Bologna: rotture rete, amianto ancora tabù

I conti non tornano: Argelato, Bentivoglio, Budrio, Castelmaggiore, Castenaso, Galliera, Granarolo, Malalbergo, Sala Bolognese, San Pietro in Casale ecc

di Vito Totire (*)

Rendiamo pubblici i siti delle rotture del cemento-amianto 2016/17 rispondendo ai cittadini che chiedono informazioni.

Pare che Hera – noi preferiamo rinominarla gruviHera – non si stia impegnando molto a informare quando la rottura della rete corrisponde a una rottura su cementoamianto; forse è preferibile sorvolare sulla natura del tubo rotto? Figuriamoci cosa direbbero sa chi pretendesse di sapere se l’amianto rotto è crisotilo o anfibolo. Eppure bisogna avere la mappa anche di questa suddivisione per stabilire le priorità nei programmi e nei ritmi delle bonifiche.

Quasi seimila rotture nel 2017 ma quante sull’amianto?

Cerchiamo di tenere le cose distinte non perché un evento sia grave e l’altro no; diciamo che uno (quello su cemento-amianto) è ben più grave dell’altro.

Comunque i conti non tornano.

In un articolo su «Il resto del Carlino» (20.10.2017) si legge che a Minerbio non si sono verificate rotture. A noi invece, già solo su cemento amianto, a Minerbio ne risultano (nei primi 8 mesi del 2017) esattamente 11: via Roma, via don Minzoni, via san Donato, vicolo stradone/via Gramsci, via Mora, via Andrea Costa due volte, via Zena tre volte, via Pedagna.

Quanto a Castello d’Argile (comune già risultato positivo all’amianto nell’acqua dei rubinetti nell’ottobre 1998: risultarono 3870 fibre in via Primaria a Mascarino) le rotture sono state 6 nei primi 8 mesi del 2017; ma l’esame del 1998 fu eseguito in microscopia elettronica a scansione (SEM): quante fibre sarebbero state contate se l’esame fosse stato eseguito in TEM (microscopia elettronica a tensione)? Da diversi lustri gli amministratori locali e la Ausl rifiutano di affrontare il problema.

I sindaci dei Comuni della Bassa coinvolti dalle rotture non paiono preoccupati dall’amianto. Avvisano solo la popolazione sulla possibile colorazione rossastra che – dicono – “non dannosa per la salute”: evidentemente sono sicuri che nel corso e a causa delle riparazioni non sfuggirà neppure una fibra di amianto… Noi vorremmo che fossero fatti prelievi ed esami dell’acqua dopo le riparazioni.

Adesso a fronte di (gruvi)Hera, che sta facendo arrabbiare i cittadini, qualche sindaco pare svegliarsi dalla sua “catatonia” ma dimostrando di non avere compreso quali sono le motivazioni e l’urgenza delle bonifiche.

Non c’è solo il problema di evitare gli sprechi di acqua. Più gravi sono le zaffate DI FIBRE DI AMIANTO CHE ARRIVANO NELLE ABITAZIONI CON L’ACQUA. VOGLIAMO RIDURRE TUTTO A UN PO’ DI ACQUA “ROSSA”?

Rimanendo concentrati sulla Bassa possiamo dire che quasi tutti i Comuni hanno avuto problemi di rotture su cemento-amianto: a cominciare da Baricella dove con una discarica Herambiente (che è una articolazione di gruviHera) di amianto sotto terra ne vorrebbe mettere dell’altro; a Argelato, Bentivoglio, Budrio (anche qui i prelievi risultarono positivi per l’acqua del rubinetto….), Castelmaggiore – di Castello d’Argile abbiamo già detto – Castenaso, Galliera, Granarolo, Malalbergo, San Pietro in Casale, Sala Bolognese, San Giorgio di Piano, San Giovanni in Persiceto…

Bologna, 24.10.2017

(*) Vito Totire è portavoce di AEA-associazione esposti amianto e rischi per la salute

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