Roma: campagna pro rom e sinti, un …
… bilancio della raccolta fondi
Il 27 marzo l’appello di «Cittadinanza e minoranze» (riilanciato da La Bottega del Barbieri). Ora si possono tirare le somme.
La nostra campagna, iniziata il 28 marzo con il primo bonifico ricevuto di 150,00 euro, si è conclusa e ne diamo il conto finale oggi,18 maggio, in concomitanza con la parziale, cauta ripresa delle attività e quindi con la possibilità per Rom e Sinti di ritornare ai loro espedienti per tirar avanti la vita. In questo periodo abbiamo inoltre compilato alcune decine di moduli per la richiesta di buoni spesa ed abbiamo indirizzato diverse famiglie ad usufruire delle “spese sospese”.
Abbiamo così partecipato nei limiti delle nostre capacità alla straordinaria mobilitazione di associazioni, parrocchie, centri sociali e di tante singole persone per sovvenire in qualche modo alle necessità di chi era in difficoltà gravissime, sopperendo per come si è potuto all’incapacità del Comune che, nonostante l’individuale impegno di alcune persone specialmente nei Municipi, ha del tutto fallito la prova. Eccesso di burocrazia ed imperizia organizzativa hanno caratterizzato l’azione di Roma Capitale, mossasi in ritardo e con una miopia che ha dell’incredibile. Quando finalmente è iniziata la distribuzione nei campi dei buoni-spesa gli agenti incaricati non li hanno consegnati a quanti sono stati trovati privi di documenti, e cioè i profughi dalla ex Jugoslavia che sono in possesso di documenti di uno Stato non più esistente ed ai quali quello Italiano dopo decenni non ha trovato come reintegrarli nei diritti civili. Così come non li hanno consegnati ai possessori di documenti scaduti, ritenendo evidentemente che il diritto di nutrirsi siacollegato al possesso di documenti in regola. Per non dire che in alcuni casi sono state discriminate anche alcune famiglie che non avevano accettato di impegnarsi a lasciare il campo entro il termine entro il quale il Piano Comunale ne prevede la chiusura.
Ora anche la “Questione Rom e Sinti” si avvia a ritornare nella “normalità” che nella nostra Città significa segregazione nei “campi”, esclusione sociale, mancanza di lavoro, condizioni igienico-sanitarie abominevoli.