Basta con i minerali insanguinati

Un appello – al presidente Napolitano, ai presidenti Grasso e Boldrini, al capo del governo Renzi e alla ministra Mogherini – promosso dall’«Associazione Tumaini – un ponte di Solidarietà» (*)

Vi chiediamo un impegno affinché in Italia e in Europa sia imposta la tracciabilità dei minerali provenienti dalla R. D. del Congo: che i cittadini possano scegliere di non alimentare il commercio della morte.

Petizione lanciata da «Associazione Tumaini – un ponte di Solidarietà»
Come cittadini consapevoli di appartenere a uno spazio geografico più grande del nostro Paese e coscienti che quanto succede altrove nel mondo ci riguarda direttamente, abbiamo partecipato in centinaia, il 23 marzo 2014, alla prima «Marcia della Speranza» a Padova, insieme a tanti ragazzi e ai loro insegnanti e genitori e a singoli cittadini che credono che la pace è insieme un diritto e una conquista che si ottiene con azioni personali e collettive, di singoli cittadini e di istituzioni politiche ai diversi livelli.
Ci siamo ritrovati per dimostrare concretamente la solidarietà alle popolazione delle regioni orientali della R. D. del Congo, in particolare ai giovani che, da quando sono nati, non hanno ancora conosciuto che cosa significa la parola pace. La «Marcia della Speranza» quest’anno è dedicata a loro, a quelli che sono sopravvissuti alla guerra e alla fame, in una terra ricca di risorse naturali, ma proprio per questo segnata da conflitti senza fine e bagnata dal sangue di milioni di vittime innocenti. A quelli che fin da bambini hanno dovuto lavorare negli anfratti più inaccessibili delle miniere o che sono stati catturati e costretti a imbracciare armi più grandi di loro e a rivolgerle a volte contro i loro cari o che hanno dovuto assistere inermi alla violenza brutale perpetrata alle loro madri e sorelle.
Questo dramma ci interroga direttamente e non ci permette di rimanere inerti, perché quelle stesse risorse saccheggiate, che sono alla radice di tanta violenza, sono le stesse usate per realizzare i prodotti di largo consumo di cui ci serviamo in ogni momento, come telefoni cellulari, console per videogiochi e così via. Non possiamo accettare che il progresso di cui beneficiamo sia realizzato a prezzo di tante vite umane, di diritti umani sistematicamente violati.
Siamo convinti che la comunità internazionale, con volontà e determinazione, può fare molto perché tutto ciò cambi e perciò rivolgiamo oggi il nostro appello di speranza alle istituzioni del nostro Paese, chiedendo che si adoperino instancabilmente affinché:
– i governi delle nazioni dell’Occidente, in particolare quelle che più hanno condizionato la recente storia del Congo e dei Paesi vicini, agiscano senza indugio per rimuovere le condizioni che alimentano i conflitti all’Est del Congo, di cui sono vittime in particolare donne e bambini;
– sia rispettato il nostro diritto di cittadini di poter acquistare prodotti non realizzati con materie prime trafficate illegalmente, imponendo la certificazione dell’origine dei minerali prodotti in Congo e garantendo condizioni di lavoro nelle miniere che rispettino la dignità dell’uomo;
– l’azione della comunità internazionale non sia guidata unicamente dagli interessi economici che sono alla base dello sfruttamento a qualsiasi costo delle preziose risorse del Congo, ma favorisca invece in quel Paese lo sviluppo della democrazia e del buon governo, impedisca le azioni di aggressione da parte dei paesi vicini, coadiuvi il governo del Congo nella lotta ai tanti gruppi armati che infestano l’Est del Paese;
– gli aiuti economici forniti dai governi e dalle agenzie internazionali non alimentino la corruzione, il malgoverno, la dipendenza economica, il commercio delle armi, gli interessi dei più ricchi ma siano usate per far sì che vengano create le infrastrutture e i servizi indispensabili a favore della popolazione;
– i governi dell’area, a partire da Ruanda e Uganda, garantiscano ai propri cittadini rifugiati o sfollati nei Paesi vicini, il diritto a ritornare e vivere in pace nella propria terra, condizione indispensabile per costruire una pace duratura nella regione dei Grandi Laghi;
– venga ascoltata e sostenuta l’azione della società civile congolese che chiede pace, verità e giustizia;
– vengano assicurati alla giustizia di un Tribunale Internazionale i mandanti e gli esecutori dei massacri e dei crimini perpetrati dai gruppi armati negli ultimi anni a danno della popolazione civile della RD del Congo.
Padova, 23 marzo 2014
Associazione «Tumaini – un Ponte di Solidarietà» di Selvazzano Dentro
Associazione «A.C.S., Associazione di Cooperazione e Solidarietà» di Padova
Associazione «Agronomi e Forestali Senza Frontiere» di Legnaro
Associazione «Ai.Bi., Amici dei Bambini» di San Giuliano Milanese
Associazione «Amici dei Popoli Padova» di Padova
Associazione Bahà’ì di Promozione Sociale “Gianni Ballerio” – Perugia
Associazione «C’entro Dentro» di Selvazzano Dentro
Fondazione «COOPI – Cooperazione Internazionale» sede regionale del Veneto
Associazione «Incontro fra i Popoli» di Cittadella
Associazione «Jardin de los Niños» di Dolo
Associazione «S.O.S – Solidarietà Organizzazione Sviluppo» di Padova
Associazione «Una Proposta Diversa» di Cittadella

