Ancora sull’8 marzo «marò-nizzato»

Due lettere che, per ora, non hanno avuto risposta. Chi non conosce la vicenda accaduta a Imola (e rimbalzata a livello nazionale) legga qui: 8 marzo marò-nizzato. E occhio anche al “ps” finale.

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Lettera aperta al sindaco di Imola, Daniele Manca

Gentile Sindaco,

ho deciso di scrivere questa lettera poiché da un lato non è stato possibile affrontare la questione all’interno del gruppo di cui faccio parte in qualità di consigliera indipendente nonostante la mia sollecitazione, dall’altro trovo necessario prendere una posizione sui fatti accaduti l’8 marzo ed il 14 febbraio in città.

Dato che ritengo che le azioni politiche vadano sempre valutate nel contesto in cui si inseriscono, mi sembra utile riconsiderare le circostanze nelle quali si è costruito quest’anno l’8 marzo.

Il 14 febbraio non ho potuto purtroppo partecipare in piazza alla manifestazione internazionale One Billion Rising, durante la quale dal palco – col sostegno della stessa Amministrazione – sono state pronunciate parole libere, così come è sancito nella nostra Costituzione. Le ragazze che hanno lavorato per organizzare quell’appuntamento hanno voluto condividere una loro riflessione proponendo un paragone tra l’uomo e la donna – in particolare tra le rispettive percezioni nella nostra opinione pubblica: un confronto molto normale, in una giornata che si propone anche di mettere in luce le disparità di genere che ancora oggi viviamo.

Per farlo, si sono fatti degli esempi: le due cooperanti rapite in Siria riaccolte in patria in maniera indecorosa; i due marò al centro di una vicenda che ancora deve essere giudicata dal diritto, ma che di certo hanno sparato a due pescatori, raffigurati dalla stampa quali eroi nazionali strappati alla patria. La disparità è evidente, e nulla di quanto è stato pronunciato è ingiurioso o diffamante.

Tuttavia, sono state urtate alcune sensibilità, che definirei molto maschili, per le quali è stato «penoso» e «indecoroso» fare un esempio simile, in una «manifestazione pubblica che niente doveva avere di politico», «che con la politica non dovrebbe avere nulla a che fare». Quelle citate sono le considerazioni di Lega Nord e Forza Italia, che forse considerano le piazze in cui si parla di pari opportunità dei momenti avulsi dalla Politica, meglio riconducibili ad iniziative di folclore femminile.

Sulla scia di queste proteste, in risposta a quanto detto il 14 febbraio a detta dei Comitati organizzatori (Comitato pro Fucilieri del San Marco e il Gruppo Nazionale Leone San Marco), e «per stare accanto alle mogli dei nostri fucilieri» viene costruita la data dell’8 maro. L’Amministrazione vi presenzia nella veste della Presidente del Consiglio che interviene considerando «giuste le azioni fatte per riportare a casa le cooperanti» ed altrettanto «giuste e doverose quelle per riportare a casa i nostri fucilieri».

Ho ritenuto inopportuna la manifestazione di quella piazza, costruita in maniera così pretestuosa e violenta, contro le affermazioni di giovani donne proprio nella Giornata Internazionale della Donna: si è voluto forse dimostrare che gli spazi riservati alle donne, simbolicamente, possono essere ridimensionati, riempiti di politica solo con un certo tipo di manifestazioni?

Ed è per questi motivi che credo sia stato assolutamente inopportuno e inaccettabile dare un rilievo istituzionale a quella manifestazione, col risultato di legittimare indirettamente le ragioni addotte dai Comitati per sfilare in un corteo dai toni e dai colori militareschi fino in piazza, sotto la lapide di due donne morte per mano fascista, l’8 marzo. Queste coincidenze, così forzate, non dovevano essere trascurate ed, anzi, sostenute con quell’intervento pronunciato proprio da una donna.

Credo infine che la considerazione per cui l’Amministrazione in quanto tale, dato il suo profilo istituzionale, debba indiscriminatamente esserci, essere presente, sia errata. Le Istituzioni hanno il compito, difficile in questo periodo storico, di discernere valutando l’opportunità politica di certe azioni. E nel farlo si deve anche prendere una posizione, senza il timore di essere definiti di parte, perché è questo che connota la Politica. Diversamente, saremmo solo burocrati senza alte aspirazioni.

Giulia Barelli, Consigliera indipendente Gruppo PD

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Una lettera di giovani donne imolesi alla rivista «Marea»

cara Monica, cara Laura, cara MAREA

sicuramente non ci conoscete tutte: siamo un gruppo di giovani donne native e migranti.

Abbiamo dai 17 ai 27 anni, molte di noi si sono avvicinate al femminismo solo da pochi mesi, altre da anni.

Altre ancora si sono avvicinate anche grazie a voi, a quello che scrivete e a quello che ci avete trasmesso venendo nelle scuole di Imola.

