Altivole: vietato parlare delle “Strade morte” venete

di Maria Rosaria Baldin

La storia è semplice: Marco Milioni, Carlo Costantini, Massimo Follesa e Francesco Celotto hanno scritto un libro: “Strade morte, dal sogno del grande Veneto allo scandalo delle grandi opere” che racconta le vicende di Mose, Strada Pedemontana Veneta (SPV), Valdastico Sud e altri. Come

tutti gli autori cominciano a chiedere a comuni ed enti vari la disponibilità a presentare il libro. L’hanno già fatto il 16 maggio a Padova, propongono di farlo fra il 25 e il 28 ad Altivole, comune in provincia di Treviso interessato dal passaggio della Pedemontana. E qui succede qualcosa. Il sindaco Sergio Baldin chiede alla Prefettura un parere sull’opportunità di permettere l’utilizzo dell’auditorium di Altivole e la prefettura risponde: «Si giudica opportuno procrastinare la presentazione del libro in questione a data successiva allo svolgimento delle elezioni regionali». E così il sindaco non concede l’auditorium e dichiara alla Tribuna di Treviso: “Vi sono regolamenti che prevedono di informare il prefetto di appuntamenti che si tengono durante la campagna elettorale se si ritiene che questi in qualche modo possano entrare nel merito. Su quello richiesto da Gatto, essendo chiaro il tema del libro e dell’incontro, abbiamo sottoposto la questione al prefetto, che ha dato il suo parere sull’opportunità di tenerlo in questi giorni. Diverso sarebbe stato se questa presentazione fosse stata fatta nell’ambito di un appuntamento elettorale”. Sarebbe interessante sapere come si sarebbe svolta la vicenda se la presentazione del libro fosse stata inserita in un comizio elettorale. Perché la presentazione del libro dà tanto fastidio? Intanto c’è da dire che la SPV è stata voluta dalla Lega Nord, che sta governando il Comune. L’ex sindaca Silvia Rizzotto, in amministrazione dal 2004, è candidata alle regionali con la Lega di Luca Zaia. Forse quindi si vuole aspettare il dopo elezioni per evitare che qualcuno sollevi discorsi scomodi proprio ad Altivole, che ha approvato in marzo il progetto esecutivo della SPV.

Intanto però tante persone si sono mosse, a partire dal giornalista Marco Milioni che ha presentato un esposto al ministero dell’Interno e all’Ordine dei giornalisti, per continuare con enti, giornali e singoli cittadini contrari alle censure preventive. Alla fine l’incontro si farà grazie alla disponibilità della parrocchia.

Di seguito alcuni link per approfondire la vicenda.

http://www.vvox.it/2015/05/22/altivole-tv-censurato-libro-contro-pedemontana/

http://www.articolo21.org/2015/05/altivole-treviso-la-presentazione-di-un-libro-puo-collidere-col-buon-ordine-di-una-campagna-elettorale/

POST SCRIPTUM

Coincidenza vuole che l’ultimo “Internazionale” informi (pag 28) sull’Europa che chiude gli occhi sulla corruzione in Italia… a proposito del passante di Mestre. Tutte le strade portano in Veneto?

Maria Rosaria Baldin
Sono nata a Sandrigo, paese in provincia di Vicenza dove vivo.
 Nonostante un diploma di contabilità, mi sono sempre interessata più alla letteratura che alla matematica. 
Seguo da sempre le tematiche ambientali, le problematiche legate agli squilibri nord-sud del mondo, al consumo critico e consapevole, alla difesa dei diritti dei più deboli e alla costruzione della pace. Per quindici anni ho lavorato negli sportelli immigrazione della provincia di Vicenza. Nel 2009 la casa editrice La Meridiana ha raccolto la mia esperienza nel libro “Avanti il prossimo”. Dal 2009 gestisco il blog La Bottega delle Storie; inoltre collaboro con riviste e siti online. Organizzo percorsi di scrittura autobiografica e di raccolta di storie di vita. Mi sento in continua ricerca e penso che la spirale, con il suo percorso circolare aperto, lo rappresenti molto bene.

2 commenti

  • Un aggiornamento sulla vicenda: il prefetto di Treviso ha chiarito che non rientra nelle sue competenze autorizzare o meno un evento come quello descritto; la candidata alle regionali Silvia Rizzotto avrà un incontro elettorale il 27 maggio e la stessa sera gli autori del libro faranno la loro presentazione nella sala messa a disposizione dalla parrocchia di San Vito (frazione di altivole interessata al passaggio della Pedemontana).
    http://labottegadellestorie.org/ancora-su-strade-morte/

