Bologna: morti e malattie da amianto

di Vito Totire (*)

La ricerca della Ausl bolognese di cui riferisce il quotidiano La repubblica aggiunge un mattone al muro ormai “fortificato” da tempo che riguarda la importanza della dose cumulativa nello sviluppo del mesotelioma. Conferma pure la curva differenziata, in relazione alla latenza, fra la patologia pleurica e quella peritoneale. In apparenza non dice di più di quanto focalizzato da Selikoff nel 1979, parrebbe anzi dire meno. In verità lascia aperti tanti problemi che riguardano gli effettivi organi-bersaglio dell’amianto. Anzitutto l’enorme eccesso di tumori vescicali nella coorte Casaralta. Abbiamo posto il quesito: sono stati riconosciuti (almeno questo sembra doveroso) dall’Inail? Non sono stati oggetto di condanna penale nel recente processo ma i morti ci sono e allora certamente sarebbe stato necessario (anche) ampliare il capo di imputazione ad altri fattori di rischio, cosa “normale” nei tribunali ma che non è avvenuta a Bologna. Altri elementi: la necessità di studiare i dati per sottocoorti – cfr NOTA 1 – di pesare concretamente “l’effetto lavoratore sano” (che ha una sua specificità anche in oncologia e non solo generale), studiare le motivazioni degli eccessi di altri tumori in altre coorti (mieloma multiplo, LNH, tumori del rene, del pancreas e dell’apparato gastroenterico), studiare i dati di incidenza e non solo di mortalità. Non a caso per l’OGR – cioè Officine grandi Riparazioni – ma in tutta Italia, ci sono ormai numerose condanne in sede civile per tumori gastroenterici ed altri; vedi NOTA 2 . La stessa nocività per l’apparato cardiovascolare evidente nella coorte della Breda di Pistoia (Miligi e altri) ma già focalizzata da Harding e altri (2012) qui non è comparsa. Perché? Occorre approfondire. La Ausl non ci ha chiesto di collaborare nel corso della ricerca: è una dimenticanza?

Tutti questi approfondimenti si possono e devono fare con la costruzione della ANAGRAFE GENERALE DEGLI EX-ESPOSTI istituita, ad esempio, dal Friuli Venezia Giulia con legge regionale nel lontano 2001 e che la Regione Emilia-Romagna si ostina a non voler varare, come ostinatamente omette il censimento capillare del cemento-amianto.

Abbiamo come AEA – Associazione Esposti Amianto – fatto proposte: alcune non costano nulla ma sono spiacevoli per i datori di lavoro (la Regione soprassiede per questo motivo?) mentre altre costano ma sono comunque improcrastinabili. La Regione sul piano amianto ha consultato chi ha ritenuto opportuno. Il suo piano lo vuole discutere anche con noi?

L’amianto nell’acqua non era oggetto del seminario. Onorevole Bonaccini ne parliamo a fine aprile?

Bologna, 31.3.2017

 

NOTA 1 – Per coorte si intende l’insieme dei lavoratori osservati nello studio,gruppo pìomogeneo per mansione e soprattutto per rischio. Nella coorte si possono individuare sottocoorti; per esempio alla Casaralta era il gruppo che, oltre all’amianto, era esposto anche ad altri rischi (es. i verniciatori). Sono convinto che gli otto casi (gli attesi, cioè quelli che ci si poteva aspettare se ci fosse stata la stessa incidenza della popolazione esterna alla Casaralta) erano 3; quindi un eccesso enorme. Niente di nuovo anche a porto Marghera: si individuò un eccesso di tumori della vescica, erano al reparto CV15; il tumore alla vescica aveva a che fare, non col cvm, ma con i coloranti.

NOTA 2 – La  ricerca dice che alla OGR c’è un eccesso di mesoteliomi; come “novità” è molto poco. Occorre fare anche studi, oltre che di mortalità, di incidenza perché alcune patologie da amianto non sono mortali, vale a dire prese in tempo si può guarire: tumori gastroenterici, rene, laringe. MA TUTTO QUESTO EMERGE SOLO SE DI ADOTTA LA NOSTRA PROPOSTA DI COSTRUIRE UNA ANAGRAFE GENERALE DEGLI EX-ESPOSTI E NON FACENDO SOLO GLI STUDI DI MORTALITA’. LA REGIONE FVG HA ATTIVATA L’ANAGRAFE MENTRE OGGI LA REGIONE E-R HA LA FACCIA TOSTA DI PRESENTARSI DICENDO CHE HANNO ELABORATO UN NUOVO PIANO AMIANTO REGIONALE… SUL QUALE NON HANNO CONSULTATO LA AEA:  comprensibile che sia più comodo consultare gli “amici”. In generale la Ausl e la Regione non gradiscono la nostra collaborazione, preferiscono lavorare con Afeva e Albea che sono CGIL. Fra l’altro il seminario ha totalmente eluso il problema degli organi bersaglio diversi dai mesoteli; dà sponda a chi sosterrà che per causare il tumore del polmone ci vogliono livelli molto più alti di esposizione di quelli che si sono verificati all’OGR: per esempio se (come è possibile) gli operai OHR magari fumavano meno della popolazione generale questo potrebbe contribuire a spiegare il “difetto” di tumori polmonari ma il dato sul fumo al seminario non è emerso e temo che non ci sia. Per approfondimenti chiunque mi può scrivere; anche al seminario ho dialogato con una persona che ha lamentato come sui casi ambientali non lavorativi le ricerche sono in alto mare. Un esempio: all’interno di un gruppo istituzionale di ricerca non avremmo potutto imporre all’Inail di sapere se e quanti tumori della vescica ci sono tra i lavoratori della Casaralta. Se lo chiediamo noi, come abbiamo fatto per Civitanova Marche, rispondono picche. Il quesito era: a Civitanova Marche quanti mesoteliomi occupazionali sono stati riconosciuti? Risposta: non riusciamo a scorporare i dati tra Civitanova e Macerata! Assurdo ma il problema non è Inail, è Poletti che dice: l’Inail ha lavorato bene… Il che è fuori discussione: ha lavorato benissimo per i padroni.

(*) Vito Totire è presidente nazionale AEA – associazione esposti amianto e rischi per la salute.

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