Amanda Emeil aveva 47 anni

di Combonifem (*)

Una delle tante storie “sparite” – come le due precedenti – sugli stessi media che preferiscono le “sparate” … Perché gli stranieri fanno notizia solo quando “rubano, sporcano e mettono paura”

Qualche giorno fa sulla pagina facebook del Sindacato pensionati italiani della Cgil è comparso questo breve post.

Amanda Emeil aveva 47 anni e veniva dalle Filippine. È morta per salvare dalle fiamme l’anziana a cui faceva da badante. Un gesto eroico, pagato con la vita, di cui nessun telegiornale ha parlato. Perché gli stranieri fanno notizia solo quando “rubano, sporcano e mettono paura”.

E allora siamo andate a cercare, per raccontarla noi questa storia, accaduta il 20 gennaio, alle 4.45 del mattino, in un complesso residenziale nel quartiere di Monte Mario a Roma. Amanda Emeil viveva accanto alla 89enne Giuseppina Biondi da tredici anni. Nelle Filippine aveva lasciato la madre e un fratello, era la loro fonte di sostegno. I vigili del fuoco l’hanno trovata distesa nel corridoio, dopo essere riuscita a prestare soccorso a Giuseppina, accanita fumatrice, ritenuta inizialmente causa dell’incendio. Da principio infatti si è pensato che il fuoco fosse partito da un mozzicone di sigaretta rimasto acceso, solo dopo si è scoperto che invece la causa è stata un cortocircuito. I vicini raccontano di fiamme alte due metri. Amanda è stata uccisa dal fumo, Giuseppina si trova in gravi condizioni in ospedale. “Ora chi lo dice a Giuseppina che Amanda è morta? – si interroga una vicina – Stavano sempre insieme. Le vedevo uscire tutti i giorni a mezzogiorno per andare a fare le spesa, una sotto braccio dell’altra. Una tragedia infinita…”.

I quotidiani locali che hanno pubblicato la notizia riportano per intero la storia della signora Giuseppina, quando si è sposata, da quando abitava a Monte Mario, da quanto tempo è rimasta vedova e quanti figli ha… Della signora Amanda, solo nome e cognome ed età. Le poche informazioni che abbiamo trovato su di lei appartengono a un servizio andato in onda su Tv2000, durante una trasmissione sugli anziani. È la cugina di Amanda a riferirle. Il filmato si chiude con la voce del giornalista che accenna a una raccolta di soldi tra i famigliari di Giuseppina e i vicini, per il funerale di Amanda.

(*) ripreso da «Comune Info» che indica come fonte commons.wikimedia.org; Combonifem è un sito di informazione curato da missionarie comboniane

 

Redazione
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Un commento

  • Daniele Barbieri

    La storia di Amanda nella “bottega” di oggi è stata collocata in un punto affollato: infatti nello spazio di tre minuti, insomma uno dopo l’altro, ci sono altri due post intitolati «Morire fra passi distratti» e «Se riparte Famà, venuto da lontano». Chi legge i tre post di seguito capisce il perché di questa scelta. Sono tre fra le tantissime storie dove i migranti in Italia non possono essere inseriti in quell’unica e ininterrotta narrazione (paura, estraneità, sospetto, italiane/i che subiscono danni o almeno seri problemi per causa loro) che ormai interessa i grandi media.
    Che alla “bottega” in poche ore siano arrivate tre storie simili è un caso… eppure non lo è: se in mezzo a 5 milioni circa di straniere/i in Italia si cercano “i cattivi” e “le cattive” ovviamente saltano fuori (è la statistica, bellezza) e comunque spesso i nostri media ne inventano qualcuna/o in sovrappiù; ma è altrettanto ovvio che se, fra quei circa 5 milioni, si cercano persone “normali” – o “buone” o grazie alle quali chi è nato in Italia trae benefici o guadagni – tante se ne troverebbero.
    Notizie «sparate» e notizie «sparite» le chiamo io, come sa chi passa spesso da codesto blog-bottega e trova una sorta di rubrica così intitolata e dedicata ai media presunti grandi. Mettere in pagina o in tv solo notizie che confermano un certo teorema, eliminando tutte le altre che lo smentiscono non è un errore ma una consapevole scelta: in questo caso razzista. Le tre piccole storie – di Amanda, di Famà e del senegalese morto a Decimomannu – lo ricordano in modo esemplare a chi ha orecchie, occhi, cuore e cervello per comprendere.

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