Bozidar Stanisic: quanto ci costa Danilo Narduzzi?

Si è ingannato chi pensava che le attuali vicende Scaiola-Anemone (più altre centinaia di personaggi della vita politica ed economica italiana del Nord Italia) avrebbero suscitato dubbi più profondi sui collegamenti fra la propaganda contro gli immigrati, da anni portata avanti dalla Lega, e l’amore per il potere politico (poltrone belle e ben pagate, niente cassa integrazione, né mobilità, né qualsiasi precarietà). Senz’altro sarebbe stato ragionevole e corretto sia per la Lega che per il suo elettorato mettere a confronto alcuni numeri, in primis quello dei danni sociali ed economici causati dalla corruzione ormai fiorente nel Nord stesso con quello dei cosiddetti aiuti per l’integrazione degli immigrati per capirne l’enorme sproporzione.

Lo stesso ci si poteva aspettare che succedesse nelle aule del Parlamento del Friuli Venezia Giulia. Si poteva, ma non è successo. Evidentemente, la razionalità e correttezza non sono ammirati da chi ora si occupa anche delle banche e non solo della politica.

L’occasione per attualizzare almeno un confronto fra i numeri è stata persa pure durante i recenti dibattiti della giunta regionale sul nuovo programma per l’immigrazione che recepisce le direttive nazionali e sarà sviluppato in dodici azioni e organizzato in sei ambiti di attività: istruzione, casa, settore socio-sanitario, protezione sociale, studi e ricerche. (Ormai è tardi per criticare questo programma, realizzato negli uffici della maggioranza politica, sorda alle richieste dei soggetti cui lo stesso programma è dedicato).

I media ci hanno informato che il punto clou del programma per 2010, secondo la Lega, “è la trasformazione dei mediatori in traduttori”. Naturalmente, a pronunciare la proposta è stato il capogruppo della Lega del Fvg, Danilo Narduzzi. “Basta alimentare associazioni che vivevano di contributi pubblici”. Almeno qualche volta è opportuno ricordare chi è Narduzzi, senza limitarci ai suoi mille e uno “basta” su tutto ciò che riguarda gli immigrati.

La sua presentazione in rete ci rivela che è nato a Roveredo in Piano (1963), di professione è insegnante, laureato in storia.  E che è del partito della Lega Nord – Padania. Chi non è di memoria corta sa che si tratta dello stesso Danilo Narduzzi che lottava in favore della proposta di attribuire per legge, a medici prima e a presidi poi, la funzione di spie. Quando l’opposizione di medici e presidi aveva vinto contro questa proposta barbara, aveva insistito sugli impiegati spie, seccamente zittito dallo stesso Tondo, presidente della giunta regionale.

E non è tutto: l’anno scorso portò via dall’aula consiliare un presepe in cui c’erano tre figurine nere. Sì, troppo nere per Narduzzi che immagina un Cristo bianco, magari solo padano. Certo, ci sarebbero numerosi “non è tutto”, ma il recente episodio (recente ma non ultimo, Narduzzi è della classe ’63 e se le cose restano così avrà una lunga vita politica)  credo sia dei migliori per capire il capogruppo del Carroccio regionale, fabbrica individuale di nebbia.

Il fine settimana politico in Fvg è stato segnato anche dall’approvazione in Commissione del Programma degli interventi rivolti agli immigrati. La novità è che anche una parte della maggioranza si mostra capace di un approccio più morbido, sintetizzato nelle parole del consigliere Blasoni: “Sull’immigrazione serve una norma che disciplini puntualmente diritti e doveri degli stranieri presenti in regione (…) L’abrogazione della legge sull’immigrazione  ha creato nei fatti un vuoto normativo che va colmato”. E quando ci sarà questa nuova legge? Sul periodo esatto nessuno è certo (tranne che ora è più che chiaro che non serviva abolire la legge precedente, ma esporla al dibattito politico e sociale, con la partecipazione dei rappresentanti degli immigrati). Le certezze appartengono solo a Narduzzi: “Una legge sull’immigrazione? Non serve a niente… Le leggi speciali non servono…La legge è uguale per tutti, non dobbiamo creare zone franche e la vera integrazione si fa con la volontà di rispettare le leggi degli italiani e dei friulani”.

Ci si poteva aspettare altro da lui? Certo che no e neppure dagli altri membri del Carroccio regionale, di cui i più duri provengono dalle zone più vicine al Veneto.

Sarebbero capaci di presentare un confronto dei numeri: sul reddito annuale di questo signor “Basta” e “No” e sul finanziamento delle attività  di mediazione, previsto in 250 mila euro?

