Ben pensato, zia Ursula (2)

 «Avete trovato la terra promessa?».

«Sì. Una valle […] ».

« […] Ci sono montagne fra qui e là? Fiumi?».

Lev abbassò lo sguardo: «Quanto basta per impedire che i Padroni ci seguano fin là?».

Dopo un momento Lev sorrise: «Forse» disse.

La Terra li ha cacciati: «siamo reietti, figli di reietti». Vogliono la rivoluzione ma senza violenza. E’ possibile?

Se già conoscete «I reietti dell’altro pianeta» di Ursula K. Le Guin allora già sapete che il sottotitolo del romanzo è «Un’ambigua utopia»; qui siamo nell’antefatto del romanzo. Nelle pagine di «L’occhio dell’airone» c’è chi, in vita sua, non ha mai udito parole come «alt» o «trattenuti», chi sa che la libertà è contagiosa come un raffreddore, chi si è abituata/o in un dibattito «ad ascoltare il senso dell’assemblea, non la voce più alta». Ci sono faccende difficili da capire. Per fortuna Vera sa trovare le parole giuste quando spiega a Luz: «credo che tuo padre potrebbe essere un grand’uomo ma ha commesso un grave errore. Non è mai uscito sotto la pioggia». E poi: «gli uomini procedono solo in linea retta e non vogliono fermarsi». E ancora: «una donna ha un centro, è un centro. Ma un uomo non lo è: allunga le mani e afferra le cose e le ammucchia intorno a sé e dice: io sono questo, io sono quello».

I reietti dovranno sfidare l’arroganza e la violenza. Nel solito modo: «Prima cerchi il negoziato […] Seconda fase: non collaborazione […] Terza fase, un ultimatum […] Quarta fase: disobbedienza civile, il rifiuto di obbedire a qualunque ordine o legge emanati dall’autorità contestata».

Per scoprire a che punto è l’utopia ambigua e cosa si può scorgere nell’occhio dell’airone… dovrete leggerlo. Credo che sarà un piacere, l’inizio di un bel viaggio.

UNA NOTA SUL RACCONTO PIU’ LE SOLITE CHIACCHIERE…

Dopo «Isaac (1)», «Isaac (2)» e «Ursula (1)» rieccoci qui. Questo lungo racconto – o romanzo breve – di Ursula Le Guin era inserito alla fine dell’antologia «Le donne del millennio» (Editrice Nord, 1982) con scritti di Cherry Wilder, Joan Vinge, Elizabeth Lynn, Diana Paxson e Cynthia Felice più una nota introduttiva di Virginia Kidd. E’ stato poi ripubblicato nel 1987 e più volte ristampato – insieme a «Il giorno prima della rivoluzione» sempre di Ursula Le Guin – da Eleuthera come «L’occhio dell’airone».

Chi passa spesso da codesto blog sa che si è già parlato di Ursula Le Guin e del suo immaginario pianeta anarchico Anarres che è anche in nome di una nuova rivista di fantascienza che, nel primo numero, dedica una sezione monografica a Ursula Le Guin. La rivista è online all’ indirizzo www.fantascienza.com/anarres. A giorni saranno disponibili anche le versioni stampata e quella ebook.

Rileggendo Isaac, Ursula e poi chissà… rilancio il mio urlo di dolore “scolastico” ovvero quanto farebbe bene leggere un po’ di buona fantascienza nella scuola italiana che si è scordata il domani. Fra gli anni ’80 e ’90, io e Riccardo Mancini pubblicammo due libri – “Immaginare futuri” per la media superiore e “Imparare dal futuro” per la inferiore, ora fuori catalogo – con La Nuova Italia. Mi chiedevo e continuo a domandarmi: se oggi un collettivo (di appassionate/i, docenti, piccole case editrici e kenesò) ritentasse? Subdolamente annuncio che un amico si propone di rieditare quei vecchi due libri in e-book – vi aggiornerò – e ne sono felice ma io vorrei mirare anche a un progetto nuovo e collettivo perciò chiedo a chi passa di qui e ama la fantascienza: secondo voi, in quel che resta della scuola italiana, c’è spazio per il futuro? (db)


Redazione
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