Buoninconti, Bussi, Canapini, Ferrante, Pievani, Sanders e il duo Fini-Padovan

7 recensioni di Valerio Calzolaio

Francesca Buoninconti

«Senza confini. Le straordinarie storie degli animali migratori»

Codice edizioni

204 pagine, 18 euro

Aria, acque, suolo del pianeta. Da milioni di anni. Il nostro pianeta è attraversato da miliardi di animali migratori in viaggio: uccelli, mammiferi marini, terrestri e volatori, pesci, anfibi, rettili, insetti e altri invertebrati ancora. Migrano grandi e piccoli, balene e farfalle; da soli o in gruppo, percorrono migliaia di chilometri ogni anno, affrontando difficoltà e pericoli, su percorsi infidi che costano la loro vita. Più o meno si sa perché partono: per riprodursi e trovare cibo a sufficienza. Ma come fanno, chi e cosa glielo fa fare, sono questioni che incuriosiscono gli umani sapienti dall’antichità, anche Aristotele ci rifletteva (senza riuscire a capire bene); da un secolo la scienza offre alcune risposte. La maggior parte degli animali migratori vive in luoghi che hanno stagioni definite. E molto spesso proprio l’alternanza delle stagioni e dei cicli produttivi fa sì che le aree favorevoli e ricche di cibo in inverno, non lo siano per riprodursi in estate. E viceversa (tenendo pure conto che la localizzazione nei due emisferi inverte la prospettiva). Di quando e come siano nate le migrazioni non sappiamo molto, è ancora tutto da scoprire e da confermare. Molti gruppi e molte specie animali hanno iniziato da tempo: secondo le teorie più accreditate il fenomeno migratorio si sarebbe sviluppato nel Neogene (tra 23 e 2,6 milioni di anni fa) prima della comparsa delle forme umane (che poi tanto ne sono state condizionate) per poi affinarsi nelle successive fasi glaciali del Quaternario. Grazie agli stimoli ormonali, a caratteri genetici di vita e adattamento negli ecosistemi biodiversi e mutevoli, i migratori sanno quando giungono i momenti di partire e di tornare. Capacità e modalità hanno avuto una continua evoluzione. Ovunque siano diretti, con una bussola magnetica, solare o con le stelle, i migratori sanno di sicuro come arrivarci. In volo, a nuoto o in marcia non ha importanza: è tempo di migrare.

La giovane giornalista scientifica Francesca Buoninconti (Napoli) ha esaminato i più recenti studi sulle migrazioni delle specie animali di competenti ricercatori di varie discipline. Con stile curato e fresco si mette a fianco degli animali che non conoscono le frontiere fra Stati stabilite dagli umani (da cui il titolo). Pur senza un’adeguata complessiva teoria del migrare e delle migrazioni, il volume risulta molto interessante e contiene innumerevoli casi, curiosità, dati, comparazioni, spunti aggiornati, talora aiutati da disegni o mappe. La brava autrice distingue giustamente tre grandi comparti: chi si libra per aria, chi sguazza in acqua, chi calpesta terre, pur in ecosistemi sempre connessi e mai soli. Non si può che iniziare dagli appariscenti uccelli migratori, le variabili di migrazione sono quasi infinite, a corto o lungo raggio, tutti insieme o maschi e femmine differenziati, comportamenti e diete spesso adattate a luoghi e tempi. Sono i più studiati, soprattutto attraverso tre tecniche: l’inanellamento (avviato oltre un secolo fa, praticato ormai in modo diffuso e sofisticato), i radar, i GPS logger. Poi migrano volando anche libellule, locuste, farfalle, falene, pipistrelli, alcune di loro attraverso più generazioni per ogni andata e ritorno. Mari e oceani sono pieni di migranti e, forse, da oltre cento milioni di anni, come nel caso delle tartarughe marine, rettili che vivono in mare aperto, le cui femmine nidificano sulle spiagge (ricordandosi pure quelle “natie”). I cetacei, invece, hanno le pinne e sanno cantare, la comunicazione canora è cruciale. Mancano ancora notizie certe sull’incredibile traffico delle specie dei pesci, come si regola precisamente, ognuna e accanto alle altre, circa dolcezza, temperatura, correnti delle acque: qualcosa in più è noto per tonni e sardine, salmoni e anguille. Infine vengono narrati gli animali terrestri: pinguini, gnu, zebre, elefanti, renne (e persistenti popolazioni umane nomadi), caribù, antilocapre, cervi mulo, rane, anfibi, granchi. Nello scenario globale, il cambiamento climatico di origine prevalentemente antropica sta lasciando il segno anche sui migratori: sfasamento delle temperature e delle tempistiche, alterazione delle reti alimentari, fughe e nuovi adattamenti da stanzialità a migratorietà.

