Avvoltoi minacciosi volteggiano sull’Argentina

di David Lifodi

Il 24 giugno scorso, un comunicato congiunto di Mercosur (Mercato comune del sud), Celac (la Comunità degli stati latinoamericani e caraibici) e Unasur (Unione delle nazioni sudamericani) denunciava il “comportamento di speculatori che minacciano gli accordi fra debitori e creditori e la stabilità finanziaria a livello internazionale”. L’atto d’accusa era rivolto ai fondi speculativi detti buitres, avvoltoi, che si sono appellati alla Corte suprema degli Stati Uniti affinché imponesse all’Argentina un pagamento immediato del debito. Il 16 giugno, la sentenza del giudice Thomas Griesa non ha lasciato scampo alla Casa Rosada, alla quale è stato imposto di saldare il debito con quell’8% che ne aveva rifiutato la ristrutturazione derivante dalla bancarotta del paese risalente ai primi anni Duemila.

L’Argentina, che si era ripresa nel migliore dei modi, a livello economico, dal fallimento avvenuto all’inizio del nuovo secolo, è di nuovo a rischio default. La strategia dei governi Kirchner, nota José Natanson, direttore dell’edizione argentina di Le Monde Diplomatique, era stata quella di “trasferire verso l’industria una parte della ricchezza prodotta dai campi con diversi tipi di intervento: misure protezioniste, tasse sulle esportazioni agricole ecc… . Si è così arrivati a ricostruire una parte del tessuto industriale distrutto durante il periodo liberista e ad evitare di accrescere il peso delle materie prime nell’economia velocemente, come è accaduto altrove nella regione”. Inoltre, l’acquisto delle aziende pubbliche privatizzate all’epoca del menemismo e di De La Rua e il coraggioso rifiuto sbattuto in faccia al Fondo Monetario Internazionale in merito al pagamento del debito, avevano contribuito a risollevare l’economia argentina. La stessa Banca Mondiale ha dovuto ammettere che l’Argentina è stato il paese che, negli ultimi anni, è riuscito a ridurre maggiormente il coefficiente di Gini e ad aver duplicato una classe medi passata nel giro di pochi anni da 9 a 18 milioni di persone. Eppure, una nuova tempesta finanziaria rischia di abbattersi sul paese latinoamericano. “Può un paese sovrano essere giudicato da un altro paese?”, si è chiesto l’economista Luca Manes. Gli avvoltoi che volteggiano minacciosi sull’Argentina rispondono ai nomi di Elliot Associates, Aurelius Capital, Blue Angel e Nml Capital, che si esigono da Buenos Aires il pagamento immediato di 1,7 miliardi di dollari, interessi compresi, poiché fanno parte di quell’8% che ha rifiutato la rinegoziazione del debito, al contrario del restante 92% dei possessori dei bond, che aveva accettato soltanto un terzo della somma dovuta. Scrive Luca Manes: “I prestiti concessi ai paesi in via di fallimento prevedono la competenza in caso di controversie di tribunali scelti dal creditore, in questo caso i tribunali degli Stati Uniti. Poi perché i titoli del 7% che non sono entrati nella rinegoziazione sono stati acquistati a prezzi stracciati perché considerati insolventi, cioè titoli spazzatura dai grandi gruppi finanziari, soprannominati fondi avvoltoi. Solo che la capacità di manovra di questi fondi speculativi, gli studi di avvocati al loro servizio e le amicizie politiche a disposizione possono distruggere l’economia di un intero paese. Questo può accadere all’Argentina”.  I buitres hanno già recapitato un primo avvertimento all’Argentina su quanto possano essere pericolosi e distruttivi. Dal 2 ottobre al 19 dicembre 2012 la fregata militare argentina Libertad rimase bloccata in un porto del Ghana allo scopo di ottenere un risarcimento per i debiti non pagati. Il sequestro dell’imbarcazione fu disposto dall’Alta Corte ghanese, a cui si era appellato il fondo Nml Capital (la cui domiciliazione, peraltro, è alle Isole Cayman). Alla Libertad fu concesso, appunto, di tornare in libertà solo in seguito ad una sentenza del tribunale internazionale del mare. A seguito del sequestro della nave battente bandiera argentina, Nml capital aveva chiesto a Buenos Aires di pagare 20 milioni di dollari di titoli di stato più un accordo su altri 370 milioni di dollari di debito. Scrisse allora Antonio Tricarico, esperto economista e collaboratore del manifesto: “Fondi avvoltoi, quali Nml Capital, sono specializzati nell’acquisizione sul mercato secondario di debiti di società distressed, ossia sull’orlo della bancarotta, per una somma che è di gran lunga inferiore al valore nominale del debito”, inclusi interessi, sanzioni e costi legali. Si direbbe una follia ad alto rischio, ma lungimirante, se il fine è quello di estorcere il ripagamento dell’intero valore del debito o dei beni, ottenendo così dei profitti astronomici”. I sacerdoti della finanza globale, a partire dal Fmi, vedono con piacere il nuovo rischio default che potrebbe abbattersi sull’Argentina, poiché per loro le politiche antiliberiste portate avanti da Buenos Aires rappresentano un cattivo esempio. Dopo il fallimento del 2001, quando il governo utilizzò i dollari dei correntisti privati per pagare il debito estero (il cosiddetto corralito), per un decennio l’Argentina ha fatto registrare una crescita intorno all’8% annuo, è riuscita a collocarsi tra i paesi emergenti, ha promosso delle adeguate politiche sociali ed era riuscita a mettere a freno la speculazione finanziaria tramite la creazione di un’agenzia di esperti per sbugiardare le agenzie di rating che continuavano a declassare il paese. Inoltre, altro particolare non trascurabile, la Casa Rosada ha espulso dall’Argentina la delegazione del Fmi, con cui i rapporti non sono mai stati idilliaci: a seguito del colpo di stato del 24 marzo 1976 il Fondo Monetario Internazionale aveva concesso al paese allora governato dai militari il primo di una serie di crediti che avrebbe condotto Buenos Aires a un indebitamento astronomico. L’Argentina ha incassato la solidarietà dell’Alba e perfino dell’Organizzazione degli Stati Americani (Osa), ad eccezione di Stati Uniti e Canada (guarda caso), ma anche il think thank Usa Council on Foreign Relations si è schierato dalla parte di Buenos Aires, definendo il giudice Thomas Griesa e la Corte Suprema come dei “pericolosi fondamentalisti”.

In attesa di vedere come andrà a finire il braccio di ferro tra Argentina e buitres, suonano come profetiche e condivisibili le parole del Premio Nobel per la Pace Adolfo Perez Esquivel: “Non è giusto privilegiare il capitale finanziari rispetto alla vita dei popoli: i fondi avvoltoi fanno parte di un debito immorale e ingiusto contratto alle spalle del popolo”. E noi non possiamo far altro che associarci e fare nostre queste sante parole.

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

Un commento

  • SEGNALO ANCHE “Lo strano default dell’Argentina” di Gennaro Carotenuto

    Dopo il default, quello vero, quello del 2001 provocato dal fallimento strutturale del modello neoliberale, l’Argentina di Néstor Kirchner e poi di Cristina Fernández, aveva raggiunto accordi col 92.4% dei creditori per la ristrutturazione del debito. Restavano un manipolo dei più avvoltoi dei fondi speculativi, quelli che dagli anni ’80 reaganiani in qua si arricchiscono sulla fame dei popoli spostando capitali da un angolo all’altro del mondo e mandando in rovina l’economia reale con un click. – POTETE LEGGERLO SUL BLOG DI GENNARO CAROGTENUTO

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *