Ancora vel-Eni fra noi

L’articolo di Giuseppe Onufrio (Greenpeace), il libro di Tax Justice Italia e gli aggiornamenti di Re:Common

 

L’Eni deve cambiare mestiere

di Giuseppe Onufrio

foto tratta dal Fb di Fridaysforfuture-Roma

L’assemblea degli azionisti di Eni che ha escluso, in modo abbastanza arrogante, la partecipazione (pur virtuale) di azionisti «critici» – come Re:Common, Fondazione Finanza Etica e Greenpeace, che avevano presentato una analisi delle strategie dell’azienda – ha approvato un piano strategico che, nonostante alcuni elementi innovativi, manterrà l’azienda «dalla parte sbagliata della storia» e cioè tra quelle che continueranno ad alimentare la crisi climatica.

Seppur siano previsti interventi per «ambientalizzare» le attività dell’azienda, basati in parte sulla tecnologia del Carbon Capture and Storage di assai dubbia affidabilità e sicurezza ambientale, il core business rimane quello di continuare a estrarre idrocarburi. E, va ricordato, le emissioni di gas serra di petrolio e gas estratto da Eni sono circa 6 volte quelle delle proprie attività industriali.

Gli investimenti in direzione delle rinnovabili a breve e medio periodo sono assolutamente marginali.

Se per la produzione di idrocarburi l’Eni prevede un investimento di 24 miliardi entro il 2023, quelli in fonti rinnovabili sono circa un decimo – 2,6 miliardi – e altri 1,4 miliardi di investimenti “verdi” non meglio specificati.

Si annuncia (ed era ora) l’uscita dalla produzione di biodiesel da olio di palma (oggi l’80% della bio-raffinazione a sei zampe) ma non è chiaro come intende sostituirli: si cita il Pome (effluenti da oleifici da palma) che avrebbe impatti ambientali comunque negativi.

Se l’Eni è tra le aziende petrolifere a muoversi con ambizione ambientale maggiore, come riconosce il rapporto della influente Transition Pathway Initiative, una coalizione di investitori, il piano industriale non è comunque allineato all’obiettivo degli Accordi di Parigi, con un percorso di decarbonizzazione che non arriva alla traiettoria (meno ambiziosa) di mantenere la temperatura globale entro i 2°C.

I prossimi 10 anni, com’è noto, saranno decisivi per abbattere le emissioni globali e mantenere aperta la possibilità di limitare il riscaldamento globale entro 1,5°C.

Foto tratta dal Fb di Fridaysforfuture-Roma

Eni invece focalizza l’attenzione agli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra solo sul lungo periodo (2035-2050) e rinvia l’adozione di misure drastiche fino al 2025 – cioè per i prossimi due mandati del CdA – non contribuisce granché agli obiettivi a breve e conferma un sostanziale disimpegno climatico.

Dunque Eni, in questi prossimi anni decisivi, intende giocare ancora dalla parte del problema e non della soluzione. E, siccome gli investimenti certi sono quelli che si metteranno in campo in questi prossimi anni, l’operazione di De Scalzi è quella di una confezione rinverdita di una azienda che è e intende rimanere nel settore dell’estrazione di idrocarburi (anche se con più gas e meno petrolio).

La sfida della decarbonizzazione è complessa e difficile e richiede necessariamente la partecipazione di tanti attori, incluse le grandi aziende energetiche. Se per una parte della trasformazione il ruolo dei cittadini – «prosumer» – è già e potrà essere ancora più rilevante, non sarà possibile vincere la sfida climatica se le aziende grandi, medie e piccole non contribuiscono al loro livello.

Per un’azienda come Eni la vera sfida è di «cambiare mestiere» – rinnovabili, efficienza degli edifici, sviluppo di gas di sintesi da rinnovabili come l’idrogeno – e anche abbastanza in fretta.

(*) Giuseppe Onufrio è direttoredi Greenpeace Italia. L’articolo è ripreso – con le foto – da Comune-info

Paradisi fiscali: il caso Eni

Esce il primo report di Tax Justice Italia, associazione che promuove la giustizia fiscale. «Paradisi Fiscali: Il caso Eni» è un viaggio tra le politiche e paradise fiscali e di Eni (e di conseguenza dello Stato Italiano). Solo nell’Unione Europea si stima che l’ottimizzazione fiscale costi tra i 50 e 70 miliardi di euro l’anno e proprio nelle scorse settimane il governo italiano ha rimesso al centro del dibattito il problema dei paradisi fiscali all’interno della stessa UE. 

Viene, quindi, naturale guardare proprio alla prima multinazionale italiana anche perché partecipata dal governo italiano, per capire quale sia la sua pratica fiscale a livello globale, visto la sua presenza in ben 71 giurisdizioni, alcune delle quali ben noti “paradisi fiscali”, affinché lo stesso Stato Italiano risponda della propria politica di lotta all’ottimizzazione fiscale e di cooperazione allo sviluppo.