 

Massimo Fini e Giancarlo Padovan

«Storia reazionaria del calcio»

Marsilio

264 pagine, 17 euro

Normalmente calcio. 1863-2019. Le diciassette regole che disciplinano il gioco più seguito in Italia e nel mondo furono redatte nell’ottobre 1863, alcune nuove disposizioni entreranno in vigore dal luglio 2019 per tutti i campionati e le coppe. Poi c’è stato e c’è il calcio giocato. Il noto scrittore e tifoso Massimo Fini (Cremeno, 1943) e il noto giornalista e allenatore Giancarlo Padovan (Cittadella, 1958) sottolineano che l’enorme diffusione ed enfatizzazione del calcio, con il crescente ruolo di economia e tecnologia, è uno specchio delle trasformazioni avvenute nel nostro mondo. Così, essendo convinti che il passato sia stato più avvincente, affascinante perché imprevedibile, del presente hanno scritto insieme una “Storia reazionaria del calcio”: partite azioni gol, protagonismi in campo e fuori, partite spalmate ogni giorno ogni ora, nevrosi tecnologica invadente e disumana (tv, moviola, var), tifo aggressivo e identitario. Postfazione di Antonio Padellaro.

 

Elena Ferrante

«L’invenzione occasionale»

Illustrazione di Andrea Ucini

e/o editrice

120 pagine, 18 euro

Italia e Europa. Negli ultimi anni. The Guardian è uno straordinario indipendente organo d’informazione inglese, compirà due secoli di vita nel 2021, settimanale all’inizio, quotidiano dal 1852, considerato da decenni riferimento principale degli elettori laburisti (liberal, radical, progressisti, di sinistra, che dir si voglia), lettura importante pure fuori dai confini dell’isola oltre Manica. Dal gennaio 2018 è in formato tabloid. Alla fine del 2017 il Guardian chiese a un’autorevole personalità italiana, Elena Ferrante, autrice di libri di successo in ricca parte del mondo, di tenere una rubrica settimanale su argomenti di varia attualità, concordati e non prefissati rigidamente dalla redazione, che avrebbe inviato temi e questioni in parte segnalati anche da Ferrante, sui quali sarebbe poi stato imbastito il pezzo autorale. E così fu, dal 20 gennaio 2018 al 12 gennaio 2019 ogni sabato è uscito sul quotidiano (che non esce la domenica) un articolo di Elena Ferrante, accompagnato da disegni del musicista e illustratore concettuale italiano Andrea Ucini (che vive e lavora in Danimarca), originariamente scritto in italiano (tradotto in inglese da Ann Goldstein), editato e titolato (da Melissa Denes). Ora, nella primavera 2019, le deliziose opere – frammenti letterari e grafiche colorate – sono cronologicamente raccolte in volume dallo storico scopritore editore italiano di Ferrante. Introducendo il libro, spiega la novità della scrittura: non l’autonoma scelta e il lavorio di cancellazioni e sostituzioni di parole frasi azioni storie, con i propri modi e tempi, bensì l’urto fra uno stimolo esterno e l’urgenza della stesura: piccole esperienze esemplari, intuizioni improvvise, conclusioni brusche. Insomma, come sintetizza il titolo, sono «invenzioni occasionali, non diverse del resto da quelle con cui reagiamo ogni giorno al mondo in cui ci è capitato di vivere».

