Calcio&femminismo: succede in Cile

Nuestra Cruzada è il nome di un gruppo di tifose del Club Deportivo Universidad Católica che non si limita a sostenere la propria squadra allo stadio, ma si batte per promuovere, difendere e tutelare i diritti delle donne.

di David Lifodi

Foto tratta dal sito web The Clinic

El machistómetro è stato ideato da Nuestra Cruzada, un gruppo di tifose della squadra di calcio cilena Club Deportivo Universidad Católica, una delle più titolate di Santiago del Cile e dell’intero paese. Si tratta di una sorta di decalogo caratterizzato da vignette che elencano una serie di luoghi comuni: le donne non capiscono di calcio, gli insulti ad arbitro o giocatori rivali con epiteti femminili e via dicendo.

Il machistómetro rappresenta solo una delle tante iniziative lanciate da questo club di tifose che non si interessa soltanto dei risultati sul campo della loro squadra del cuore, ma fa politica e utilizza lo sport per dare visibilità agli ideali del femminismo e dei diritti di genere. Ad esempio, il machistómetro insiste molto su una serie di fatti poco edificanti spesso avvenuti negli stadi cileni e, chissà, forse di tutto il mondo, a partire dai festeggiamenti per un gol segnato che servono agli uomini per toccare le parti intime delle donne fino ad abusare di loro mentre si recano o tornano dagli impianti sportivi, come accaduto il 30 aprile 2018.

Quel giorno, al termine della partita disputata all’Estadio Nacional di Santiago del Cile tra Universidad de Chile e Universidad de Concepción, come testimoniato da alcune telecamere di sicurezza, una ragazza di 28 anni fu violentata da alcune persone che indossavano la divisa della squadra di casa. Abbordarono la giovane nei pressi della stazione della metro e, approfittando dell’oscurità, abusarono di lei rubandole soldi e cellulare. I colpevoli non sono stati mai trovati.

Il sito web cileno The Clinic ha raccontato come è nato il gruppo Nuestra Cruzada, che si definisce “femminista, autonomo e indipendente”, dando voce ad alcune delle sue appartenenti che amano presentarsi come lottatrici sociali, ma preferiscono non rivelare i loro veri nomi  per non essere guardate con sospetto in una società maschilista come quella cilena, dove le donne che vanno allo stadio sono guardate con sospetto e ritenute delle fanatiche.  Desde mujeres, para mujeres y hecho por mujeres: questo è il senso di Nuestra Cruzada nelle parole delle loro attiviste.

Conosciutesi allo stadio, le donne di Nuestra Cruzada hanno iniziato a ritrovarsi non solo sulle gradinate degli impianti sportivi, ma hanno partecipato alle manifestazioni di piazza in occasione dell’8 marzo, per ricordare il colpo di stato dell’11 settembre 1973, per battersi a favore del diritto all’aborto e per sostenere iniziative legate al diritto alla salute. Ad esempio, chiesero ai vertici societari della loro squadra, Cruzados SA, di promuovere le mammografie per le tifose nell’ambito della campagna dedicata alla prevenzione del cancro al seno. In quella circostanza la società aderì, ma promosse l’iniziativa solo tra le socie del club e in una clinica difficilmente raggiungibile.

Alle donne di Nuestra Cruzada spesso è stata rimproverata la commistione tra calcio e militanza politica, eppure anche nell’ambito più strettamente legato al pallone hanno promosso manifestazioni più che condivisibili, a partire da quelle contro la Federcalcio cilena e le società padrone dei club soltanto per fare affari all’insegna del capitalismo. Coerenti con i loro ideali femministi, le tifose dell’Universidad Católica non si sono fatte alcun problema nemmeno quando si è trattato di criticare alcuni calciatori della propria squadra per episodi poco edificanti accaduti fuori dal campo.  È stato così che Nuestra Cruzada ha iniziato a chiedere che Jeisson Vargas non facesse più parte della loro squadra a seguito della denuncia formulata dalla moglie del giocatore per violenza intrafamiliare, anche se per il momento continua a rimanere in rosa. L’opinione di Nuestra Cruzada è netta anche nei confronti del capitano dell’Universidad Católica, José Pedro Fuenzalida, che ha espresso più volte il suo appoggio alla destra cilena, si è dichiarato favorevole alle campagna anti-abortiste e non ha preso posizione sul caso del suo compagno di squadra Jeisson Vargas.

La militanza di queste tifose si scontra, tuttavia, con dei pregiudizi duri a morire. Quante volte i giornalisti sportivi, per sottolineare le prodezze di una calciatrice, l’hanno denominata“l’Alexis Sánchez del calcio femminile” (denominato el niño maravilla, Sanchez è uno dei più forti calciatori del paese, attualmente in forza all’Inter)? Quante volte, in caso di risultati negativi, calciatori e allenatori giurano che “non piangeranno come fanno le ragazzine”? Per non parlare del linguaggio machista utilizzato dalla stampa sportiva.

Eppure in Cile qualcosa, anche se lentamente, sta cambiando. All’interno della società del Colo Colo, altro club di Santiago del Cile e tra i più rinomati dell’intera America latina (la squadra prende il nome dall’omonimo capo mapuche, “gatto della montagna” in mapudungun, uno dei condottieri contro l’invasione spagnola), è sorta una commissione di genere e la tifoseria femminile, riunita sotto le insegne del collettivo Janequeo, rifiuta il machismo e condivide la campagne di Nuestra Cruzada.

Un movimento in crescita in un territorio che fino a poco tempo fa i maschi ritenevano una loro esclusiva riserva di caccia.

David Lifodi
Sono nato a Siena e la mia vera occupazione è presso l'Università di Siena. Nel mio lavoro "ufficioso" collaboro con il sito internet www.peacelink.it, con il blog La Bottega del Barbieri e ogni tanto pubblico articoli su altri siti e riviste riguardo a diritti umani, sindacalismo, politica e storia dell’America latina, questione indigena e agraria, ecologia.

Un commento

  • La responsabilità dello stupro, della tortura, dell’atroce assassinio di Mimo, dell’assassinio di Albertina Martinez e di tante altre e altri in Cile in questi giorni di sollevazione popolare non è soltanto degli assassini che lo hanno eseguito materialmente, ma anche di tutte e tutti quelli che in quello sfortunato paese e anche qui da noi sono fautori, supportano, sponsorizzano, sostengono le politiche neoliberiste. Ed è inutile che si nascondano dietro ipocriti condanne e pelosi cordogli. Le loro mani sono sporche di sangue.

    Roma, 24 novembre 2019

    Coordinamenta femminista e lesbica

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