Aste d’amianto (w Kafka) in provincia di Bologna

di Vito Totire (*)

Cresce e si consolida la vendita di cemento-amianto in provincia di Bologna?

Tribunale fallimentare di Bologna: all’asta immobile con presenza – “forse” – di cemento-amianto…Ma la legge 257-1992 non consente l’uso del “forse”…

A chiunque interessato

Abbiamo sollevato la questione molte volte ottenendo sempre non risposte salvo un caso. Ovviamente le non risposte – visto che «è impossibile non comunicare» (scuola di Palo Alto) – sono risposte negative.

Problema: la legge 257-1992 vieta la compravendita di amianto e di materiali che lo contengono.

Non essendo noi fini giuristi ma neanche “azzeccagarbugli” o sofisti, abbiamo visto una violazione della norma nelle aste giudiziarie che comportano una vendita di immobili o manufatti con amianto. Magari un fine giurista potrebbe dirci che l’asta giudiziaria non è vendita né commercializzazione… Non sappiamo se questa obiezione alla nostra tesi sia stata veramente posta in quanto il “confronto” fra cittadini, associazioni e istituzioni su questo tema, da lunghi anni, avviene a compartimenti stagni.

Abbiamo fatto nel recente passato un esposto alle procure della repubblica di Bologna e Rovigo per l’asta relativa ai capannoni Grimeca (appunto collocati nelle due province citate). E ovviamente le Procure nulla ci hanno comunicato però apprendiamo che il capannone di Grimeca a SanLazzaro sarebbe prossimo alla bonifica; asta fallita? Disposizione del tribunale fallimentare ? Mistero…

Significativo l’evento di Loiano (via del Boschetto) rispetto al quale ci pare che il giudice abbia provato a sollecitare i creditori a effettuare la bonifica prima dell’asta. Varie aste comunque sono andate deserte e prima dell’ultima il giudice ha restituito il “bene esecutato” annullando quindi l’ennesimo tentativo di asta. Il bene esecutato – dopo 15 lunghi mesi di pressing della nostra associazione e dei cittadini di Loiano con una evitabilissima attesa – è stato bonificato con un intervento pubblico: in verità la bonifica attendeva da 20 anni…

Un episodio di asta di immobili con cemento-amianto è stata fatta di recente a Toscanella di Dozza. L’esito? Non sappiamo ma stiamo chiedendo informazioni.

Ci pare che a Toscanella sia stata introdotta una variante: per un capannone si asseriva la presenza di cemento-amianto, per un altro lotto invece si diceva «forse…ce n’è».

SIAMO ALL’ASSURDO.

Inaugurato questo filone (a 27 anni dal varo della legge 257-92, dopo i censimenti annunciati, dichiarati necessari, quasi mai fatti…) ARRIVIAMO ALL’ULTIMO PARADOSSO: SI VENDONO IMMOBILI IN CUI «FORSE» C’è AMIANTO!

Dopo questo incredibile «amianto? Forse» arriva puntuale la replica. Il 31 ottobre presso il Tribunale fallimentare alle ore 17 asta per un immobile-capannone industriale a Sala Bolognese in via Stelloni 17/c , frazione Stelloni, per la cifra di 522.000 euro (base d’asta). Si cerca di vendere un capannone e UDITE: «durante le operazioni di sopralluogo è emerso che la copertura del bene (!) è stata realizzata presumibilmente in fibrocemento (definizione non esaustiva in quanto il fibrocemento non necessariamente contiene amianto, ma evidentemente è un termine che viene usato – scorrettamente – come sinonimo di…); è a carico dell’acquirente la verifica della effettiva presenza anche di ulteriori manufatti contenenti fibra di amianto (vedasi ad esempio la pensilina esterna); gli oneri per la rimozione e la redazione di apposito piano di smaltimento da presentare agli uffici competenti sono a carico…».

Nulla si dice e si sa dei tempi della eventuale bonifica, dell’eventuale presenza di ordinanza sindacale per la bonifica. Dunque se l’immobile è in condizioni che richiedono bonifica urgente e l’asta andasse deserta?

Siamo passati dall’isola che non c’è all’amianto che forse c’è?

Intanto dobbiamo chiederci:

– il censimento del cementoamianto nel territorio comunale di Sala Bolognese non è stato fatto?

– Non è stato fatto neppure il censimento del capannoni industriali (dismessi e non) previsto dal primo piano regionale amianto del 1997 e affidato ai Dipartimenti di sanità pubblica?

– Il Dipartimento della Ausl di Bologna ha notizie in merito?

– Il sindaco di Sala Bolognese (intendiamo ovviamente il sindaco dell’epoca) che ha ricevuto una missiva/invito nel 2017 siglata da Legambiente e Aea (intendiamo ovviamente il sindaco dell’epoca) l’ha cestinata?

– Tutto questo concorre all’assurdo di un’asta giudiziaria per un immobile nel quale l’amianto c’è… forse, probabile, molto probabile ?

– Quanti metri quadrati?

– In quali condizioni di degrado e vetustà?

Trovarsi in questa situazione kafkiana a 27 anni dalla legge che vieta la commercializzazione di amianto e materiali che lo contengono è assurdo e intollerabile.

Inoltre l’asta giudiziaria concretizza una forma di dissonanza cognitiva che insinua (per essere eufemisti) la liceità della compravendita di cemento-amianto e sdogana una prassi che la legge vieta e sanziona.

Dobbiamo ricordare che a Bologna sono stati sequestrati legittimamente oggetti cinesi contenenti amianto (benché segregato)?

Dobbiamo accettare la politica di “due pesi due misure”?

Né possiamo sorvolare sul fatto che lo sdoganamento della compravendita fornisca alibi e supporto di presunta liceità all’altra kafkiana commercializzazione di amianto e materiali che lo contengono qual è a Bologna (e in tutta Italia) la vendita di acqua “potabile” inquinata da amianto che rappresenta un commercio diffuso e quotidiano, un business ben più ampio del triste capannone di Sala Bolognese.

Certo conosciamo le “giustificazioni” sofistiche: l’acqua non è un materiale, l’amianto nell’acqua non è stato appositamente aggiunto (ci mancherebbe) , le “dosi” sono piccole (vedi documento EPA)… ma si tratta di chiacchiere.

Chi vuole comprendere ha facoltà di farlo.

Dobbiamo ribadire una proposta: si invoca l’utilità della mediazione culturale tra italiani e immigrati; senz’altro utile e da implementare. MA VISTO CHE DA DECENNI PARLIAMO IN ITALIANO COMPRENSIBILE ALLE ISTITUZIONI E, COME DICE GIOBBE COVATTA, “PARLAMM E NUN CE CAPIMM”, A QUESTO PUNTO OCCORRE INTRODURRE LA MEDIAZIONE CULTURALE FRA CITTADINI E ISTITUZIONI.

Solo così potremo forse liberarci dall’incubo della messa all’asta di immobili che “forse” contengono amianto.

Bologna, 27.10.2019

(*) Vito Totire è presidente nazionale AEA, l’associazione esposti amianto e rischi per la salute

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