Ancora un morto d’amianto a OGR di Bologna

di Vito Totire (*)

Una strage infinita alle OFFICINE GRANDI RIPARAZIONI delle Ferrovie di Bologna. Partiamo dal lutto per affermare finalmente la verità sull’amianto.

Condoglianze ai familiari e ai compagni di lavoro di Gianni Dal Monte, operaio saldatore, morto il giorno di Natale. Siamo addolorati dall’ennesimo decesso correlato all’amianto emerso dalla coorte dell’OGR di Bologna.

Crediamo che la situazione complessiva dei decessi e dell’impatto morbigeno complessivo dell’amianto e degli altri fattori di rischio presenti nel ciclo produttivo non sia emersa in tutta la sua chiarezza. Ci risulta che sia ancora da definire quello che l’amianto, anche in sinergia con altri rischi, ha causato in particolare per quel che riguarda le patologie diverse da mesoteliomi e tumori polmonari. Occorre confrontare i dati Ausl con quelli Inail e riconsiderare tutti i tumori che la letteratura medica ed epidemiologica attribuisce all’amianto e non solo quelli oggi collocati in LISTA I (o II o III) o transitati da poco tempo in una di queste liste. Occorre riconsiderare l’asserito “non eccesso” di tumori polmonari con più approfondite ricerche. Occorre valutare, oltre ai dati di mortalità anche quelli di incidenza di patologie che – fortunatamente, a volte – possono, oncologiche o no, non essere mortali.

Infine occorre valutare l’incidenza di patologie autoimmuni e di patologie non univocamente correlabili all’amianto ma per le quali l’amianto può avere avuto un ruolo sinergico assieme agli altri fattori di rischio (solventi, vernici, metalli pesanti).

Si tratta di attività di approfondimento che devono essere condotte, quanto meno, anche sulla coorte delle officine Casaralta.

La maggioranza parlamentare italiana era sul punto di negare perfino alcune elemosine ai malati di patologie asbestocorrelate ma grazie al pressing delle associazioni delle vittime (su un nucleo di parlamentari non disponibili all’ennesimo insulto che abbiamo però rischiato) ha confermato “le elemosine” riproponendo procedure non condivisibili. Ma nel frattempo la magistratura, a fronte delle elemosine, va consolidando orientamenti inaccettabili. Non parliamo solo delle rocambolesche sentenze ispirate a tesi prive di fondamento scientifico ma parliamo anche di decisioni, in merito ai risarcimenti alle vittime, che vorrebbero tenere conto “solo” della sofferenza terminale prima del decesso e non della riduzione della speranza di vita!

In verità le vittime dell’amianto spesso non chiedono risarcimenti per non esporsi a nuove vessazioni e nuovi soprusi. Pensiamo ai nipoti che hanno perso prematuramente il nonno: i pochi familiari che chiedono risarcimenti li tengono fuori dai procedimenti nei tribunali (come le anziane madri) per risparmiare loro il dolore della rievocazione.

Un governo all’altezza della situazione avrebbe già fatto una linea guida per le aziende che resistono alle richieste di risarcimenti, fra le quali diverse sono “pubbliche”. Invece l’Italia è il Paese dei procedimenti infiniti nei quali è consentito ai datori di lavoro presentarsi in tribunale ad affermare che «solo negli anni ottanta del secolo scorso» fu acquisita la cognizione della cancerogenicità dell’amianto! Pare cioè consentito affermare il falso senza incorrere in sanzioni. E pensare che la maggioranza parlamentare sta discutendo una legge per arginare le fake news; il termine è di moda ma si tratta di “propaganda” perché a qualcuno la riproposizione di notizie false, fino a negare l’evidenza storica, pare consentita.

Dobbiamo cercare di partire dal lutto per affermare la verità.

(*) Vito Totire, medico del lavoro, è presidente nazionale di AEA, l’«Associazione esposti amianto e rischi per la salute»

 

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