Forse i corsi di italiano previsti dal pacchetto di dodici azioni, cui Narduzzi è contrario, servirebbero proprio a lui.   Scrive “…Le  leggi degli italiani e dei friulani”. Ma non si dovrebbe dire: “Le leggi italiane e regionali”?

Infine, esclusi dal dibattito sulla nuova legge gli immigrati e le associazioni, resta la fragile speranza che sia la nuova legge di cui parlava Blasoni che altri provvedimenti non entrino in qualche baratro da cui, come siamo già abituati, la Lega esca trionfante, populista e conservatrice sempre di più, corroborata dal sorriso beffardo di Narduzzi, signor metà finanziamenti per le mediazioni.

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

  • Perchè li chiamate medici spia e impiegati spia? In Germania, dove ho vissuto e lavorato per molti anni, è obbligatorio chiedere il tesserino sanitario a chiunque si presenti per essere assistito in una struttura tedesca. Questo tesserino viene rilasciato solamente a un cittadino tedesco oppure a chi, da straniero è in possesso di un permesso di soggiorno. Va da sè che chi si presenta senza tesserino viene per legge immediatamente segnalato alle autorità tedesche che prenderanno i provvedimenti del caso. Molto severi. Questa è la legalità in Germania. Da cittadina italiana sono delusa che da noi si chiami FARE LA SPIA. Allora è vero che gli italiani si vogliono male e non si rispettano tra di loro. Perchè?

    • gentile Graziella (le dò del lei perchè mi pare di non conoscerla…. se la memoria non mi tradisce) sono in totale disaccordo con lei e provo a spiegarmi; poi suppongo che vorrà intervenire anche l’autore dell’articolo, il mio buon amico Bozidar, e magari qualcuna/o che conosce un po’ di leggi tedesche e/o europee.
      La questione è assai complessa ma provo a riassumerla in due punti.
      1 – E’ contestabile che esista un reato (o un’aggravante) di “clandestinità” solo perchè una persona è in un Paese con documenti non in regola ma naturalmente ogni Parlamento dovrebbe essere sovrano e poter fare leggi; aggiungo però che i cittadini e le cittadine possono e forse devono disobbedire a leggi che ritengono in contrasto con la propria coscienza (si chiama appunto obiezione di coscienza); a mio parere devono farlo pubblicamente, cioè non nascondendosi, e dunque assumendo le conseguenze legali della loro disobbedienza: è la strada segnata da Gandhi, da Martin Luther King e altre/i che in italia ci è stata indicata anche da Aldo Capitini e Danilo Dolci . A livello dell’Italia di oggi, l’insieme di leggi contro i migranti (in quanto tali) costituisce a mio parere – ma un gruppo numeroso di studiose/i di leggi sono d’accordo – un organico sistema razzista, paragonabile (almeno dall’agosto scorso) alle leggi fasciste del 1938 contro gli ebrei. Perciò disobbedire è giusto, è possibile, è ora.
      2 – In questo quadro la questione di non curare i cosiddetti “clandestini” (e di denunciare chi li cura) va a toccare una questione centrale dei diritti umani e direi anche delle tradizioni minime di civiltà che i vari popoli hanno cercarto di darsi sin dall’antichità. Soccorrere. medicare, aiutare chi sta male, chi è ferito ma anche aiutare un bambino o una bambina a nascere va sempre fatto a prescindere da nazionalità, fede e persino fedina penale della persona che in quel momento ha bisogno d’aiuto; che io sappia questo punto – curare senza distinzioni – è considerato parte della missione di chi esercita la medicina. E infatti in Italia le organizzazioni dei medici si sono pubblicamente espresse (mi pare all’unanimità ma se sbaglio qualcuna/o spero mi corregggerà) contro leggi, circolari, decreti che più o meno apertamente chiedevano e chiedono di non curare e di fare la spia contro chi soccorre le persone cosiddette clandestine. Le ragioni sono appunto etiche, di coscienza e francamente mi riesce difficile capire come questo punto così importante le sfugga. Molti studiosi di medicina aggiungono un altro elemento: se chi è affetto da malattie infettive ha paura di farsi curare e dunque non va in ospedale o in farmacia è praticamente certo che più difficilmente guarirà e/o che non saprà e/o potrà attenersi a quelle regole di prudenza che possono evitare il contagio: è una ragione in più, di buon senso diciamo (egoistica direbbe forse qualche persona). Ma almeno per me resta centrale l’altra questione, cioè l’obbligo morale di aiutare chi sta male. (db)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *