Borges, Atwood, Tambien e la foresta che cresce

 

In questa brutta Italia ho avuto una gran fortuna. Prima come giornalista poi con «Le scimmie verdi» ho incontrato molti pezzi di quell’Italia invisibile che resiste al degrado. I giornalisti, si sa, raccontano (e lo fanno molto male di questi tempi)l’albero che cade ma non sanno parlare – forse neppure la vedono – la foresta che cresce. Fra tanti orrori culturali, sociali e politici c’è un sacco di bella gente – nata per caso in Italia o che qui è venuta per lavorare, per studiare o… per amore –che si oppone ad alcune delle più pericolose malattie moderne: l’ignoranza, l’indifferenza, l’egoismo. Oggi ho il piacere di  ospitare «Tambien» di Verona con due testi che usano nelle loro letture-lezioni-happening e poi con una breve scheda. Vi risulterà chiaro che in quest’anno di disgrazia 2010, Verona è un postaccio (se non ha il peggior sindaco d’Italia è comunque molto ben piazzata) ma c’è speranza finchè un pezzo di città continua a credere che la Costituzione sia un valore e il fascismo una vergogna. (db)

Inno di Jorge Luis Borges

Questa mattina

c’è nell’aria l’incredibile fragranza

delle rose del paradiso.

Sulla riva dell’Eufrate

Adamo scopre la freschezza dell’acqua.

Una pioggia d’oro cade dal cielo:

è l’amore di Giove.

Salta dal mare un pesce

e un uomo di Agrigento si ricorda

di essere stato quel pesce.

Nella caverna che chiameranno Altamira

una mano senza volto traccia la curva

di un dorso di bisonte.

La lenta mano di Virgilio accarezza

la seta che portarono

dal regno dell’imperatore Giallo

le carovane e le navi.

Il primo usignolo canta in Ungheria.

Gesù vede sulla moneta il profilo di Cesare.

Pitagora rivela ai suoi greci

che la forma del tempo è circolare.

In un’isola dell’Oceano

i levrieri d’argento inseguono i cervi d’oro.

Su un’incudine forgiano la spada

che sarà fedele a Sigurd.

Whitman canta a Manhattan.

Omero nasce in sette città.

Una donzella riesce a catturare

l’unicorno bianco.

Tutto il passato torna come un’onda

e quelle antiche cose sono qui

solo perché una donna ti ha baciato.

(da La cifra, Oscar poesia Mondadori, 1988)

Il bambino dell’albero di Margaret Atwood

Te lo ricordi. No, l’hai sognato. Nel sogno si soffocava e si affondava e c’era un senso di vuoto. Ti sei svegliato dal tuo incubo ed era già successo. Era tutto sparito. Tutto e tutti-padri, madri, fratelli, sorelle, i cugini, i tavoli e le sedie, i giocattoli e i letti – tutto spazzato via. Non ne rimane nulla. Non resta nulla tranne la spiaggia devastata e il silenzio.

Ci sono i relitti. Non li hai visti, nel tuo sogno. Un’accozzaglia di anni frantumati, un cumulo di storie infrante. Storie che sembrano legno e blocchi di cemento e metallo contorto. E sabbia, tanta sabbia. Perchè si dice “la sabbia del tempo”? Ieri non lo sapevi, ma adesso sì. Sai troppe cose per parlare. Cosa si può dire? Nella tua gola il linguaggio si trasforma in pietrisco.

Ma guarda – c’è un bambino piccolo abbandonato nella chioma di un albero, proprio come in quegli altri sogni, quelli in cui puoi sollevarti da terra e volare, e sfuggire allo strepito e al fracasso alle tue spalle. Un bambino vivo, avviluppato in una culla verde; ed è stato salvato, dopotutto. Ma il suo nome è andato perduto, insieme al suo minuscolo passato.

Che nome daranno a questo bambino? Quello che è scappato dal tuo incubo ed è fluttuato leggero su un albero e ora si guarda intorno con lo stupore normale in un bambino? Adesso il tempo riparte, adesso c’è qualcosa che si può dire: bisogna dare una parola al bambino. Una password, un talismano d’aria, per aiutarlo a superare i tanti passaggi difficili e le soglie d’ombra che lo aspettano.

Bisogna dargli un nome, di nuovo.

Lo chiameranno Disastro, lo chiameranno Relitto, lo chiameranno Dolore?

Lo chiameranno Senza-Famiglia, lo chiameranno Negletto, lo chiameranno Bambino-di-un-Albero? O lo chiameranno Stupore, o Nonostante o Contentino?

O lo chiameranno Inizio?

(da Microfiction, Ponte alle Grazie, 2006)

Tambien si presenta

L’Italia si trova oggi di fronte ad uno scenario caratterizzato dal violento e rapido declino di valori universali, ai quali chiunque deve fare riferimento ed ai quali chiunque deve rispetto,  dall’inosservanza spesso provocatoria di semplici regole di convivenza civile, dal sempre più grave restringimento dei diritti dei cittadini; si deve, inoltre, parlare della violenza, sia fisica che psicologica, sulle fasce più deboli di popolazione e della mancanza di una informazione rigorosa, puntuale e corretta, come in ogni paese civile dovrebbe essere.

Non ultimo è il senso di insicurezza che si è insinuato nella società, con campagne mediatiche mirate, per colpevolizzare e respingere ai margini della legalità migliaia di stranieri che vivono da noi, studiano, lavorano, fanno crescere l’economia e pagano le tasse e che quindi, oltre i doveri, hanno gli stessi diritti garantiti dall’art. 3 della nostra Costituzione.

L’Associazione Tambien nasce nel 2009, in un momento storico di profonda crisi culturale, economica, etica. L’Associazione, nel suo statuto, si riconosce nei valori fondamentali democratici, di libertà di espressione e di pensiero, di rispetto e tutela dei diritti delle persone e di ogni forma di diversità, di giustizia sociale, di solidarietà verso i deboli e gli emarginati, di laicità, di pari opportunità, espressi dalla Costituzione Italiana e dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. E’ convincimento dei soci fondatori che la crisi che si sta vivendo tragga forza dall’ignoranza e che sia necessario, perciò, promuovere ogni tipo di attività culturale educativa, di ricerca e di studio.

L’associazione Tambien crede, e  non è la sola, che la cultura di un paese nasca dalla memoria ritrovata e condivisa, dalla conoscenza del territorio e dell’evoluzione delle identità locali, dall’incontro, dal confronto e dallo scambio con le altre culture, per sviluppare in tal modo una società libera e propositiva.

La cultura può crescere solamente traendo forza dalla discussione continua intorno a idee ed opinioni e dalle contaminazioni necessarie all’arricchimento delle persone. Solo così ci si  potrà trovare in armonia con il proprio presente per progettare il futuro comune.

L’Associazione ha iniziato il suo lavoro con una proposta di interpretazione dei diritti costituzionali e sta proseguendo il suo cammino per la ricerca di convergenze possibili tra realtà culturali cittadine che abbiano affinità di idee e di intenti.

Il lavoro sarà lungo e difficile, ma chi si è già iscritto all’Associazione Interculturale Tambien pensa che ne valga la pena.

Tambien è a Verona in via Scalone Sedici Ottobre 8; la potete contattare scrivendo a associazione.tambien@gmail.com.

Redazione
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