Viviamo in una città (o forse in un Paese) dove è raro trovare posti in cui incontrarci liberamente, discutere, ascoltarci a vicenda, raccontare i nostri problemi e le nostre paure di giovani donne del ventunesimo secolo.

Ne abbiamo trovato uno che voi negli anni avete imparato a conoscere bene e a raccontare nella vostra rivista femminista: il Centro Interculturale delle donne di Trama di Terre.

E’ in questo posto, dove la teoria viene trasformata in pratica e dove veniamo colpite quotidianamente dall’esempio di decine di donne, che ogni settimana ci incontriamo e che facciamo la cosa più preziosa che voi femministe adulte ci avete trasmesso, lasciato in eredità: la condivisione con altre donne delle nostre emozioni, esperienze e sensazioni, al fine di cambiare una società nella quale troviamo sempre meno spazio per noi.

E’ con questo spirito che il 14 febbraio abbiamo deciso di metterci in gioco e di organizzare ad Imola la manifestazione internazionale One Billion Rising.

Vorremmo raccontarvi di tutta la fatica, gli sforzi, le discussioni, le telefonate, le notti passate a fare volantini e a montare video, delle prove del ballo che abbiamo organizzato in tutta la città per varie settimane.

Vorremmo raccontarvelo perché è stata un’emozione unica vederci tutte assieme in un palco e leggere ciò che avevamo prodotto con tanta fatica nelle settimane precedenti. Rifaremmo tutto nuovamente, non ci pentiamo di niente.

Non ci pentiamo neanche del documento politico che abbiamo scritto, dove chiedevamo maggiori risorse per i centri antiviolenza e rispetto per le donne. Rispetto anche per due nostre coetanee e cooperanti italiane: Greta Marzullo e Vanessa Ramelli, accolte in Italia come due sciocche, incapaci e sprovvedute ragazzine.

Abbiamo “osato” chiedere alla Piazza: “la reazione sarebbe stata la stessa se fossero stati due uomini? Probabilmente no, sarebbero stati accolti come eroi, così come sono stati descritti quei due marò che hanno ucciso dei pescatori indiani”.

Ebbene, per questa domanda siamo state strumentalizzate: di tutto il lavoro che avevamo fatto la destra della nostra città si è concentrata solamente su questo paragone. E in risposta al nostro osare hanno organizzato una manifestazione contro di noi proprio nella Giornata Internazionale della Donna.

E così tamburi, urla e muscoli hanno riempito la stessa Piazza in cui chiedevamo se fosse possibile un altro mondo, un mondo migliore per le donne, all’altezza dei nostri sogni e delle nostre speranze.

Zitte, adesso vi facciamo vedere noi come si risponde se veniamo toccati: ci è sembrato questo il loro messaggio.

A chiudere la manifestazione una donna, sì, vi sembrerà strano: una donna delle istituzioni, la Presidente del Consiglio Comunale, Paola Lanzon che anche voi conoscete e che anzichè venire a conoscerci, a parlare con noi, sceglie di passare l’8 Marzo in quella Piazza e di prendere parola a livello istituzionale senza prendere le distanze da quella cultura militarista e fascista.

Abbiamo ricevuto la solidarietà delle donne della CGIL, di Trama di Terre, di quelle dell’UDI e di tante femministe che ci hanno mandato messaggi da tutta l’Italia.

Loro, come noi, pensano che non si possa far finta di nulla davanti un comportamento simile di una donna del Partito Democratico che si dice femminista, allo stesso modo di quando denunciamo atteggiamenti maschilisti e machisti dei nostri compagni uomini e non li copriamo se arrivano ad agire violenza.

Perché il vostro silenzio così assordante? E perché abbiamo letto che verrete ad Imola il 20 marzo e il 1 aprile, e che farete due iniziative con la stessa Presidenza del Consiglio Comunale, proprio quell’istituzione che ha sostenuto e partecipato a tutto questo?

Ci auguriamo di cuore, che nelle vostre parole e nelle vostre scelte, riemerga quella solidarietà femminista e antimilitarista che in questa occasione fatichiamo a riscontrare.

Giulia, 20 anni; Maria Pia, 20 anni; Sara, 19 anni; Martina, 19 anni; Simona, 19 anni; Chiara, 19 anni; Marzia, 19 anni; Diletta, 17 anni; Margherita, 20 anni; Stefania 21 anni; Serena 27 anni.

UN PICCOLO PS

Su codesta bottega-blog in passato ho avuto il piacere di ospitare molti scritti di Monica Lanfranco ed è proprio per la stima che ho per lei e il lavoro di «Marea» che mi unisco anche io alla richiesta di queste giovani donne: mi piacerebbe che la redazione della rivista desse una risposta. Quanto alla scelta delle vignette di Vauro – riprese dalla rete – ovviamente è mia. (db)

 

Redazione
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