«AUT, un viaggio con Peppino Impastato» di Paolo Trotti

testo e foto di Monica Macchi (*)

Questa chitarra ammazza i fascisti”/ c’era scritto sulla chitarra di Woody Gutrie./ Ecco queste radio,/ le radio di Terrasini, di Palermo, del mondo/ ammazzano i mafiosi se suonano la stessa musica:/ la rivoluzione si fa anche con le canzoni,/ spariamole a tutto volume!” ‒ Peppino Impastato

Treni, fili rossi intrecciati, radio e un palco sul palco: ecco la scena su cui si muove Stefano Annoni in «AUT, un viaggio con Peppino Impastato» (Produzione Teatro Linguaggicreativi e ArteVOX), uno spettacolo che ha debuttato a Cinisi all’interno delle iniziative organizzate per il Forum Sociale Antimafia da Casa Memoria Peppino Impastato in occasione del 32° anniversario della morte e che da allora gira per tutta Italia.

Giochi di parole (Bada a come ti lamenti…bada BadaLamenti), allusioni non velate (Polverone in Sicilia, polverone bianco; Croci sulle schede elettorali al partito che ha fatto delle croce il suo simbolo), inflessioni siciliane e poi una splendida colonna sonora che spazia dai Doors ai Led Zeppelin e ai Deep Purple attorno ad un incipit da fabula “C’era una volta tanto tempo fa un Paese lontano, Mafiopoli” che si evolve tra richiami al circo e agli spaghetti-western in salsa siciliana, con le cave e le terre espropriate per costruire la pista dell’aeroporto di Punta Raisi.

E lì lui, Peppino, il compagno, il militante, il ragazzo sempre al fianco della “povera gente” rappresentata dal trittico contadino-operaio-muratore che evocano il Quarto Stato in contrapposizione allo Stato-combriccola della triade prete-sindacalista-don Tano che vanno assieme a bersi un caffè.

Senza seguire un ordine cronologico né tematico, ma con un libero fluire di assonanze e associazioni mentali che si intrecciano attorno al mantra sonoro “tu-tum” ritmo del cuore e delle rotaie di un treno locale “che viaggia attraverso il buio come un bisturi che fa un’autopsia all’una e trentasette di notte del 9 maggio” si è lanciati al monologo finale lungo quelle rotaie dove Peppino verrà trovato “sparso nella notte, tutto ribaltato nell’aria”.

E l’ennesimo funerale “dalle finestre chiuse e orecchie aperte si materializza in una delle frasi dolorosamente autentiche con cui sbeffeggiava i potenti: “la vita non la scegli: arriva e ti investe”: alle elezioni ci sono ben 264 croci sul suo nome.

E per la prima e unica volta un morto viene eletto in Comune rendendolo “concime che germoglia le mani e apre le finestre”.

Ma nell’aria resta sospesa una domanda, ancora attuale come attuale resta lo spettacolo: è (Stato) questo il compromesso storico?

 

Lo spettacolo “AUT, un viaggio con Peppino Impastato” è andato in scena domenica 29 luglio in appuntamento con il programma dell’Estate Sforzesca, presso il Cortile delle Armi del Castello Sforzesco a Milano.

(*) ripreso da oubliettemagazine.com

 

 

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