Berlino: città delle pietre, del fumo e della luce

Pierluigi Pedretti racconta la trilogia di Jason Lutes

Sulla scia di Maus del connazionale Art Spiegelmanla narrazione storica di ambientazione nazista si inserisce il romanzo grafico Berlin, una trilogia ideata da Jason Lutes, di cui è appena uscita la terza parte, La città della luce.

Il cinquantenne autore americano, che si era già fatto notare con Giara di Stolti, esordio sorprendente per intensità, con questo lavoro imprime una definitiva svolta alla sua già significativa carriera, consacrandosi come uno dei più maturi autori di graphic novel viventi. Sono trascorsi circa venti anni anni dal pluripremiato primo volume, La città delle pietre, che iniziava il racconto nell’autunno del 1928, quando su un treno per Berlino il giornalista Kurt Severing incontra Marthe Müller, ragazza dell’alta borghesia, che lascia Colonia e la sua famiglia per andare a vivere nella frenetica metropoli tedesca alle soglie della profonda crisi che sta per travolgere la repubblica di Weimar. La strage del Primo Maggio 1929, provocata dalle truppe inviate dal governo contro i manifestanti, chiudeva la prima parte di questa monumentale opera di circa seicento pagine complessive di parole e disegni. Berlin è non solo un’approfondita ricostruzione storica della Germania fra le due guerre mondiali – che sotto il peso della crisi economica e delle fortissime tensioni sociali si consegna nelle mani di Hitler – ma uno splendido romanzo corale, struggente e amaro, sul tragico destino a cui la grande Storia costringe uomini e donne di tutta Europa.

Il secondo volume, La città di fumo, ripartiva dal giugno del 1929, con Berlino annichilita dopo l’eccidio di maggio. La stampa indipendente, associazioni e cittadini liberi cercano di capire le ragioni delle violenze della polizia. L’austero e sempre più disilluso Kurt decide di intervistare i testimoni, mentre Marthe, a cui nel frattempo si è legato, lo accompagna per disegnarne i volti. La tensione per le strade di Berlino è palpabile. I destini di ebrei, comunisti, nazionalisti si incrociano, mentre cresce l’insofferenza popolare per l’incapacità del governo di gestire gli enormi problemi aperti dopo la sconfitta nella Grande Guerra. Ne approfittano i nazionalsocialisti che “predicano” la rivalsa sociale e nazionale contro i presunti nemici, gli ebrei e gli stranieri. Marthe intanto si distacca da Kurt per buttarsi a capofitto nella famosa vita notturna di Berlino e fra le braccia di Anna. Intorno a loro seguiamo le vicende di altri abitanti della grande città: dalla borghese Margarethe che si stordisce in orge e droghe alla ragazzina a cui hanno ucciso la madre; dallo studente ebreo, umiliato perché diffonde giornali militanti, al duro “compagno” Hölher. Le elezioni successive al crollo della Borsa del 1929 vedono un primo trionfo dei nazisti. Lutes è bravo a rendere attraverso le azioni di protagonisti e comprimari la dissoluzione politica e civile della Germania, a cui non riesce ad opporsi nemmeno la capillare rete di solidarietà organizzata dai comunisti. Proprio la disgregazione del tessuto sociale è la leva principale, insieme alla povertà diffusa e al terrore, su cui costruisce il proprio successo Hitler.

Il terzo volume si apre come era iniziato il primo: su un treno. Ora però al posto di Kurt e Marthe vediamo “inquadrati” Hitler e i suoi uomini che si recano a Berlino per raccogliere quel che hanno seminato. Elaborano le strategie per la presa finale del potere, innanzitutto su come eliminare gli oppositori interni, nelle SA, e poi come diffondere la violenza nei quartieri tradizionalmente comunisti. Siamo all’ultimo atto della repubblica di Weimar. In una delle strade popolari della città rincontriamo Kurt, trasandato non solo nel vestire ma nello spirito. La sua vita sta per intrecciarsi nuovamente con quella di Marthe e con i destini degli altri personaggi che hanno popolato le pagine dei primi due volumi. Il nazismo travolgerà tutti, giovani e vecchi oppositori. Dice uno di loro: «Voi ragazzi che vi mettete contro i nazisti… siete agnelli mandati al macello. E io non permetterò che succeda». Purtroppo non sarà così perché Hitler, promettendo ordine e sicurezza e additando nuovi nemici a un ceto medio impaurito, sta per essere acclamato Führer . Berlino, 1933: il disastro sta per iniziare.

Lutes sa raccontare, grazie a uno stile semplice e chiaro, ma fortemente espressivo, le storie minime di uomini e donne di Germania, la povertà dignitosa delle famiglie operaie, l’emarginazione dei tanti disoccupati, i timori di ebrei e comunisti, le paure dei borghesi. La grandezza di un romanzo, scritto o grafico che sia, non è tanto quella di avere una storia da raccontare, quanto nel modo in cui essa viene narrata. E qui entra in gioco la capacità letteraria e artistica di Lutes, che, vissuto da bambino in Francia, è stato influenzato innanzitutto dalla tradizione europea del fumetto: la “linea chiara” francofona (creata da Hergè, il papà di Tin Tin) e perfino il nostro Vittorio Giardino. Così come non va dimenticato il suo debito verso la nitidezza grafica di certo manga giapponese o del fumetto argentino. Berlin si distingue per il segno realistico e melodrammatico, forse “ strappalacrime” nel suo lirismo, se vogliamo, retorico, ma allo stesso modo appassionante, ottenuto grazie a un bianco e nero essenziale, fortemente espressivo – guardate i volti – che cita il “ degenerato” George Grosz. Un disegno dunque dal tratto pulitissimo, che si accompagna a una sceneggiatura fatta di dialoghi secchi, di pochissime didascalie e anche di tavole mute. Grazie anche all’abile montaggio delle vignette, di tipo cinematografico, fatto di prospettive diverse, di soggettive, di sospensioni e “ ralenti”, la trilogia di Berlin appare uno dei più sofisticati lavori a fumetti degli ultimi decenni.

Berlin. La città delle pietre

Coconino Press, 2003

pp. 214 per euro 13,50

Berlin. La città di fumo

Coconino Press, 2009

pp. 214 per euro 17

Berlin. La città della luce

Coconino Press, 2018

pp.176 per euro 17

 

Redazione
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2 commenti

  • Antonella Selva

    letto “a puntate” negli ultimi anni. Un romanzo bellissimo!
    Lutes veramente porta a pieno titolo il fumetto nell’empireo del grande romanzo con una sceneggiatura dotata allo stesso tempo di straordinario respiro storico, di una visione sociale che sa tenere conto della complessità del momento e di personaggi costruiti a tutto tondo e perfettamente convincenti.
    Il disegno a me pare più riuscito nelle splendide e minuziose ambientazioni berlinesi – che divengono forse le vere protagoniste della storia, raccordando i quartieri popolari e gli ambienti bohemien con frequenti panoramiche corali e grandiose della città – che non nei personaggi, e questa mi pare un po’ una tendenza generale del fumetto statunitense, ma qui tutto sommato coerente con l’impianto dell’opera.
    Interessantissima poi la scelta del momento storico da indagare: se infatti sono innumerevoli le rivisitazioni letterarie, cinematografiche e anche fumettistiche del nazismo, molto meno iconico, ma forse anche più interessante, è il periodo in cui l’ascesa di Hitler è maturata.
    Grazie della segnalazione!

  • Una lettura critica accurata e puntuale. Condivido in pieno.

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