Ancora lutti sui binari e ancora sentenze «a lutto»

di Assemblea 29 giugno e associazione «Il Mondo che vorrei» (*)
Tre ferrovieri perdono la vita sulla linea Licata-Gela, in provincia di Caltanisetta, travolti dal treno.
Sono Vincenzo Riccobono di 54 anni, Antonio La Porta di 55 anni e Luigi Gazziano di 57 anni, tutti della provincia di Agrigento.
Dal 2007

a oggi sono 47 i lavoratori che hanno perso la vita sui binari delle ferrovie italiane. E queste sarebbero, a detta del «cavalier» Moretti, le ferrovie più sicure del mondo!? Il “cavaliere” in questione – pur essendo rinviato a giudizio con pesanti accuse per la strage ferroviaria di Viareggio del 29 giugno 2009 – viene rinominato Ad (amministratore delegato) delle ferrovie dai governi Berlusconi e Letta e poi promosso da Renzi alla guida di Finmeccanica. Per traslocare a Finmeccanica il «cavaliere» (nomina elargita da Napolitano in occasione del 1° anniversario della strage di Viareggio) ha preteso una retribuzione più cospicua e che a sostituirlo fosse Michele Elia, altro rinviato a giudizio.
Di fronte alla tragedia di ieri, questi pusillanimi parleranno ancora di “errore umano”. L’unico e vero errore umano è non ribellarsi a questo stato di cose!
Dalla sentenza a lutto di Lucca del 4 giugno 2013 alla sentenza che gronda sangue di Firenze del 17 luglio 2014
Alle 17.50 del 17 luglio, l’avvocato comunicava l’inammissibilità del ricorso per la reintegrazione al lavoro di Riccardo Antonini; alle 17.55 dello stesso giorno sui binari della Sicilia perdevano la vita tre ferrovieri di Rfi addetti alla manutenzione.
Sentenze di questo tipo – come quelle nei confronti di altri ferrovieri impegnati sul fronte della sicurezza in ferrovia – intimidiscono, ricattano, minacciano … i lavoratori che rivendicano il diritto alla critica e alla cronaca per tutelarsi dalle morti sul lavoro e per evitare stragi come quella di Viareggio del 29 giugno 2009. Sentenze inqualificabili, illegittime e disumane che incitano o, meglio, istigano datori di lavoro e manager a continuare sempre di più a trascurare la sicurezza e la salute nei luoghi di lavoro… tanto: o vengono premiati come nel caso di Moretti o riescono sempre a farla franca.
Chi emette simili sentenze irresponsabili e di una gravità inaudita si macchia di crimini contro l’umanità in tempo di pace.
Anziché tutelare il diritto alla vita, alla salute, alla sicurezza, si inchinano a padroni e manager e si genuflettono alle loro aberranti logiche di profitto
(*) Assemblea 29 giugno e Associazione «Il Mondo che vorrei», 18 luglio 2014

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