Per il nostro esecutivo si tratta di essere coerente con le proprie politiche, assicurandosi che soprattutto le società partecipate dal pubblico non utilizzino strutture di ottimizzazione fiscale, anche se legali. Altrimenti proprio il governo italiano sarebbe il primo a eludere le tasse dovute che gli sono dovute e/o a favorire la diminuzione di risorse nei paesi in cui le proprie partecipate operano, in particolare in quelli in via di sviluppo.

Leggi il nostro report e la risposta di Eni. Buona lettura.

Scarica qui

La risposta di Eni al nostro report si trova al seguente link: https://www.eni.com/it-IT/media/commenti-inviati-tax-justice-italia.html

da taxjustice.it; in parte ripreso su «Millennium» di maggio, il mensile de «Il fatto quotidiano»

AGGIORNAMENTI DI RE:COMMON

… ebbene sì, in quest’anno così funesto, ogni tanto spunta qualche buona notizia. Anche Intesa San Paolo ha deciso di darci un taglio con il carbone. La sua nuova politica limita i prestiti per il più inquinante dei combustibili fossili. Noi, come sempre, continueremo a fare pressione sulla più grande banca italiana finché non smetteranno definitivamente di finanziare i combustibili fossili, ma siamo orgogliosi dei risultati raggiunti insieme a Greenpeace in pochi anni; Intesa è la terza istituzione finanziaria nostrana, dopo Generali e Unicredit, a ridurre di miliardi di euro il sostegno al carbone. A proposito delle Assicurazioni Generali, abbiamo appena saputo che non sosterranno in alcun modo l’estrazione del petrolio dalle sabbie bituminose, un altro passo nella giusta direzione! In queste settimane, oltre a celebrare qualche successo, abbiamo tenuto alta la guardia su Eni ed Enel come azionisti critici durante le assemblee, nonostante fossero a porte chiuse; molti i nostri contributi che trovate nello Speciale Assemblee degli azionisti, e, se ve la foste persa, potete rivedere la diretta della Contro AGM (https://recommon.us5.list-manage.com/track/click?u=aa009b0bf0496531feff97517&id=236df3cbea&e=4703ccded2) cui abbiamo partecipato insieme a Greenpeace e Fridays For Future Italia. Assemblea degli azionisti Eni – Il piano B non c’è L’Eni non ha un’alternativa ai combustibili fossili, ma dimentica che noi non abbiamo un altro pianeta. Un pro memoria che abbiamo ribadito anche noi di Re:Common durante gli eventi organizzati in concomitanza con l’assemblea azionisti della compagnia, tenutasi a porte chiuse. Leggi tutto (https://recommon.us5.list-manage.com/track/click?u=aa009b0bf0496531feff97517&id=a2faf923d3&e=4703ccded2) VIDEO – La nazione + inquinata del mondo? (https://recommon.us5.list-manage.com/track/click?u=aa009b0bf0496531feff97517&id=d795afa9a8&e=4703ccded2) Il petrolio è la ricchezza della Nigeria? No, la sua rovina, come ci raccontano Dario Campagna e i Lele Marcojanni in questa animazione prodotta da Re:Common. Guarda il video (https://recommon.us5.list-manage.com/track/click?u=aa009b0bf0496531feff97517&id=8fc6dbcf73&e=4703ccded2) Nigeria sull’orlo del baratro La Nigeria sta pagando molto caro il prezzo della sua dipendenza quasi totale dal petrolio. Intanto le grandi aziende petrolifere, Eni in primis, stanno a guardare. Leggi tutto (https://recommon.us5.list-manage.com/track/click?u=aa009b0bf0496531feff97517&id=4efb09f672&e=4703ccded2) Ebook – Il processo del secolo Il processo del secolo. Una storia di presunta corruzione internazionale e due anni di udienze nel processo a Eni e Shell, l’ebook a cura di Valori.it e di Re:Common. Leggi tutto e scarica l’ebook (https://recommon.us5.list-manage.com/track/click?u=aa009b0bf0496531feff97517&id=d56df9fa0d&e=4703ccded2) Scomodo. Eni nel mondo ha una pessima reputazione Leggi tutto (https://recommon.us5.list-manage.com/track/click?u=aa009b0bf0496531feff97517&id=fd66962b44&e=4703ccded2)

IN BOTTEGA ecco gli ultimi post in tema: Vel-ENI, business e il futuro vuoto. Contro vel-ENI (nei polmoni e sui media). Ma per spiegare certi silenzi a sinistra vale sempre ricordare questo vecchio libro: Sabina Morandi, i “rossi” e i vel-Eni

 

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