Bonificare l’amianto? Non c’è fretta in autostrada…

fra Imola e Castel San Pietro

di Vito Totire (*)

Una vecchia canzone di Enzo del Re scandiva: «lavorare senza fretta, senza fare alcuno sforzo…». Che certi amministratori locali si siano ispirati lì, travisandone il senso?

Qualche giorno fa richiamavamo l’attenzione sugli orridi capannoni di Forlì (**) con copertura in cemento-amianto. Forse in questa città l’amianto viene “stagionato” quasi fosse parmigiano-reggiano. Pare che la Ausl – sono notizie di un anno fa – non abbia “supportato” il sindaco nell’ipotesi di emanare un’ordinanza di bonifica.

Dunque gli orridi capannoncini saranno “sanati”… senza fretta. Anche se l’Italia sta diventando – come osservano e denunciano gli scienziati – teatro di tornado. Secondo gli esperti per la verità a maggior rischio risultano il Salento, la Toscana e il Lazio; ma in tutto il territorio nazionale si verificano grandinate e trombe d’aria capaci di spappolare un tetto e se questo è di cemento amianto, capaci di fare a pezzi il cemento-amianto e diffondere fibre dappertutto.

Le immagini che pubblichiamo sono inquietanti perché pongono alcuni interrogativi:

  1. Territorio comunale di Imola o di Castel San Pietro? Sommessamente abbiamo proposto (sono già diversi lustri) che lungo le autostrade vengano indicati i confini territoriali comunali; se il cittadino nota un “inconveniente igienico” può segnalarlo più agevolmente;
  2. L’immagine riguarda cemento-amianto o eternit asbestos-free? Mistero; ma se venisse accolta la nostra proposta di censire l’amianto e a parte, su base volontaria, il fibrocemento senza amianto (per evitare confusioni) non saremmo qui oggi a porre questa domanda;
  3. Comunque sia il capannoncino fotografato necessita di un intervento di demolizione/bonifica; o sarà destinato, come gli orridi capannoncini di Forlì alla stagionatura?

Lungo l’autostrada Bologna-Ancona, come lungo le strade e autostrade italiane, sono visibili centinaia di edifici con amianto in condizioni fatiscenti o comunque di vetustà e degrado tali da meritare interventi immediati di bonifica. Ma si temporeggia: evidentemente l’aria delle autostrade è molto salubre tanto da poterci permettere un surplus di inquinamento oltre quei gas di scarico che sono stati individuati anche come fattore di rischio per il morbo di Alzheimer. Per non parlare dei fienili con coperture in cemento amianto e privi di controsoffittature: rilasciano fibre nel fieno mangiato dalle mucche che lo trasmettono al latte e ai vitellini… Tanto poi, non riuscendo – a volte – a ricostruire l’esposizione ad amianto di alcuni malati di mesotelioma, si dirà “ecco, il mesotelioma ha evidentemente anche altre cause”. E’ la scienza della rimozione e dell’ignoranza (volontaria).

L’importante è rimuovere l’amianto: solo che occorre farlo fisicamente mentre le istituzioni preferiscono… psicologicamente.

D’altra parte storicamente gli italiani per terremoti, pestilenze e colera si sono sempre rivolti ai santi. E allora organizziamo processioni, attorno ai capannoni inquinanti, guidate dai sindaci (sarebbero le autorità sanitarie) se i parroci ormai sono troppo “moderni” per sperare che il Cielo faccia la grazia.

Bologna, 23.6.2018

(*) Vito Totire è presidente AEA, l’Associazione esposti amianto e rischi per la salute

(**) Amianto: a Forlì (e a Trani) una riforma per “abolire” la grandine?

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