Ancora una volta ci aiuta il numero 15

«In questo mondo sempre più sfatto in cui si salva solo chi è un po’ matto» ovvero la 63esima puntata dell’«Angelo custode» con le riflessioni di ANGELO MADDALENA per il lunedì della bottega

Alla presentazione del libro di Wolfgang Hermanns – Teranga (un viaggio spirituale in Senegal) – è successo quello che doveva succedere: si è creato uno spazio che garantisca l’ascolto.

Dovrebbe essere uno stile di vita, prima che di arte e di proposta letteraria, prima e oltre le normative imposte dal DPCM per arginare il contagio. Ma se abbiamo bisogno di questo per tornare all’essenza, purtroppo è un problema da risolvere… prima che arrivino altre dieci pandemie per farci tornare “umani”.

Da anni propongo letture, incontri, concerti, monologhi teatrali – miei e di altri – in spazi minimi, per garantire ascolto, raccoglimento, intimità e valorizzazione dell’artista e del produttore. Per il libro di Hermanns al ristorante Mandela (Di Perugia) si è rinnovato questo rito: meno di 15 persone. Poi il ristorante si è riempito – in base alle normative però! – sia di chi aveva prenotato la cena dopo la presentazione del libro e sia di altri arrivati dopo. Un bel risultato anche per il ristorante gestito da Tayfour, il quale dal Corno d’Africa negli anni ’80 è arrivato in Italia.

Possiamo credere che gli africani venuti in Europa per essere soccorsi in Europa salveranno l’Europa? Già anni fa Antonello Mangano aveva scritto il libro Gli africani salveranno l’Italia e anche Teranga, il libro di Wolfgang Hermanns, è ricco di suggestioni del genere. Wolfgang vede nella Teranga senegalese – tradizione di ospitalità spirituale – un modo di vivere e di sentire la vita che lo fa sentire a casa. Libro dalla scrittura «spumeggiante» come ha notato Loredana, fra le prime (quasi tutte donne le partecipanti più un ragazzo del Gambia) ad acquistare il libro. Il ragazzo del Gambia presente ha detto di essere un Baye Fall, cioè una persona che ha scelto di vivere, in Senegal, in comunità rurali predicando uno stile di vita e di pensiero nonviolento e rifacendosi alla figura di Sheik Ibrahima Fall. Anche questa è una realtà sfiorata da Wolfgang e Benedicte nel viaggio raccontato nel libro.

L’altro ieri all’Osteria Filosofi mi è capitato di incontrare un uomo di Cosenza che vive a Perugia da tanti anni. Ha qualche anno più di me e dopo aver comprato il mio libro mi ha confidato che lui avrebbe dovuto fare come me (adesso è disoccupato dopo un periodo di lavoro in un settore non molto attinente con la sua laurea in Scienze politiche). «In che senso?» gli ho chiesto. E lui mi ha detto che, qualche anno dopo la sua laurea in Scienze politiche, aveva scritto un libro di storia e il suo professore gli aveva consigliato di autopubblicarlo. Allora mi sono ricordato che nel 2004 avevo fatto proprio così, quasi non me ne ricordavo più. Dopo che un paio di editori mi avevano proposto di pubblicare la mia tesi di laurea (rielaborata ovviamente) organizzai una presentazione a Gand, in Belgio, ma l’editore che aveva promesso di pubblicarlo si era tirato indietro all’ultimo momento (a stampa annunciata e prevista per aprile 2004). Così avevo fatto stampare 20 copie – sì 20 copie – di Sud e ritorni: dalle miniere alle librerie tra Belgio e Sicilia per la presentazione. Ricordo che poi io stesso ho perso la copia originale. Mio cugino Giuseppe ne ha comprato una copia su ebay mentre Roberto (della libreria Calusca di Milano) un po’ di anni fa mi chiedeva se avevo ancora copie, e un’altra persona recentemente mi chiedeva di Sud e ritorni: dalle miniere alle librerie tra Belgio e Sicilia: copertina bianca pura, stampato alla legatoria artigianale Il Tirillò di Castelfiorentino, fra Siena e Firenze.

