BABBI DI GUERRA

cappello-babbo-natale-foto1(di Pabuda)

 

lungo il corso

che conduce in piazza

marcia

un nutrito plotone

di babbi natale:

seguono un triplice stendardo

(o gonfalone trittico)

recante i colori affiancati

di Casa Savoia,

dello Stato Pontificio

e del Borbone.

tutti

(e tutte: c’è pure una babba)

segnano il passo

colla pesante suola destra

dell’anfibio infangato

al ritmo d’una grancassa

e due tamburi:

la cadenza è quella

d’un’assai dimenticabile

marcia guerresca:

l’effetto generale

è d’una scombinata

parata militare

all’amatriciana a Milano

ma l’effetto

specifico e puntuale

è più sinistro e terrifico

d’un minaccioso discorsetto

(o prudente proclama,

è uguale)

del ministro pinetti o pinotti

all’ubbidiente microfonista

del telegiornale.

per primi i cani della piazza,

randagi o accompagnati

da umani al guinzaglio,

annusano

che oggi pomeriggio

c’è qualcosa che puzza

nell’aria.

per protestare – o allertarci –

tutti assieme, ma un po’ scordati,

abbaiano.

i babbi-soldati-musici

allora si rendono conto

d’aver tirato un po’ troppo la corda

con quel bum-bum-bum

che piace solo ai nostalgici

e ai più rintronati tra i reduci:

così

organizzano un ripiegamento tattico:

tentando di buttarla in caciara:

si mettono in tondo

e intonano (si fa per dire)

“Tu scendi da non so dove”,

“O Tannenbaum” e qualche valzer

andato a male.

il tutto mescolato con certe ariette

forzatamente spensierate

(tipo quelle del vecchio Carosello)

che ricordano però

il trambusto al momento

del “sciogliete le righe”

dell’antico Sabato fascista.

quando stanno per dileguarsi

nelle tenebre,

un bimbetto appena sceso

dallo scivolo

strilla: stronzi, babbo natale

non esiste!!

intanto, sulla panchina

dirimpetto al giornalaio,

con Mohamed il portinaio,

Rino il barista

e Calogero il fornaio

ci troviamo a commentare:

ma che avran voluto dire?

‘sta roba dei babbi…

come i marines in licenza

dei film più scadenti

che ci sta a significare?

era solo uno sfottò,

un marameo…

o era un vero annuncio

del primo natale di guerra

nell’era del Babbeo?

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Pabuda
Pabuda è Paolo Buffoni Damiani quando scrive versi compulsivi o storie brevi, quando ritaglia colori e compone collage o quando legge le sue cose accompagnato dalla musica de Les Enfants du Voudou. Si è solo inventato un acronimo tanto per distinguersi dal suo sosia. Quello che “fa cose turpi”… per campare. Tutta la roba scritta o disegnata dal Pabuda tramite collage è, ovviamente, nel magazzino www.pabuda.net

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