Argentina: l’Esma si trasforma in luogo della memoria e dei diritti umani

Il 24 marzo 2004 l’allora presidente argentino Nestor Kirchner “riqualificò” la Escuela Mecánica de la Armada di Buenos Aires, dove furono uccisi circa cinquemila desaparecidos

di David Lifodi

Dalla Escuela Mecánica de la Armada (Esma) passarono circa cinquemila desaparecidos vittime della dittatura argentina. Il 24 marzo 2004, l’allora presidente argentino Nestor Kirchner, decise di trasformare quel luogo così sinistro di Buenos Aires in uno spazio dedicato alla memoria e ai diritti umani. La data scelta per chiedere perdono, a nome dello Stato, ai familiari dei desaparecidos, non fu casuale: il 24 marzo è il giorno in cui i militari si installarono al potere nella Casa Rosada, nelle piazze e nelle strade del paese. Era il 1976 e l’Esma si trasformò in un centro clandestino, un luogo dell’orrore dove si torturava e da cui partivano i voli della morte. Oggi è uno spazio aperto ai dibattiti e agli scambi culturali, ma forse ancora per poco, vista la politica negazionista e aggressiva condotta da Macri contro le organizzazioni per i diritti umani e il marcato revisionismo storico volto a riabilitare tutti coloro che parteciparono attivamente alla dittatura militare.

Nonostante tutto, l’Esma continua a rappresentare un simbolo della lotta per la giustizia e contro l’impunità. Per questo, nel 2004, Nestor Kirchner dette disposizione di far togliere i quadri di Jorge Videla e Reynaldo Bignone che erano rimasti nel collegio militare. Sono molte le attività ospitate dall’Esma, a partire da quelle condotte dall’Archivio nazionale della memoria, che si occupa di catalogare tutte le azioni compiute dal terrorismo di stato contro gli oppositori politici, condotte tramite i grupos de tarea, e promuovere incontri dedicati a mantenere vivo il diritto all’identità. Inoltre, tra i documenti conservati all’interno dell’Esma, vi sono quelli della Comisión Nacional sobre la Desaparición de Personas (Conadep), su cui lavorano le Abuelas de la Plaza de Mayo, le Madres de la Plaza de Mayo e l’associazione Hijos, composta dai figli dei genitori uccisi dal regime militare.

Dal 1983, l’anno in cui tornò la democrazia dopo la transizione sotto la presidenza di Alfonsín, il destino dell’Esma rimase incerto fino all’avvento di Nestor Kirchner. L’ex presidente Carlos Menem tentò di seppellire la memoria e propose che l’Esma si trasformasse in uno spazio verde aperto al pubblico, un parco che non riportasse in alcun modo alla luce le malefatte dei macellai argentini e garantisse così una vita tranquilla ai torturatori di allora. Altri, come l’ex ministro della Difesa Ricardo López Murphy, cercarono di fare in modo che l’Esma tornasse alla sua funzione originaria, quella di spazio militare, dove avrebbero dovuto trovare collocazione le scuole di guerra dell’esercito, dell’aviazione e della marina. Fortunatamente, già nel 1984, grazie alle testimonianze di alcuni sopravvissuti raccolte dalla Conadep, emerse che l’Esma non era solo un centro di tortura, ma rappresentava l’ingranaggio di una ben più complessa organizzazione criminale, come evidenziato dal rapporto formativo Nunca Más.

“Mantenere viva la memoria significa guardare al futuro”, disse la presidenta Cristina Fernández quando inaugurò i sei edifici dell’Esma divenuti adesso Espacios para la Memoria y la Promoción y Defensa de los Derechos Humanos. All’interno della Escuela Mecánica de la Armada fu inaugurato l’Espacio Cultural Nuestros Hijos, la Casa de la Militancia, il Centro Cultural Haroldo Conti (dedicato a laboratori di cinema e teatro), l’Instituto Espacio para la Memoria, l’Archivo Nacional de la Memoria e Educ.ar.se, dove si trovano gli uffici che si occupano di tecnologia e comunicazione nell’ambito delle attività del Ministero dell’istruzione.

Sul futuro dell’Esma pesa però la minaccia del macrismo. Macri più volte ha attaccato le associazioni che si trovano all’interno dell’Esma , spingendosi fino a rimuovere Horacio Pietragalla, direttore dell’Archivio nazionale della memoria ed uno dei neonati che, all’epoca, fu strappato ai suoi genitori per essere affidato ad una famiglia vicina alla dittatura. Recuperò la sua vera identità solo nel 2003, grazie alle Abuelas de la Plaza de Mayo. La stessa sorte di Pietragalla è toccata a Eduardo Jozami, alla guida del Centro Cultural Haroldo Conti, anch’esso vittima dell’epurazione macrista. L’opera di pulizia compiuta da Macri è stata giustificata, ufficialmente, con l’idea che le nomine di coloro che guidano le associazioni all’interno dell’Esma non devono essere di natura politica, ma il tentativo di ammantare di oblio ciò che accadeva in quel luogo resta evidente, come dimostra la crescita delle violazioni dei diritti umani da quando Macri è arrivato alla Casa Rosada.

Un motivo in più, in occasione di ogni manifestazione dei familiari dei desaparecidos, per unirci, ancora una volta, al loro grido: “30 mil detenidos desaparecidos presentes. Ahora y siempre”.

A seguire, sempre su questo argomento, segnalo l’articolo Prove tecniche di revisionismo in Argentina pubblicato su Internazionale il 28 agosto 2017 del giornalista e scrittore Alessandro Leogrande, scomparso il 26 novembre 2017.

MA COSA SONO LE «SCOR-DATE»? NOTA PER CHI CAPITASSE QUI SOLTANTO ADESSO.

Per «scor-data» qui in “bottega” si intende il rimando a una persona o a un evento che il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna deformano, rammentano “a rovescio” o cancellano; a volte i temi possono essere più leggeri ché ogni tanto sorridere non fa male, anzi. Ovviamente assai diversi gli stili e le scelte per raccontare; a volte post brevi e magari solo un titolo, una citazione, una foto, un disegno. Comunque un gran lavoro. E si può fare meglio, specie se il nostro “collettivo di lavoro” si allargherà. Vi sentite chiamate/i “in causa”? Proprio così, questo è un bando di arruolamento nel nostro disarmato esercituccio. Grazie in anticipo a chi collaborerà, commenterà, linkerà, correggerà i nostri errori sempre possibili, segnalerà qualcun/qualcosa … o anche solo ci leggerà.

La redazione – abbastanza ballerina – della bottega

David Lifodi
Sono nato a Siena e la mia vera occupazione è presso l'Università di Siena. Nel mio lavoro "ufficioso" collaboro con il sito internet www.peacelink.it, con il blog La Bottega del Barbieri e ogni tanto pubblico articoli su altri siti e riviste riguardo a diritti umani, sindacalismo, politica e storia dell’America latina, questione indigena e agraria, ecologia.

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