La data di nascita di Elena Ferrante è il 1990, quando uscì “L’amore molesto”, il primo romanzo con il suo nome e cognome. Da allora è una figura pubblica, incontrata da tanti in vari luoghi (a Napoli e non solo) con età e aspetto di sapiens in carne e ossa, conosciuta da molti più come autrice di bellissime narrazioni da quasi trent’anni. È con questo ruolo che rilascia interviste a distanza, subisce ricerche identitarie, paga comunque le tasse, esprime opinioni da stampare, ha collaborato col Guardian. Di chi sono le riflessioni sulla politica e il cinema, sull’infanzia e la maternità, sulla vita di coppia e il sesso, sulle prime volte e la paura, sul sonno e le piante, sulla dipendenza dal fumo e l’indipendenza dagli esclamativi, sulla letteratura e «il più straordinario dei poeti italiani» Leopardi? Certo, di una donna, visto che ad Elena corrispondono sempre desinenze femminili. Certo, di una persona di cittadinanza italiana, visto che Ferrante scrive da sempre nella nostra lingua e nel nostro contesto istituzionale. Epperò c’è l’artificio che va ancora segnalato, il filo sottile di demarcazione che lega verità e finzione, quel che pensa un cervello identificato con quel che noi pensiamo potrebbe argomentare chi è stato capace di scrivere le frantumagliose moleste storie delle amiche geniali. Per noi che siamo da sempre innamorati della scrittrice si tratta di altri bei testi illustrati da tenere accanto, per chi ancora non la conosce, non ne ha letto né visto le riduzioni tele-cinematografiche, di un interessante spaccato sulla vita intellettuale dei tempi moderni. «Amo il mio Paese ma non ho alcuno spirito patriottico e nessun orgoglio nazionale… I caratteri nazionali mi sembrano semplificazioni che vanno combattute». La nazionalità linguistica è «un punto di partenza per dialogare, … guardare oltre confine, oltre tutti i confini, innanzitutto quelli di genere». «Non ho mai votato per i Cinquestelle… La guerra contro il Movimento ha impedito di vedere che il pericolo era altrove. Mi riferisco alla Lega di Matteo Salvini».

Telmo Pievani

«Imperfezione. Una storia naturale»

Raffaello Cortina editore

Ovunque e in nessuna parte. Da 13,82 miliardi di anni fa a un attimo dopo ora. In principio fu l’imperfezione, una piccolissima infinitesimale anomalia divenne scaturigine di ogni cosa. Il nostro universo è l’incessante metamorfosi di uno stato perfetto di vuoto quantistico, pieno di tutto, brulicante di oscillazioni casuali, inquieto, ribollente. Una “ribellione” degli inflatoni, una minuscola deviazione fortuita, un deragliamento e la simmetria primeva si spezzò, ne scaturì un’esotica biodiversità di particelle elementari, la materia prevalse di un soffio sull’antimateria. Si può partire da molto spazio-tempo fa per seguire la cascata innumerevole di altre asimmetrie, ramificazioni e aggregazioni facendo così la storia naturale dell’imperfezione e delle sue scientifiche leggi, durature anche nel nostro spazio-tempo. Il filosofo delle scienze naturali Telmo Pievani ci accompagna con precisione e ironia nel mirabile viaggio e sceglie come incipit per ognuno dei sette tratti di strada una citazione da Voltaire (Candido, o l’Ottimismo), protagoniste le opinioni di Pangloss, mitico insegnante di metafisico-teologo-cosmoloscemologia. Il primo tratto si conclude con l’abiogenesi, l’imperfezione biologica, quando intorno a 3,5 miliardi di anni fa emersero forme di vita autoreplicanti a partire dalla chimica della materia inanimata, una ricetta (la nostra) a base di amminoacidi, nucleotidi, zuccheri e grassi. Poi venne fuori che la membrana che li imprigionò non era impermeabile (scambiava materiali con l’esterno, nutrienti immigrati e scarti emigranti) e cominciò il gioco dell’autoreplicazione (le catene di RNA e il polimero del DNA entrarono in scena non senza casuali errori di copiatura). Per sopravvivere in ambienti che cambiano (o cambiare ambiente) bisogna saper variare, trovare compromessi instabili e precari col proprio organismo e con gli altri organismi, sempre più multicellulari e biodiversi. Non sempre ci si riesce, la maggioranza delle specie esistite si sono già estinte, batteri piante sesso animali, un mondo di possibilità. Passo passo (non c’è cronologia che tenga) affrontiamo l’evoluzionismo darwiniano, la selezione naturale, la cooptazione funzionale, i geni dormienti e i DNA spazzatura, lo sgraziato fragile ambivalente cervello umano, le nostre storie.

Telmo Pievani (Bergamo, 1970) fu allievo di un grande scienziato americano, è prorettore a Padova, oggi lui stesso maestro di cultura scientifica universale. Da secoli in letteratura va di moda far tornare antichi personaggi dei grandi classici con autori moderni, libri che avrebbero potuto scrivere Poe o Conan Doyle, Chandler o Montalban. Il suo libro ha gli stessi competente scientifico garbo, curioso punteggiato equilibrio, ricchi multidisciplinari riferimenti di quelli meravigliosi di Stephen Jay Gould (1941-2002). Pur tuttavia – al cinema continua a non andar di moda fare spoiler – nessuno me ne voglia per la sintesi del libro di Pievani, il piacere della lettura e la necessità di metterlo nella propria biblioteca non ne saranno intaccati. Da quel che ho capito le sei leggi dell’imperfezione sono più o meno le seguenti, vengono fuori pian piano dallo spazio-tempo: la contingenza cambia spesso imprevedibilmente le regole del gioco evolutivo; il compromesso vitale è risultato di interessi diversi e spinte selettive antagoniste; i vincoli storici, fisici, strutturali e di sviluppo condizionano e relativizzano pure la selezione naturale; il riuso di strutture già esistenti e sub ottimali è molto frequente; la cipolla ha molti più geni dei sapiens anche perché l’evoluzione è la trasformazione del possibile e l’eccedenza tollerabile una precondizione; la Regina Rossa (Carroll) corre all’infinito e sempre più velocemente per poter restare sullo stesso posto, pure noi (come tutti i viventi, sapienti o meno) ci ritroviamo di continuo sfasati e inadatti rispetto alle mutazioni del contesto biotico e abiotico che abbiamo intorno, ancor più da quando c’è disaccoppiamento fra i tempi lenti della biologia e i tempi frenetici della cultura. Perfettamente spiegate (nel libro).

