Amianto ex Norma di Casalecchio: istruzioni…

… per non perdersi in un bicchier d’acqua

di Vito Totire (*)

Che distress questa asserita “messa in sicurezza” (è stata fatta?). VOGLIAMO LA BONIFICA INTEGRALE: sono passati 27 anni dalla legge 257-1992.

La diatriba va avanti da tanti anni ed evidenzia l’incapacità o la mancanza di volontà delle istituzioni di occuparsi veramente di prevenzione del rischio amianto. La comunità scientifica – già dai primi anni novanta del secolo scorso – ha definito le coperture di cemento-amianto «un rilevante problema di sanità pubblica». Da decenni la comunità scientifica ha indicato i siti dismessi come luoghi particolarmente a rischio indicando l’opportunità/necessità di procedere in questi casi a bonifiche tramite rimozione totale del cemento-amianto.

Per l’ultimo capannone superstite della ex-Norma di Casalecchio si è ancora fermi alla richiesta di «messa in sicurezza». Strategia sbagliata che non parte da una valutazione dinamica del rischio ma da una “logica” del rattoppo periodico inframmezzato da inevitabili rilasci di fibre, da rischio facilemente e altrimenti evitabile per i cittadini residenti oltreché da tanto distress.

L’ultima ordinanza del sindaco prevedeva che la «messa in sicurezza» avvenisse entro il 15 dicembre: è stata fatta?

Ma perché «messa in sicurezza» e non bonifica integral ? A fronte del rischio e del distress accollato ai residenti, ci troviamo di fronte a costi irrisori; ormai una bonifica costa fra i 6,5 e i 10 euro a metro quadro; moltiplichiamo per i circa 1800 metri quadri residui e fanno al massimo 18.000 euro.

Non è l’inezia della spesa il fatto più inquietante ma il modo di procedere di Ausl e Comune che sostanzialmente interpretano le norme in termini di delega alla proprietà.

La base d’appoggio della “timidezza” istituzionale si trova nelle linee guida regionali che sono di quanto più assurdo si possa immaginare: fondate su una misconoscenza del rischio e/o (anche peggio) su una volontà politica di “non disturbare il manovratore”. Le cosiddette linee-guida prevedono la possibilità di attendere anni prima di bonificare se lo stato delle coperture viene valutato discreto o scadente; se invece lo stato delle coperture è pessimo si dovrebbe intervenire entro un anno. MA QUESTE COSIDDETTE LINEE GUIDA – CHE LA REGIONE HA DISCUSSO SOLO CON PARTI SOCIALI “SELEZIONATE”- SI BASANO SULLA RIMOZIONE DI UN QUESITO FONDAMENTALE:QUAL E’ LA DIFFERENZA TRA STATO DISCRETO E STATO PESSIMO SE NON MILIONI DI FIBRE CHE FINISCONO NELL’AMBIENTE ? Un nanogrammo di amianto contiene , alla lettura al microscopio elettronico a tensione (TEM) 100.000 fibre…

QUINDI PERCHE’ SCATTI LA SCADENZA “BREVE” DI UN ANNO LO STATO DEVE ESSERE “PESSIMO” cioè dobbiamo esserci respirate quei milioni di fibre che intercorrono fra il “discreto” e il “pessimo”. Solo allora si deve bonificare…

Quello che non si comprende dunque della vicenda ex-Norma è: per quale motivo i sindaci non hanno fatto ordinanze di bonifica integrale da subito? Se si fossero documentati avrebbero appreso che una lastra di cemento-amianto, fresca di fabbrica, una volta esposta alle intemperie, comincia a cedere fibre dopo soli 18 mesi di esposizione. Escursioni termiche, neve, venti, piogge acide, eventi sismici comportano fenomeni di erosione che non sono monitorabili con campionamenti dell’aria ma piuttosto col metodo deposimetrico (**).

AMMESSO CHE – entro il 15 dicembre _ SIA STATA EFFETTUATA LA COSIDDETTA MESSA IN SICUREZZA (PIU’ VOLTE CHIESTA, PIU’ VOLTE RINVIATA) SI TRATTEREBBE DI UNA STRATEGIA DI PREVENZIONE FONDATA SULLA SPERANZA DEL MIRACOLO, VALE A DIRE SULLA SPERANZA CHE QUELLE LASTRE SI VERRANNO A TROVARE IN UN AMBIENTE INDENNE DA TUTTI I FATTORI DI RISCHIO PRIMA CITATI;

MA SE LE ESCURSIONI TERMICHE “SPACCANO LE MONTAGNE” (FENOMENO DEL CRIOCLASTISMO) LA INTEGRITA’ DELL’ETERNIT (A DISPETTO DEL NOME) DURA DAVVERO POCO …

Ausl e Comune hanno sbagliato fin dall’inizio: bisognava bonificare integralmente con tempestività almeno simultanea alla dismissione INVECE DI SOLLECITARE UNA VERNICIATINA OGNI TANTO PER POI DOVER CONTROLLARNE PERIODICAMENTE LA TENUTA… DAVVERO UN GRANDE DISTRESS.

Quali fattori hanno indotto questo atteggiamento di delega alla proprietà? Forse il timore di abusare del proprio potere? (Ma la proprietà avrebbe avuto facoltà di fare ricorso). Oppure la misconoscenza del rischio effettivo? O la mancanza di strumenti di controllo?

In realtà la Ausl ha poteri ispettivi e non pare che li abbia esercitati con la dovuta determinazione.

Esprimiamo solidarietà ai cittadini di Casalecchio e continuiamo a monitorare la situazione nella speranza che le istituzioni non continuino a perdersi in un bicchier d’acqua.

(*) Vito Totire è portavoce di AEA, l’associazione esposti amianto e rischi per la salute

(**) consiste nel misurare le fibre che si staccano nel tempo e si depositano per esempio in un mese in una scatolina, piuttosto che fare affidamento sulle analisi dell’aria con le quali puoi trovare zero oggi e 1.000 fibre il giorno dopo.

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