All’amore: con e senza estate

Nella 132esima puntata di «Ci manca(va) un Venerdì» l’astrofilosofo che all’anagrafe risulta Fabrizio Melodia spazia fra languori e ardori.

«Come avevano fatto a passare gli ultimi sedici anni a disimpararsi a vicenda? Come aveva fatto la somma di tutta la presenza a trasformarsi in assenza?». Così lo scrittore Jonathan Safran Foer, in un suo romanzo (NOTA 1).

Fine estate: fine del divertimento, del relax, del caldo tropicale soffocante e delle brevi ma torrenziali bombe d’acqua; fine dei bagni, delle lunghe pennicchelle o letture (libri o i sempre più diffusi tablet e cellulari?)

In tempi di democrazia liquida – e urlata – il tempo dell’estate assume ancora una valenza di riposo? Mentre la maggioranza dei lavoratori, soprattutto del terziario e dei famigerati contratti a provvigione, comunque resta al lavoro.

Ma in estate l’amore è sempre in agguato,magari sulla battigia in compagnia del social e in scontri divertenti, con ruzzoloni in acqua, scambio di sguardi e sorrisi, nuotate e aperitivi.

«Amor omnia vincit» – l’amore vince tutto – affermava un vecchio detto latino.

Ci sono gli amori estivi e quelli che durano. Cantava il poeta Arthur Rimbaud: «L’ardore dell’estate fu affidato a uccelli muti e l’indolenza richiesta a una barca di lutti senza prezzo attraverso anse di amori morti e profumi estenuati» quasi a sottolineare l’illusorietà del benessere estivo.

D’accordo sembra essere la poetessa Emily Dickinson: «I petali dell’ultima rosa d’estate riposano in un suolo familiare in compagnia delle api scomparse. Come si chiude dolcemente l’estate, senza il cigolare di una porta, fuori per sempreâ».

Ecco come i petali dell’ultima estate sembrano riposare, cercarsi, inseguirsi, lasciarsi: com’è possibile, appartenendo alla stessa pianta, separarsi per sempre? Come spiegare l’assenza, le mura del silenzio nell’autunno che incalza?

«Non c’è che una stagione: l’estate. Tanto bella che le altre le girano attorno. L’autunno la ricorda, l’inverno la invoca, la primavera la invidia e tenta puerilmente di guastarla»: così lo scrittore italiano Ennio Flaiano, sottolineando come il tempo nella sua ciclicità sembra rincorrersi senza sosta, in una illusoria ruota che mai arriva a coincidere con i propri raggi.

Gli amori si compongano e si lasciano: per un incidente, una parola, un segno, una mancanza, una noncuranza.

Cos’è l’assenza nei tempi dell’amore a colpi di bit? «L’assenza e il silenzio sono due elementi intollerabili nelle nuove relazioni sociali del web. Perchè assenza é fuga, é rifiuto, é cancellazione di se stessi. E il silenzio é come coprirsi con un velo e non essere visti. Nell’esperienza della vita il corpo é presenza e assenza, e il silenzio é empatia, sentimento persino. La parola, la scrittura sono invece verbo, racconto, e dunque verità e falsificazione insieme»: è il commento arguto dello scrittore Roberto Cotroneo.

Eppure in silenzio si può stare: è il punto d’appoggio di ogni vera conoscenza, dove l’amore trova la strada in una lotta senza fine, dove spesso gli assenti perdono e la consueta ruota gira sempre in un solo verso.

«L’assenza è una presenza costante: ti sfida in un corpo a corpo quotidiano, ti assedia. Ti vuole nella lotta, misura il tuo respiro. La nostalgia é fisica, poi. E’ proprio impossibile colmare la mancanza di un corpo vivo: quell’odore, quella morbidezza della pelle, quella voce quando ti chiama. Quel tipo di resistenza docile all’abbraccio, quel modo di piegare il collo. Non c’è¨ niente, nessuno che possa sostituire l’assenza di qualcuno. Solo il sogno». L’afferma la scrittrice e giornalista Concita De Gregorio: una bella lezione in tempi di sovraesposizione della presenza, dove le persone sono sempre collegate virtualmente e ogni cosa avviene con quel filtro.

Alla fine si trova la strada della realtà? Dove l’amore ricomincia un nuovo percorso, dove l’estate – con i suoi colori, profumi, speranze – accende i cuori. «D’estate muoio un po’, | aspetto che ritorni l’illusione | di un’estate che non so… | quando arriva e quando parte, | se riparte?» canta (fra dolcezza, incanto e disincanto) la brava e grintosa Malika Ayane.

Quando arriva e quando parte, se riparte dopo una morte? Ancora Jonathan Safran Foer sembra indicarci la strada: «Questo é amore, pensava lei, … o no? Quando noti l’assenza di qualcuno, e detesti quell’assenza più di ogni altra cosa. Ancora più di quanto ami la sua presenza».

NELL’IMMAGINE il quadro di Georges Seurat, «Bagnanti ad Asni», conservato alla National Gallery di Londra. Il “collega” Paul Signac, altro pionere del Neo-impressionismo, affermava che tale quadro ha «grandi colpi piatti stesi gli uni sugli altri e usciti da una tavolozza composta, come quella di Delacroix, di colori puri e di colori terrosi. Questi ultimi fanno sì che il quadro resti offuscato e meno brillante di quelli dipinti dagli impressionisti con la loro tavolozza ridotta ai colori prismatici. Ma l’applicazione delle leggi del contrasto, la separazione metodica degli elementi – luce, ombra, colore locale, reazioni – e il loro corretto dosaggio e il loro equilibrio conferivano alla tela una perfetta armonia».

NOTA 1 – “quale romanzo?”. A codesta domanda l’astrofilosofo rispose “Molto forte, incredibilmente vicino” (edizioni Guanda, 2005).

 

L'astrofilosofo
Fabrizio Melodia,
Laureato in filosofia a Cà Foscari con una tesi di laurea su Star Trek, si dice che abbia perso qualche rotella nel teletrasporto ma non si ricorda in quale. Scrive poesie, racconti, articoli e chi più ne ha più ne metta. Ha il cervello bacato del Dottor Who e la saggezza filosofica di Spock. E' il solo, unico, brevettato, Astrofilosofo di quartiere periferico extragalattico, per gli amici... Fabry.

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