(*) La questione riguarda soprattutto il coltan come varie volte è stato raccontato su codesto blog; in particolare vedi due recenti articoli «Benvenuto coltan nell’Europa vigliacca» di Francesco Gesualdi e «Arriva Fairphone, lo smartphone etico» di Giusy Baioni. (db)

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

5 commenti

  • Nel nostro mondo non vi sono solo minerali macchiati di sangue, ma anche la terra. In Paraguay la terra è rossa non per il titanio, ma per il sangue dei contadini.

    “Tan tierra son los hombres de mi tierra / que ya parece que estuvieran muertos…”, describe en un poema el gran escritor Augusto Roa Bastos. En su magistral novela Hijo de hombre, nos cuenta que el color de la tierra es roja por toda la sangre que sus hijos han derramado sobre ella, tras el sueño de verla libre y digna, sembrada de esperanza y futuro.

    La realidad no es una novela, aunque a veces se le parezca. Que lo digan los familiares de Eusebio Torres, el dirigente campesino de la colonia Santa Lucía, en Minga Porã, Itakyry, acribillado a balazos en la tarde del miércoles, frente a su domicilio, por un sicario que llegó a bordo de una motocicleta y lo ultimó de cuatro certeros balazos, para dejarlo allí tirado sobre el suelo, con su roja sangre tiñendo aún más la tierra roja.

    Aunque el presidente del Instituto de Desarrollo Rural y de la Tierra (Indert), Justo Cárdenas, lo niega, las versiones de los vecinos y de la policía es que Torres fue quien permitió descubrir un gran negociado por parte de colonos sojeros, que se habrían apropiado ilegalmente de más de 4.000 hectáreas de tierras destinadas a la reforma agraria, y a la que han convertido en un mar de soja. La denuncia del dirigente campesino habría motivado la intervención estatal, poniendo en riesgo el floreciente agronegocio.

    Según la Federación Nacional Campesina (FNC), Eusebio Torres es la víctima número 160 de una larga lista de campesinos asesinados en la lucha por la tierra, desde la caída de la dictadura en 1989.

    La Coordinadora de Derechos Humanos del Paraguay (Codehupy) maneja una cifra un poco menor, debido a estándares de verificación rigurosa, pero igualmente alta: 115 asesinados, desde febrero de 1989 hasta el 15 de agosto de 2013, en su mayoría casos no esclarecidos, ni siquiera investigados, que continúan totalmente impunes.

    En junio de 2007, la Codehupy había publicado el voluminoso Informe Chokokue, en el que presentó y denunció 77 casos de ejecuciones arbitrarias y desapariciones forzosas de dirigentes e integrantes de organizaciones campesinas, en el contexto de la represión y criminalización de sus manifestaciones de lucha por el derecho a la tierra. Ahora prepara una nueva edición, en donde la cifra se eleva a 115 víctimas.

    Esta es la guerra silenciosa de la que una gran parte de la prensa no habla con frecuencia; la que silencian las autoridades y los dirigentes políticos; la que la Justicia, en lugar de investigar, descubrir y castigar a los culpables, más bien la encubre. Esta es la sangre que sigue tiñendo la roja tierra del Paraguay, con hombres que se vuelven cada vez más de tierra, como en el poema de Roa Bastos. Pero la realidad no es un poema.