  • Daniele Barbieri

    Un aggiornamento sulla Valdastico sud
    MEDICINA DEMOCRATICA ha fatto ricorso contro la sentenza assoltoria relativa all’uso di rifiuti “non conformi” nella realizzazione della massicciata della autostrada Valdastico Sud, procedimento attivato a suo tempo da un esposto di Medicina Democratica e AIEA.
    ECCO IL TESTO
    Di fronte all’avanzare di decine di infrastrutture stradali per il “rilancio” dell’economia non si può che suonare un campanello d’allarme perché questa sentenza può essere letta come un “liberi tutti” nell’utilizzo di rifiuti non idonei nella realizzazione di massicciate.
    Sia chiaro : il recupero dei rifiuti, anche in questo settore (per infrastrutture effettivamente utili), è concettualmente positivo ma va fatto nel rispetto delle norme (da quelle autorizzative degli impianti a quelle relative alle modalità di utilizzo) e soprattutto evitando che alcune tipologie di rifiuti (come le scorie da acciaieria) diventino “cavalli di troia” per smaltire impropriamente altre tipologie di rifiuti ben più pericolosi, come è probabilmente (non sono stati svolti gli approfondimenti necessari richiesti anche da noi nel corso del processo) il caso di specie.
    Milano, 23 luglio 2020.
    COMUNICATO STAMPA
    I veleni” sull’Autostrada Valdastico SUD ci sono, lo dice la sentenza del Tribunale di Vicenza, ma non ci sono colpevoli? Ricorso in Appello al Tribunale di Vicenza di Medicina Democratica: ripartire con Italia veloce, ma nel rispetto delle norme sui materiali di recupero.
    “Sembra una assurdità: sappiamo con certezza che per lunghi tratti della massicciata della “ Autostrada Valdastico SUD” (Vicenza Rovigo),c’è una “bomba ecologica innescata”, a base di rifiuti e scorie che rilasciano sostanze pericolose per la salute umana come cromo e nichel, ma non ci possiamo fare niente, o meglio la giustizia non è in grado di individuare i colpevoli di tanto danno e delle possibili, gravi conseguenze”, ha dichiarato Marco Caldiroli, Presidente nazionale di Medicina Democratica.
    “Abbiamo fondato timore- ha aggiunto Caldiroli- che questo genere di “storiaccia”, con i rischi che comporta, possa replicarsi all’infinito nell’imminente riavvio delle grandi opere infrastrutturali, previste dal Piano “Italia veloce”, 130 opere al momento, fra cui numerosi tratti autostradali in varie parti della Penisola: per questo come Medicina Democratica intendiamo proseguire fino in fondo l’azione penale per la vicenda della Autostrada Valdastico SUD e abbiamo presentato appello, nei giorni scorsi, assistiti dal nostro avvocato Edoardo Bortolotto, contro la sentenza assolutoria di primo grado, contraddittoria e inaccettabile ”.
    L’ennesima paradossale vicenda di questa nostra Italia delle contraddizioni, è riassunta nella sentenza del Tribunale di Vicenza, la n. 1482 del 17.12.2019, che riconosce la presenza di tali materiali pericolosi, ma manda assolti tutti gli imputati, rappresentanti di alcune imprese di “recupero” rifiuti, utilizzati nella costruzione dei 13 km di massicciata sotto accusa. La colpa c’è, ma non ci sono colpevoli! La spiegazione di tale incongruenza è nelle motivazioni della sentenza depositate il 17.04.2020: la giudice Antonella Toniolo riconosce la presenza nella massicciata di materiali in contrasto con le norme di tutela ambientale, che regolano le caratteristiche dei rifiuti recuperabili in tali opere. Nel contempo, però, esclude le responsabilità penali, in quanto il sistema di registrazione della posa dei rifiuti nelle diverse tratte è stato considerato “non affidabile”: non sarebbe possibile risalire dai punti dei campionamenti, che evidenziano il superamento dei limiti, alla provenienza (fornitura) dei rifiuti. Quindi, l’inquinamento c’è ma non è possibile indicare un colpevole “certo”, anche se le aziende indagate sono quelle che hanno fornito tutti i materiali di recupero in quelle tratte: in sostanza su quella massicciata le imprese ci hanno buttato di tutto e di più, ma in una confusione generale, tenuta dei registri in modo “ballerino”, quantitativi e dislocazioni dei campionamenti inadeguati/insufficienti, non si capisce chi ha buttato “il veleno”, né dove, né come, né quando !
    La storia dei “veleni” sui 13 Km della massicciata autostradale Valdastico SUD, era cominciata nel 2012 con il decesso di un cane morto dopo aver bevuto acqua nei pressi di un cantiere sulla A31. Alla prima denuncia dell’archeologo amatoriale Marco Nosarini, che aveva tenuto sotto controllo i lavori e aveva fatto svolgere analisi in proprio, era seguito un esposto al Tribunale di Vicenza, insieme a Medicina Democratica e AIEA, Associazione Italiana Esposti Amianto. Da lì l’avvio di un procedimento giudiziario che ha visto costituirsi come parti civili anche il Ministero dell’Ambiente, Italia Nostra, il Comitato Intercomunale Tutela Territorio Area Berica, Legambiente, Regione Veneto, Provincia di Vicenza e il Comune di Montegandella, in cui ricade parte di quel tratto autostradale.
    “ Il lavoro, le attività produttive debbono ripartire, su questo non c’è dubbio- ha concluso Marco Caldiroli- ma non possono esserci scorciatoie e strumentalizzazioni di nessun genere: non ci può essere alcuna ripresa senza garanzie prima di tutto per la salute e per l’ambiente! Non intendiamo mollare, ma continuare nella ricerca della verità giudiziaria oltre a quella tecnica già chiaramente emersa durante le diverse fasi del processo. Verità che identifica i responsabili nelle aziende che trattano rifiuti in modo inadeguato rispetto alla finalità del loro, concettualmente positivo, recupero”.

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