Amazon. Lo sciopero di Piacenza contagia altre sedi in Europa

di Antonio Sciotto (*)

«Aumentare le paghe notturne e domenicali, rendere meno pesanti i turni». Intanto il patrimonio del fondatore Jeff Bezos vola oltre i 100 miliardi di dollari

Chi indossa il badge blu ieri ha potuto incrociare le braccia, per quelli con il contrassegno verde è stato molto più complicato. Al centro spedizioni piacentino di Amazon lo sciopero è andato bene, ma ovviamente i precari (cartellino green) non hanno potuto partecipare, a differenza dei tempi indeterminati. Forti pressioni dai capi, che avevano il mandato a far passare il primo Black Friday di protesta come un giorno qualsiasi, rispettando i tempi di consegna promessi ai clienti. Lo stop degli operai 4.0 ha comunque segnato un discreto successo: non solo per il battage mediatico e sui social, ma perché si sono uniti i dipendenti di sei filiali tedesche (in Germania la multinazionale Usa conta 12 mila dipendenti) ed è arrivata la solidarietà dai lavoratori francesi. Un primo nucleo di sciopero europeo.

E NON È POCO, VISTO CHE Amazon è tra i grandi colossi del web a cui non si riesce neanche a far pagare le tasse in maniera compiuta nei diversi paesi in cui opera: vedi il dibattito sulla web tax in Italia e nella Ue. I lavoratori però si sono organizzati: lo sciopero è stato indetto da Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs Uil, Ugl Terziario, ma ieri un presidio è stato messo su anche dal Si Cobas. Tenuto separato rispetto a quello dei confederali, visto che il sindacato di base a un certo punto avrebbe invitato chi protestava a bloccare i camion in uscita: strategia non condivisa dalle altre organizzazioni.

E mentre i lavoratori protestano, si è saputo che proprio grazie alle vendite del Black Friday, il patrimonio di Jeff Bezos, il fondatore di Amazon, è salito di 2,4 miliardi di dollari sfondando quota 100 miliardi.

SECONDO L’AZIENDA in giornata ha aderito solo il 10% dei dipendenti, mentre per i sindacati già dal turno del mattino si poteva registrare una percentuale superiore al 50%, con la previsione di un picco nel turno notturno. Non certo per caso, come spiega Fiorenzo Molinari, segretario generale Filcams Cgil di Piacenza: «Il turno di notte è quello più disagiato, infatti l’assemblea notturna per decidere lo sciopero è stata più animata delle altre. Per questo motivo ci aspettiamo maggiori adesioni di quei lavoratori».

Lo sciopero è stato indetto per chiedere un integrativo – aumentare in particolare le maggiorazioni per il notturno e le domeniche – e per migliorare la distribuzione dei turni: i carichi di lavoro sono pesanti, i dipendenti che movimentano le merci fanno fino a 17 chilometri a piedi ogni giorno, e devono selezionare, impacchettare e spedire a ritmi molto sostenuti, piegandosi continuamente. Tanti accusano dolori e patologie muscolo-scheletriche, come accadeva agli operai delle linee dell’auto solo fino a pochi anni fa, prima dell’automazione.

IL PROBLEMA È CHE HANNO soltanto il contratto nazionale – la paga base sta sui 1.100-1.200 euro netti – e da un anno, nonostante le richieste del sindacato, la multinazionale Usa leader delle vendite on line nega un accordo sull’integrativo.

Per i lavoratori notturni, quindi, un’intesa è ancora più urgente: «A diversi dipendenti, quando hanno siglato il passaggio dal tempo determinato all’indeterminato – spiega ancora Molinari della Filcams – è stato imposto di fatto di rendersi disponibili per le notti. E le fanno sei giorni su sette, per tutto l’anno, senza poter mai alternare con l’orario diurno». Non è difficile immaginare gli effetti sulla vita privata, sul fisico, anche sull’equilibrio psicologico: tanto che molti lasciano dopo 2 o 3 anni.

IL SINDACATO POTRÀ valutare nei prossimi giorni se le assenze per sciopero registrate tra i 1600 dipendenti a tempo indeterminato e full time siano state coperte ad hoc da qualcuno dei circa 2 mila interinali che in genere lavorano proprio nel periodo che va dal Black Friday degli sconti fino alle festività natalizie. In tal caso, spiega la Cgil, si tratterebbe di «comportamento antisindacale».

Amazon ieri è tornata a ripetere che i dipendenti di Piacenza hanno «le paghe più alte del settore logistica» (in genere il comparto applica i contratti dei trasporti, ma nell’hub di Castel San Giovanni c’è quello del commercio) oltre a diversi benefit. E ha ribadito che tutta l’azienda «è focalizzata sulle garanzie date a chi ci fa gli ordini»: insomma nel weekend del picco di vendite, bisogna a tutti i costi soddisfare i clienti.

(*) ripreso dal quotidiano “il manifesto” del 25 novembre. A proposito dei commenti di Bezos – gli scioperanti “andrebbero fucilati” – vedi il commento (del 26 novembre) Sciopero Amazon, i nostalgici di Bava Beccaris – Il Fatto Quotidiano di Giorgio Meletti.

IN “BOTTEGA” CFR:  Amazon, lavorare dalle parti dell’incubo;  Amazon e dintorni: sciopero a Varese; Amazon, Dostoevskij e il fascismo cool

 

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