L’importanta di non arrendersi, di andare sempre avanti… o meglio: oltre. Ilaria mi dice spesso che apprezza questo mio aspetto, oggi come oggi tragicamente salvifico. Nella mia canzone Aghi di luce morta una strofa dice: «In questo mondo sempre più sfatto in cui si salva solo chi è un po’ matto».

Giorni fa mi è arrivata un’altra notizia che ha sollecitato queste riflessioni. Si tratta di uno spazio teatrale, vicino Viterbo, con 35 posti dove a maggio dovevo fare un mio monologo; ovviamente aveva chiuso e sospeso la programmazione fino a data da destinarsi. Mi scrivono dicendo che – non potendo garantire agli artisti un compenso perché nello spazio entrano solo 15 persone per le normative vigenti – chiederanno a chi partecipa di prenotare e pagare prima (prima era a offerta libera). Ho risposto di sì. E’ una proposta che porto avanti da circa sette anni nelle rassegne che organizzo, dalla Casa dell’Anima di Pietraperzia (2012/13) fino agli ultimi spettacoli all’Isola Polvese e a Torricella di qualche settimana fa, passando per la rassegna nella terrazza della Chiesa di San Feliciano di un anno e mezzo fa. Siamo pochi e ne andiamo fieri, però meno siamo e più dobbiamo impegnarci per valorizzare il lavoro di un artista. Ho goduto immensamente di poter dare 250 euro ad Antonio Carletti un anno e mezzo fa, con il metodo antico come il mondo della partecipazione popolare, detto anche colletta: ricordo che Federica dell’Osteria Rosso di sera mi ha dato 30 euro, Sandrone e tanti altri amici di San Feliciano o altri conosciuti lì hanno dato 10 o 20 euro, così abbiamo ripagato dignitosamente quel grande uomo e grande narratore di memoria e di lotta popolare che è Antonio Carletti (il quale fra l’altro mi ha fatto un’intervista a Genova pochi giorni: andrà in onda il 19 ottobre, cioè oggi, alle 22 e 45 su Radio Tandem, in streaming per chi non abita in Alto Adige).

Per sottolineare che esiste un mondo di invisibili: si salvano e ci salvano, grazie a sostenitori e promotori più o meno informali. Solo così ce la faremo, non per superare il virus ma per vivere senza sopravvivere. Come scrive Konrad Lorenz: la domanda non è come farsi curare, ma come riuscire a vivere.

Il prossimo appuntamento è per giovedì 22 al Mandela – corso Garibaldi 16 a Perugia – sempre con la stessa formula: 15 x 15, cioè 15 euro per cena e concerto acustico, 15 persone (se siamo meno non ci affliggiamo e stiamo larghi) con Canzoni di midollo e mirtilli. Un incontro per questo tempo ricco di aperture e di crisi come occasione di riscatto e liberazione, sulle orme di Ivan Illich e altri “fratelli e sorelle” di liberazione antica e sempre nuova. La band si chiama Maddalena end FradEl (chitarra, violino e mandolino) con il nuovo disco Santa Maria del cammino. Si inizia alle 19, dopo il concerto la cena.

QUESTO APPUNTAMENTO

Mi piace il torrente – di idee, contraddizioni, pensieri, persone, incontri di viaggio, dubbi, autopromozioni, storie, provocazioni – che attraversa gli scritti di Angelo Maddalena. Così gli ho proposto un “lunedì… dell’Angelo” per aprire la settimana bottegarda. Siccome una congiura famiglia-anagrafe-fato gli ha imposto il nome di Angelo mi piace pensare che in qualche modo possa fare l’angelo custode della nuova (laica) settimana. Perciò ci rivediamo qui – scsp: salvo catastrofi sempre possibili – fra 168 ore circa che poi sarebbero 7 giorni. [db]

 

Redazione
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Un commento

  • angelo maddalena

    scusate l’errore: l’intervista su Radio Tandem saràè trasmessa il 2 novembre, sempre alle 22 e 45

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