore”.

La stampa riporta che prima dell’esecuzione il 45-enne Smith si è incontrato con la madre, il padre, il figlio e quattro amici.

Religioso praticante della chiesa Metodista, Ronald Bert Smith ha chiesto di ricevere la Comunione alle 15 e 30′. Il portavoce del Dipartimento di Correzione, Bob Horton, ha precisato che la richiesta del condannato è stata accolta.

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(1) V. articolo precedente per la Florida (e art. seguente per il Delaware).

(2) Ricordiamo che, in attesa della nomina del nono giudice da parte del presidente eletto Donald Trump, la Corte Suprema USA finisce spesso per votare 4 a 4 non potendo così prendere decisioni.

(3) All’esecuzione di Ronald Bert Smith ha presenziato Kent Faulk, giornalista di AL.com

PENA INCOSTITUZIONALE: SI SVUOTA IL “BRACCIO DELLA MORTE”  IN DELAWARE ?

La sentenza Hurst v. Florida (1), oltre che in Florida, ha avuto un forte impatto in Delaware.

Nell’agosto scorso la Corte Suprema del Delaware ha dichiarato incostituzionale lo statuto della pena di morte vigente.

Poi, il 15 dicembre, la medesima Corte ha stabilito che la propria sentenza di agosto è da intendersi retroattiva e che a un certo Derrick Powell, condannato a morte nel 2011, deve essere inflitto l’ergastolo. Tale decisione comporta – pressoché sicuramente – la commutazione in ergastolo delle condanne capitali che furono emesse per gli altri 11 condannati a morte del Delaware.

I motivi della dichiarazione di incostituzionalità sono in sostanza quelli dibattuti in Florida: la legge vigente in Delaware dava eccesiva discrezionalità al giudice nell’emettere sentenze capitali e non richiedeva l’unanimità e la convinzione della giuria ‘al di là di ogni ragionevole dubbio’ nel proporre la pena capitale.

Da notare che nel caso di Powell oltre al giudice anche la giuria aveva votato per la pena capitale (sia pure non all’unanimità ma con una maggioranza di 7 a 5).

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  1. vedi articolo sulla Florida qui sopra.

 

PRESENTAZIONE

Ecco il numero 233 del nostro «Foglio di Collegamento», il cui sommario è riportato qui sotto.

Anche se teniamo sotto la lente di ingrandimento gli Stati Uniti, ci occupiamo come sempre di eventi riguardanti i diritti umani che accadono in tutto il mondo. Potete anche prendere un atlante e andare a cercare i Paesi di cui parliamo. Alcuni lontanissimi, altri, tormentati da eventi crudeli e assurdi, più vicini a noi di quanto pensiamo.

In questo numero parliamo innanzitutto della Florida, dell’Alabama e del Delaware, cercando di capire l’intricato sistema legale che avvolge, e spesso giudica in modo casuale e ingiusto, i criminali.

Ma parliamo anche della possibile duplice esecuzione di Romell Broom in Ohio, delle violazioni dei diritti umani compiute da Erdogan in Turchia, da Rodrigo Duterte nelle Filippine e da Assad in Siria, e facciamo alcuni bilanci di fine anno…

Dopo la chiusura di questo numero è stata emessa da parte di una corte federale americana la condanna a morte di Dylann Roof, il giovane stragista della South Carolina. Sembra che l’intelligente e folle Dylann questa condanna se la sia cercata e l’abbia voluta. Ne parleremo nel prossimo numero cercando di valutare la probabilità che Dylann Roof venga effettivamente messo a morte.

Giuseppe Lodoli per il Comitato Paul Rougeau

PS. – Se non lo fate già, ricordatevi di accedere al nostro nuovo sito in Internet nel quale potete trovare tutti i numeri arretrati del Foglio di Collegamento: www.comitatopaulrougeau.org e di visitare, lasciando commenti, la nostra pagina Facebook: Amici e sostenitori comitato Paul Rougeau contro la pena di morte (su tale pagina possono scrivere tutti e quindi non garantiamo che rispetti sempre la linea del Comitato Paul Rougeau)

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SOMMRIO del FOGLIO DI COLLEGAMENTO INTERNO DEL COMITATO PAUL ROUGEAU: numero 233  –  Dicembre 2016

 

1 ) Un po’ di chiarezza sulla sorte dei condannati a morte in Florida           

2 ) L’Alabama è come la Florida? … intanto uccidono Ronald Smith             

3 ) Pena incostituzionale: si svuota il braccio in Delaware?

4 ) Donald Trump nominerà un giudice conservatore e forcaiolo?    

5 ) Mustafa al-Hawsawi torturato a Guantanamo va a processo

6 ) Roof intelligentissimo e folle, colpevole di reato capitale

7 ) Dozier vuole morire, ma il Nevada non ha i farmaci letali

8 ) Uccidere Romell Broom una seconda volta? Si puo’ fare  

9 ) In Texas solo 7 esecuzioni e 3 condanne a morte nel 2016

10) Esecuzioni negli USA, al minimo nel 2016                    

11) Turchia: Erdogan si vendica sui civili curdi                    

12) L’assassino Rodrigo Duterte riceve forti critiche e insulta

13) Lentissima e postuma giustizia in Cina              

14) Nel 2016 sono cadute numerose teste in Arabia Saudita             

15) Il 30 novembre si è tenuta la manifestazione “Città per la Vita”

15) Natale a San Quentin                                               

  1. Notiziario: Arabia Saudita, Bielorussia, Iran, Siria 

    Questo numero è aggiornato con le informazioni disponibili fino al 2 gennaio 2017


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LA VIGNETTA – scelta dalla redazione della “bottega” – è di GIULIANO SPAGNUL.

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

Un commento

  • Giuseppe Lodoli

    Grazie Daniele per lo spezio che dai alle notizie sulla pena di morte e sulle altre violazioni dei diritti umani!

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