Ben, il figlio di Doris Lessing

di franz (*)

lasciati prendere dalle parole di Doris Lessing, è un viaggio che non faresti altrimenti.

astenersi gli amanti delle storie a lieto fine.

 

Il quinto figlio – Doris Lessing

inizi a leggerlo come se fosse un libro normale, ordinario, la prima metà è così, ben scritto, naturalmente.
dalla metà in poi diventa un libro straordinario, che spaventa, che stupisce, che interroga, che fa male, che non finge, che ti fa conoscere Herriet (e il marito e i figli), che non ti pentirai mai di aver letto.
fatti del bene, forse soffrirai, ma leggilo.

 

Ben nel mondo – Doris Lessing

Ben, che abbiamo conosciuto dalla nascita ne “Il quinto figlio”, è cresciuto, è solo e ha grandi problemi.

Doris Lessing riesce a farci vedere il mondo con gli occhi di Ben, e non ci riuscirebbero in molti.

non è una storia che lascia indifferenti, anzi si soffre proprio.

a volte pensiamo di essere nel migliore dei mondi possibili, o comunque a metà classifica, occorre che qualcuno ci ricordi l’inferno dei viventi, come dice Calvino, senza che giriamo la faccia.

un gran libro, da leggere dopo “Il quinto figlio”, è un uno-due tremendo, ma necessario.

 

(*) così si presenta franz (rigorosamente minuscolo): «Ah, i libri! Sono bottiglie lanciate in mare, come nei film di pirati, i migliori sono mappe del tesoro, solo bisogna saper leggere quello che qualcuno, che non ci conosceva, ci ha donato. Credo davvero che quanto più s’allarga la nostra conoscenza dei buoni libri tanto più si restringe la cerchia degli esseri umani la cui compagnia ci è gradita. Noi siamo come nani sulle spalle di giganti e la lettura di tutti i buoni libri è come una conversazione con gli uomini migliori dei secoli andati. Una cosa è necessaria: non leggete come fanno i bambini per divertirvi o, come gli ambiziosi, per istruirvi. No, leggete per vivere. Risponde qualcuno alla domanda sugli scrittori del momento: “Non so niente della letteratura di oggi, da tempo gli scrittori miei contemporanei sono i greci”. I libri non si scrivono sotto i riflettori e in allegre brigate, ciascun libro è un’immagine di solitudine, un oggetto concreto che si può prendere, riporre, aprire e chiudere e le sue parole rappresentano molti mesi, se non anni, della solitudine di un uomo, sicché a ogni parola che leggiamo in un libro potremmo dire che siamo di fronte a una particella di quella solitudine. Un libro è uno specchio. Se ci si guarda una scimmia, quella che compare non è evidentemente l’immagine di un apostolo».

redaz
una teoria che mi pare interessante, quella della confederazione delle anime. Mi racconti questa teoria, disse Pereira. Ebbene, disse il dottor Cardoso, credere di essere 'uno' che fa parte a sé, staccato dalla incommensurabile pluralità dei propri io, rappresenta un'illusione, peraltro ingenua, di un'unica anima di tradizione cristiana, il dottor Ribot e il dottor Janet vedono la personalità come una confederazione di varie anime, perché noi abbiamo varie anime dentro di noi, nevvero, una confederazione che si pone sotto il controllo di un io egemone.

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