  • RICEVO E INSERISCO
    Carissime amiche e carissimi amici, grazie per avere sottoscritto l’appello per la tracciabilità dei minerali e la pace in Congo. Abbiamo ormai superato da tempo, con le centinaia di firme raccolte durante la marcia, le mille persone che hanno detto SI’ al nostro appello.
    Ora è il momento, con il vostro aiuto, di fare il grande passo: MOLTIPLICHIAMO X 10 IL NUMERO DI FIRME !
    Non è impossibile, anzi. Basta che ciascuno di noi convinca altre 10 persone a firmare: amici, conoscenti, colleghi di lavoro, membri di altre associazioni e movimenti. Sicuramente, pensandoci un momento, saranno MOLTE le opportunità che vi verranno in mente.
    È importante che riusciamo a raccogliere, per la scadenza che ci siamo dati di fine giugno, MOLTE MIGLIAIA di firme, affinchè l’appello abbia una concreta possibilità di essere ascoltato e si possa così dare un piccolo contributo perchè cessi al più presto la dammatica tragedia che da 20 anni sta vivendo il popolo congolese e in particolare i bambini e le donne dell’Est del paese.
    E se siste membri o conoscete associazioni o movimenti che intendono aderire, mandateci un mail a segreteria.tumaini@google.com e li aggiungeremo alla lista.
    Un caro saluto dalla segreteria di Tumaini – un ponte di solidarietà.

  • Gianni Sartori

    butto lì senza filtri inibitori: il problema si risolve, a mio avviso, non con gesti simbolici di buona volontà (o non solo), ma alla radice…intanto abolire il telefonino (personalmente NON l’ho mai posseduto, anche se giornalista e “alpinista-escursionista solitario”, due attività che, stando ai parametri dell’ideologia dominante, lo richiedono). Certo, c’è qualche problema (anche perché l’uso di massa del telefonino ha consentito l’eliminazione delle cabine tel. ) e in caso di incidente in luoghi isolati saranno “cazzi miei, ma almeno non partecipo, non collaboro, almeno in parte, a questo macello planetario…
    Il passo successivo: abolire anche il computer ( a questo non sono ancora arrivato, ma ci sto lavorando). In ogni caso è (sempre a mio avviso) illusorio e fuorviante pensare di poter “riformare” ripulire, rendere accettabile questo sistema di sfruttamento e distruzione…
    comunque ciao e buon lavoro
    Gianni Sartori

  • AGGIORNAMENTO
    Cari amici, care amiche
    finalmente siamo pronti per lanciare la campagna MINERALI CLANDESTINI
    Si tratta di una campagna che riteniamo fondamentale nell’azione di sostegno agli amici congolesi e della regione dei grandi laghi africani: vessati dal lavoro sottopagato, vivono in un clima di costante insicurezza, violenza, povertà estrema, il tutto a causa di una guerra di bassa intensità che persiste anche e soprattutto perchè è funzionale a molti interessi esterni alla popolazione e che permette lo sfruttamento illegale delle immense ricchezze minerali in Congo.
    Obiettivi:
    – far conoscere e denunciare le troppe connivenze nell’esportazione illegale di minerali dal continente africano con il commercio di armi che vanno ad alimentare i conflitti in diverse nazioni africane.
    -Fare azione di lobby e di advocacy a livello parlamentare italiano ed europeo sulla proposta di legge europea sulla tracciabilità di 4 minerali, acquistati spesso in zone di conflitto e quindi implicati nell’approvvigionamento di armi, oro, wolframite (da cui si ricava il tungsteno), cassiterite (da cui si ricava lo stagno) e coltan.
    Cosa fare: per il momento linkarsi sulla pagina pubblica http://www.facebook.com/mineraliclandestini .
    Stiamo lavorando su un blog e sito mineraliclandestini.org
    Partecipare ed invitare altri a partecipare alla conferenza a Ferrara, sabato.
    prossimo 4 ottobre 2014, in concomitanza con il Festival de l’Internazionale e della fiera nazionale del commercio equo, Tuttaunaltracosa, a Ferrara, alle ore 16 presso l’Università degli Studi di Ferrara, Aula 1 del Dipartimento di Giurisprudenza, in Corso Ercole I D’Este 37
    conferenza
    MINERALI CLANDESTINI: UN PROGETTO DI LEGGE EUROPEA PER LA TRACCIABILITA’ DEI MINERALI
    proiezione del video “i minatori non hanno buone miniere” di 3Tamis Bukavu – Rd Congo in collaborazione con Oxfam Belgio, in presenza dell’autore.
    relatori: Frank Mweze – (3Tamis) Bukavu RDCongo; Eugenio Melandri (Chiama l’Africa); Monica Di Sisto (Fairwatch)
    Donata, Ass. Haki Tumaini
    OVVIAMENTE IN BLOG IL DISCORSO SARA’ RIPRESO

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