 

Matthias Canapini

«L’ovale storto. Ritratto poetico del rugby inclusivo»

Aras editore

186 pagine, 13 euro

Campi da rugby. 2016-2018. Il rugby si gioca con una palla ovale, la leggenda dice che lo inventarono gli inglesi nel 1823. In genere competono due squadre con 15 elementi, muovendola di mano e di piede, con regole specifiche su cosa si può fare e dove si può stare rispetto a compagni e avversari nelle varie fasi distribuite in due tempi di 40 minuti ciascuno. Attraverso il bel diario “L’ovale storto” il viaggiatore lento Matthias Canapini (Fano, 1992) ha realizzato l’interessante progetto culturale “Rugby e rivoluzione. Il giro dell’Italia ovale in 80 treni”: con taccuino, macchina fotografica e memoria di giocatore agricoltore racconta, disabilità, malattie mentali, carceri, immigrazione, periferie e un pizzico di politica tramite i luoghi dove concittadini praticano rugby, mai soli, mostrando le capacità propedeutiche e inclusive della palla ovale. La narrazione è piena di storie belle e dati significativi, non manualistica (casomai a fondo pagina qualche breve nota informativa).

 

Bernie Sanders

«La sfida più grande. La strada verso una società più giusta»

traduzione e cura di Francesco Foti

People editore

286 pagine, 18 euro

USA. 2016-2018 (e 2020-2024). Il politico americano socialista ebreo Bernard “Bernie” Sanders (New York, 1941) fu sindaco di Burlington 1981-89, “deputato” 1991-2007 ed è ancora senatore del Vermont. Nel 2016 ha partecipato alle primarie presidenziali dei democratici, perdendo per un soffio al ballottaggio finale con Hillary Clinton, poi sconfitta da Trump; dovrebbe partecipare anche alle primarie del 2020. Il bel volume è una sorta di diario, una narrazione di temi e proposte narrata in prima persona, che inizia il 14 giugno 2016 quando il risultato delle primarie fu acquisito e i due contendenti Clinton e Sanders si dettero appuntamento in un hotel di Washington per proseguire insieme. Seguono quasi quaranta altri commenti a eventi, conferenze viaggi manifestazioni incontri colloqui discorsi, che ha un provvisorio termine il 28 agosto 2018: “riformare il Partito Democratico”. La conclusione di “La sfida più grande” è appunto il capitolo su “La strada verso una società più giusta”.

 

Michel Bussi

«La Follia Mazzarino»

traduzione di Alberto Bracci Testasecca (originale: 2009)

e/o edizioni

180 pagine, 16 euro

Agosto 2000. (Immaginaria) isola di Mornesey. “La Follia Mazzarino” è forse il primo racconto inventato e certamente uno dei primi libri scritti dal grande Michel Bussi (Louviers, 1965), il professore universitario normanno, direttore di ricerca al Cnrs francese, di cui si sono già letti ottimi gialli senza protagonisti seriali con ambientazioni accurate. Bello anche questo. Lo ha ripubblicato lo scorso anno (dopo un decennio di successi internazionali) con qualche rara correzione di forma e l’aggiunta di Madiha, una ragazza utile all’allegra squadra di Colin, Armand e Simon, i giovani altri protagonisti maschili. Partono alla ricerca di un tesoro, dispongono di una mappa cifrata, si perdono in gallerie sotterranee e incappano nella fuga di alcuni detenuti del penitenziario Mazzarino; non manca mai un carcere in un’isola! Né mancano gli altri temi dello scrittore: ricerca dell’identità, rapporto genitori-figli, impasto manipolato di irrazionalità e logica (anche per i lettori).

Redazione
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