“Capire il Corano” di Farid Adly

recensione di Karim Metref.

E’ uscito a settembre 2017, per TAM Editore, di Milano, un libro a firma di Farid Adly, intitolato “Capire il Corano”. Un lavoro di grande utilità in questi tempi di grandi incomprensioni.

Intendiamoci. “Capire il Corano” non è un libro di esegesi scritto da un sapiente dell’Islam. Non è l’opera di un estremista religioso che minaccia chiunque non capisca il “giusto messaggio” del libro di Dio, e tanto meno il solito libro lamentoso di un elegante islamista “moderato” per dire che l’incompreso Corano è invece un libro che parla solo di amore e di pace. Nemmeno aspettatevi l’opera di un nuovo “musulmano anti-musulmano”, un altro che vuole cavalcare l’onda islamofoba, andando a confermare ai razzisti i motivi del loro odio.

Anche se la riflessione che porta avanti è complessa, il libro è scritto con una lingua semplice, a portata di tutti, in uno stile chiaro e asciutto. Va dritto al punto senza troppi giri di parole. Una lettura da “grande pubblico”, di facile comprensione: insomma il libro scritto da Farid Adly è una critica, lucida e imparziale.

Farid Adly è un cittadino Italo-libico. Arrivato negli anni 60 come studente, fa il giornalista da moltissimi anni. E’ il direttore di una piccola agenzia di stampa AnbaMed, scrive su varie testate ed è uno dei principali collaboratori della redazione di Radio Popolare per quanto riguarda Medio Oriente e Nord Africa.

In “Capire il Corano”, Farid racconta il rapporto del Corano con la realtà del mondo musulmano e del mondo tout-court attraverso la storia. Parte dal suo primo incontro con il testo coranico, all’età di 5 anni, nella medersa del suo quartiere a Bengazi. Un momento che viene spesso raccontato nella letteratura araba. Il primo incontro con il sacro, con il suo carico di ritualità, solennità e divieti. Un momento che io personalmente non ho mai conosciuto. Figlio e nipote di feroci comunisti anti-religiosi, mio nonno e i suoi figli si sarebbero piuttosto tagliati un braccio che mandarci, a noi loro figli e nipoti, ad aumentare il numero dei mocciosi che urlano tutte le mattine parole a loro incomprensibili. Una occasione persa per me ma che non rimpiango affatto.

Farid invece descrive la vista, i suoni, gli odori della scuola coranica. Una “esperienza” – dice – “che ha segnato il mio cammino di ‘eretico devoto’. ”

Ma la narrazione autobiografica è solo il prologo. Nel resto, con una impostazione di tipo “materialismo dialettico”, l’autore confronta i contenuti del libro sacro dei musulmani con il contesto storico della sua “rivelazione”, le circostanze della sua stesura fino ad arrivare al libro conosciuto oggi e ai vari contesti storici che hanno condizionato l’interpretazione che le varie scuole dell’Islam ne hanno fatto.

Si analizza la “Struttura del Corano”, “La storia, genesi e teologia”, “Le diverse letture e scritture”.  E ci si scopre la figura di Gesù e le storie della Bibbia nel Corano…

Poi però si arriva al dunque. Le questioni che agitano la realtà odierna: “Islam e politica”, “Corano e violenza”, Corano e schiavitù” e “Il Corano e le donne”.

Come detto prima, lo sguardo di Farid non è né un elogio, né una condanna. Fa vedere gli aspetti universali e umani del testo coranico, pieno di messaggi di pace e di uguaglianza. Ma non nasconde i “limiti”, gli aspetti problematici. Il Corano, come del resto il Vecchio Testamento, di cui si considera una continuità, è un testo complesso, ricco e spesso anche contraddittorio. E’ il frutto di contesti diversi: l’islam rivoluzionario della Mecca e l’Islam di Stato di Medine, ad esempio. Certe volte chiama alla nonviolenza, altre alla guerra. Libera gli schiavi ma considera lecito il possesso di altri esseri umani. Parla di uguaglianza, ma fa la differenza tra liberi e schiavi, fra uomini e donne. Chiama alla convivenza pacifica e alla tolleranza, ma in altri passaggi invita a combattere gli infedeli fino alla loro conversione…

Come l’ayatollah Khomeini che rispondeva, alla domanda di un giornalista “a cosa si era ispirato per la rivoluzione islamica”, aspettandosi un versetto, un aneddoto della vita del profeta o di qualche santo musulmano… per sentirsi invece dire “alle tecniche di agitazione della Rivoluzione permanente di Trotzki”; così Farid Adli nel suo lavoro invita a capire meglio il Corano ma anche e sopratutto a non pensare che tutto quello che fanno i musulmani di oggi sia dettato dal testo coranico.

Non è il Corano che fa il musulmano, è il musulmano che fa il Corano a sua immagine e somiglianza.

Farid Adly. Capire il Corano. Tam Editore, Milano, 2017, Collana: blu (temi), 208 pagine. Prezzo€ 9,50 ISBN: 9788894194289.

 

Karim Metref
Sono nato sul fianco nord della catena del Giurgiura, nel nord dell’Algeria.

30 anni di vita spesi a cercare di affermare una identità culturale (quella della maggioranza minorizzata dei berberi in Nord Africa) mi ha portato a non capire più chi sono. E mi va benissimo.

A 30 anni ho mollato le mie montagne per sbarcare a Rapallo in Liguria. Passare dalla montagna al mare fu un grande spaesamento. Attraversare il mediterraneo da sud verso nord invece no.

Lavoro (quando ci riesco), passeggio tanto, leggo tanto, cerco di scrivere. Mi impiccio di tutto. Sopra tutto di ciò che non mi riguarda e/o che non capisco bene.

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