Brescia, un autobus

“Mi è capitato ieri mattina, ciao Arianna”

Salgo sull’autobus, ascolto la musica, vedo il controllore che parla con due donne, voglio sentire, mi tolgo le cuffie e il suo fare arrogante mi rimbomba nelle orecchie: una è africana e l’altra porta il velo. Non hanno il timbrato il biglietto. Io penso: “Abbiamo un governo di ladri e tu te la prendi con chi non si può permettere di pagare ogni giorno il biglietto dell’autobus per andare al lavoro o per portare a, scuola i bambini?”. Qui a Brescia una scuola materna è stata chiusa e molte mamme (me compresa) devono portare a scuola i figli in autobus da una parte all’altra della città; il costo dei biglietti è aumentato e la spesa non è da poco, io devo ringraziare mia madre che mi aiuta, ma per chi non ha una famiglia qui che può aiutare si fa proprio fatica a pagare tutto.

Ascolto e guardo il modo di fare troppo arrogante del controllore: le due donne dicono che devono scendere, ma l’autista non ferma l’autobus.

Di solito l’autista non ferma l’autobus e il controllore non scende con le persone a cui deve fare la multa?

Tu controllore con quell’accento terrone (con tutto l’amore che ho per il sud) dovresti sapere cos’è la miseria del sud, e invece continui a comportarti come uno scagnozzo assoldato da una Spa chiamata Bresciatrasporti che sulle nostre vite ci guadagna almeno la metà: avanti e indietro avanti e indietro dal lavoro a casa, da scuola a casa quando CIRCOLARE è UN DIRITTO UMANO E COME TALE DOVREBBE ESSERE GRATUITO.

Il controllore viene da me e mi chiede se ho il biglietto: ha visto la minigonna, gli basta aver visto le mie gambe lunghe. Per principio tiro fuori il biglietto e glielo porgo, ma lui non lo prende in mano per controllarlo minuziosamente, come aveva fatto qualche minuto fa con la ragazza africana, allora gli dico: “A me non lo controlla perché non sono negra?”. Intanto la ragazza più scura di pelle scende e scappa, no la sua carta d’identità ce l’ha il controllore. E lui mi dice: “Ma quelle sono delle recidive”. Io gli dico: “Anche io potrei non aver timbrato il biglietto, a me non me ne frega niente se sono recidive, voi nei confronti degli immigrati avete sempre un atteggiamento arrogante che fa schifo”. Lui mi risponde che devo farmi gli affari miei Io gli dico: “Io gli affari miei non me li faccio, voi avete sempre un atteggiamento arrogante che fa schifo nei confronti di chi non è italiano”. Il controllore e l’autista mi dicono di smettere di parlare e che se non la smetto devo dare i documenti. Io rispondo: “Siamo in una repubblica democratica e parlo quanto mi pare”. Allora l’autista ferma l’autobus, esce dal posto di guida e mi chiede: “Lei che lavoro fa?”. Io lo guardo contrariata: e questo cosa c’entra?. “Lei faccia il suo lavoro che noi facciamo il nostro, lei è italiana?” Rispondo: “Sono un’ ITALIANA STRANIERA”. Dice che allora deve controllare i biglietti a tutti e fa la sua farsa stupida come se tutti i cittadini fossero giustamente uguali di fronte alla legge: ma una signora e una ragazza si lamentano perché l’autobus è fermo e io continuo a parlare mentre loro devono andare a lavorare: “Sì a lavorare sottopagata” dico alla più giovane.

Aggiungo che per un permesso di soggiorno ti fanno aspettare due anni, che io guadagno 800 euro al mese e 300 li spendo per andare al lavoro: “come fa uno a vivere? il biglietto costa troppo. E’ normale che uno a volte non lo paghi. Il trasporto pubblico dovrebbe essere gratuito!” con quello che paghiamo di tasse….

L’autista torna al suo posto, riprende la guida, non ricordo qual è stata la mia ultima frase: un signore anziano mi diceva che dovevo smetterla di parlare. Gli ho detto che io parlo quanto mi pare visto che ho il diritto di farlo: povera vittima inconscia del fascismo ora progredito, le parole abbondanti gli fanno ancora paura, ai suoi tempi mi avrebbero portato al manicomio o fucilato.

Redazione
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5 commenti

  • Qui leggendo la giornata inizia triste, o forse no. Giusta.
    Grazie.
    c.

  • Finché c’è gente che parla, come l’amica dell’autobus, c’è speranza.

  • ginodicostanzo

    Grazie ad Arianna. E la rabbia aumenta….

  • mi hai fatto venire una rabbia che a momenti mi sentivo male. Male per l’impotenza! E a noi da questi chi ci difende? I molti che vengono a chiederci il voto per poi fare la corte a coloro che questa mentalità alimentano? No, anzi, che formano e poi scatenano!?
    Grazie a chi, una tantum, ha avuto il coraggio di alzare la voce.

  • mario sumiraschi

    Grazie Arianna per il tuo coraggio civile!
    Anche a me, non a Brescia, è capitata la stessa cosa e più volte. Quello che ti lascia maggiormente deluso è il fatto che chi sta con te sull’autobus non compartecipi alla protesta verso un vero e proprio maltrattamento, anzi ti contesti. Solo in un caso ho avuto una signora che ha supportato la mia protesta, su circa trenta presenti in totale, mi domando: è possibile che abbia trovato solo menefreghisti o razzisti?
    E’ in discussione la questione del biglietto? No, è il trattamento riservato ai cittadini “stranieri” che è oltraggioso. Poi vedi lo stesso controllore in altra occasione non fare questioni alla cittadina “italiana”. Altro che “facciamo il nostro lavoro”! E’ l’azienda che li istiga o ci mettono del loro ?
    Quello che fa veramente rabbia, come hanno commentato gli altri amici, è l’accettazione e la condivisione di un atteggiamento squallidissimo spacciato per qualità di lavoro… Ma non sono gli unici, purtroppo.
    Facciamoci sentire anche noi, sempre, sull’ autobus, in treno, nei bar, etc… E concordo con Miglieruolo: facciamo una scelta anche quando andiamo a votare.
    Arianna non sei sola!!!

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