Antenati inglesi… neri (o almeno di pelle scura e bassini)

di Giorgio Chelidonio

«Cheddar Man: the first Britons were black» titolava due giorni fa il «Telegraph» londinese [LINK 1] seguito dal «Guardian», dal «Daily Mail» e prontamente rilanciato anche da quotidiani italiani come «il manifesto» [LINK 2] e «La Repubblica» [LINK 3].
Non mi pare che questa ennesima sconfessione del sedicente euro-primato evolutivo sia una novità assoluta anzi “mi suona” come l’ennesima voglia (inglese) di “bucare” con la notizia, mentre la versione nostrana punta alla sua lettura in chiave di politica migratoria. In realtà, leggendo la recensione, puntuale come sempre, di «Science Daily» si comprende facilmente che si tratta di una delle tante conferme recenti, con cui lo studio (sempre più esteso e più approfondito) del DNA fossile sta demolendo non solo le basi pseudo-scientifiche del razzismo ma anche l’idea stessa di come la variabilità evolutiva di
Homo sapiens si è adattata alle diverse nicchie ecologiche negli ultimi 100.000 anni.

Chi aveva già sentito parlare del cosiddetto “uomo di Cheddar” alzi la mano: si tratta di uno scheletro quasi completo scavato – con i mezzi e la superficialità dell’epoca – nel 1903 in una grotta (Gough cave) situata nella gola di Cheddar, omonimo paesino del Somerset, nel Sud-Ovest dell’Inghilterra. Datato a 9150 anni fa [LINK 4], era alto 166 cm. con un peso stimato di circa 66 kg. [LINK 5] e si stima (l’antropologia fisica ha le sue dubbiosità) che fosse un maschio di circa 23 anni, sebbene alcuni caratteri (sia facciali che pelvici) siano stati valutati come prossimi a quelli femminili, cioè inquadrabili in un certo dimorfismo sessuale che si riteneva diverso da quello medio delle attuali popolazioni europee [LINK 6]. Essendo il territorio inglese abbastanza avaro di resti umani paleolitici, “l’uomo di Cheddar” risultava citato quasi esclusivamente nella loro bibliografia archeo-preistorica ma latitava sui dizionari non anglofoni [LINK 7]: alla voce “Cheddar” si trova solo un rimando a un manufatto geometrico tipico, la “punta di Cheddar” parte tipica dell’industria litica “creswelliana”, il cui nome deriva dal coevo sito inglese di Creswell Crags (Derbyshire/UK). Ben più ampia invece la citazione di Cheddar come formaggio tipico inglese [LINK 8] il cui gusto però non spicca nella memoria dei miei pochi viaggi in quel Paese.
Mettendo da parte quindi l’impropria fama casearia di questo “antenato nero” inglese, la notizia non è sorprendente anzi conferma altre precedenti secondo cui, per dirla semplificata, le radici genetiche delle popolazioni europee derivano dall’incontro di quelle degli ultimi cacciatori-raccoglitori che fino a 8000 anni fa circa vivevano nei territori europei e di quelle dei primi agricoltori-allevatori che li “neolitizzarono” [LINK 9] colonizzando anche i territori scandinavi e le isole britanniche verso la metà del III millennio.
Per amore di brevità sono costretto, a questo punto, ad auto-citarmi per una recensione di due anni fa [LINK 10]:

«In sintesi, si è potuto identificare una dozzina di “segnali genetici” che evidenziano come la selezione abbia favorito il diffondersi di due varianti geniche:
– la capacità di digerire (con l’enzima detto lattasi) il latte in età adulta, mutazione però connessa a un maggior rischio di sviluppare alcune patologie, come la celiachia o la sindrome del colon irritabile. Risulta inoltre che questa variazione genica sia comparsa in origine, solo 4000 anni fa circa presso comunità di pastori/allevatori che vivevano in aree steppiche orientali;
– la ridotta pigmentazione della pelle, ereditata da alleli diffusi in comunità ancestrali anatoliche, quelle che avviarono le strategie agricole già circa 10.000 anni fa.
Altre mutazioni avrebbero determinato:
– la frequenza degli occhi azzurri, derivata pare dai primi cacciatori-raccoglitori;
– le attuali diversità di altezza media che risulterebbero da un complesso mix genetico fra i caratteri originari delle comunità steppiche prima citate, quelle dei cacciatori-raccoglitori post-glaciali (vissuti 12-11000 anni fa circa nel nord Europa) e l’altezza media (più ridotta) di cui erano portatrici le comunità neolitiche di origine anatolica
».
Evidenzio quindi le motivazioni socio-politiche che hanno trasformato il DNA de “l’uomo di Cheddar” in una notizia internazionale [LINK 2]: «…
l’attuale colore della pelle, dunque, è un carattere acquisito in tempi recenti: probabilmente è dipeso solo dal cambiamento di dieta susseguente all’invenzione dell’agricoltura, che ha permesso all’uomo di acquisire vitamina D dal cibo invece di sintetizzarlo con i pigmenti della pelle. La notizia che l’Europa era già piuttosto unita diecimila anni fa e che la «razza ariana», se mai è esistita, aveva la pelle scura seppellisce definitivamente gli stereotipi isolazionisti e razzisti, tristemente riaffiorati nella propaganda politica».
Aggiungo infine che recentemente lo stesso tema era stato trattato da Guido Barbujani [LINK 11] in una intervista davvero puntuale già dal titolo: «La razza bianca? Senza immigrazione gli europei avrebbero la pelle scura». Ne evidenzio alcuni passaggi:
« –
Oggi grazie alla genetica abbiamo capito che ognuno di noi ha in comune con una qualunque altra persona sulla Terra il 99,9% del suo DNA”;
– “
se torniamo indietro di 3.000 anni circa mediamente troviamo un parente in comune con chiunque sulla Terra”;
– “
oggi sappiamo che gli europei fino a 7mila anni fa ….avevano la pelle scura e gli occhi azzurri. E la pelle chiara è arrivata con due ondate migratorie: una dal Medio Oriente e una dal nord della Russia. Insomma, niente migrazione, niente pelle bianca in Europa. Se 7-8.000 anni fa i migranti fossero stati bloccati, oggi saremmo tutti quanti scuri».
Morale ? «
… C’è chi punta decisamente a buttarla sul razzismo per far breccia in un elettorato che ha bisogno più di un nemico da odiare che di un ragionamento da seguire».
Insomma, leggere
«Il giro del mondo in 6 milioni di anni» (edito da Il Mulino, pochi mesi fa) di Barbujani – con Andrea Brunelli – sarà fonte di riflessioni utili per confutare gli “imprenditori della paura”, personaggi da Bar Sport o “politici televisivi”. Io l’ho già prenotato dal mio libraio di fiducia.

LINKS

  1. https://it.wikipedia.org/wiki/The_Daily_Telegraph
  2. https://ilmanifesto.it/dallinghilterra-arriva-il-cheddar-man/
  3. http://www.repubblica.it/esteri/2018/02/07/news/inghilterra_immigrazione_dna_fossile-188233469/ > il giorno prima e privilegiando allusivamente “immigrazione + DNA + fossile”
  4. https://en.wikipedia.org/wiki/List_of_haplogroups_of_historic_people
  5. https://www.cambridge.org/core/journals/bulletin-of-the-natural-history-museum-geology-series/volume/D169FE1A2E9EB08E30FF3FE353830E76 > vari articoli pubblicati nel 2003
  6. https://www.cambridge.org/core/journals/bulletin-of-the-natural-history-museum-geology-series/article/goughs-cave-1-somerset-england-an-assessment-of-the-sex-and-age-at-death/E1AF11E89744C64E2AD8477B8933C0EB
  7. Leroi-Gourhan A., 1988 : Dictionnaire de la Préhistoire, Presses Universitaires de France.
  8. https://it.wikipedia.org/wiki/Cheddar_(formaggio)
  9. http://www.treccani.it/enciclopedia/dal-neolitico-all-eta-dei-metalli-i-modelli-della-neolitizzazione-in-europa-e-nel-bacino-del-mediterraneo_%28Il-Mondo-dell%27Archeologia%29/
  10. http://www.labottegadelbarbieri.org/homo-sapiens-europeo-sbiancato-solo-da-300-generazioni/
  11. https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/01/28/razzismo-genetista-le-razza-bianca-senza-immigrazione-gli-europei-avrebbero-la-pelle-scura/4118255/

 

Giorgio Chelidonio

2 commenti

  • una domanda a Giorgio Chelidonio:
    non sarebbe opportuno citare alcuni elementi e riferimenti che forse sono essenziali per capiore meglio la “vicenda” ? per esempio
    1) tutte le ricerche multidisciplinari (e ricordiamo in particolare la famosa poi tradotta in mostra “Tous parents, tous différents” -tutti parenti e tutti diversi- ) dimostrano che tracce dei primi esseri umani si trovano in Africa (che il 99,9 % del DNA di tutti gli esseri viventi siano uguale lo si scrive anche in un vecchio numero del National Geografic prima di Barbujani).

    2) L’adattamento degli umani al territorio (ossia l’interazione che produce anche somatizzazione -attraverso appunto alimenti, clima ecc.- conduce alle differenze fra i popoli di diversi continenti

    3) Gli spostamenti di popolazione per i più disparati motivi iniziano quasi subito e conducono a migrazioni verso il Medio Oriente, poi il continente asiatico, dopo le Americhe e solo dopo l’Europa (perché prima era solo un “blocco di ghiaccio”).

    4) tutti i territori del pianeta Terra sono sempre stati segnati sa spostamenti di persone -migrazioni- individuali, in gruppo o in massa, a breve, media e lunga distanza, va-e-vieni o definitivi. Ergo, tutti i popoli del mondo sono il risultato di mescolamenti continui.

    5) Le migrazioni sono un “fatto politico totale” (concetto che riprende la formula di Marcel Mauss di fatto sociale totale che a sua volta si rifà a quella di Durkheim) perché appunto vi sono coinvolti tutti gli aspetti che caratterizzano gli esseri umani e perché si tratta di un fenomeno che partecipa alle formazioni e trasformazioni di tutte le società.

    6) La prima gerarchizzazione sociale che consiste nell’affermazione del dominio maschile e nell’inferiorizzazione della donne e anche degli uomini non capaci di essere dominanti, risale al divenir di alcuni uomini cacciatori e quindi dotati di armi e competenze nel produrle e maneggiarle; da allora il dominio appartinee a chi è più forte, possiede armi e quindi accumula risorse e mezzi per perpetuarlo.

  • Giorgio Chelidonio

    Come promesso ho acquistato (venerdì scorso) una copia de “Il giro del mondo in 6 milioni di anni”: sono arrivato a pag. 105 e, fin qui, il libro tratta di diffusione di popolazioni fino alla soglia di 40-20 mila anni circa. Spero che un libriccino così denso di orizzonti evolutivi mi conduca anche al tema migratorio in senso storico e degli ultimi 3000 anni. Ma temo che non sarà semplice darne sintesi “a misura di bottega”.

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