Capo-DANNI: un primo bilancio

Andiamo avanti nella nostra piccola campagna: perchè un mondo senza fuochi artificiali e armi è possibile

di Vito Totire (*)

Oggi due gennaio 2019 non siamo in grado di fare un bilancio esaustivo ma – pur attingendo da poche fonti – si evidenziano consistenti esiti negativi di quelli che dovevano essere festeggiamenti.

  • Aumento dei feriti: 216 (4 in più del 2018, secondo un articolo da Milano de Il Resto del Carlino)
  • Aumento dei feriti con prognosi superiore a 40 giorni (13 contro 9 del 2018 ); la prognosi superiore a 40 giorni evoca la necessità di valutare se l’evento possa essere considerato una lesione colposa perseguibile d’ufficio dalla Procura competente per territorio;
  • Alcuni casi di amputazione di mani (parrebbero tre persone: Cesate, Bergamo e Caserta), con lesioni dunque permanenti; sono casi in cui ci aspettiamo indagini approfondite dalle procure competenti anche in relazione alle istruzioni per l’uso e alle informazioni sulla entità del rischio “garantite” dal produttore ; non è chiaro peraltro se in questi casi più gravi si sia trattato di botti “legali” o “illegali” che, come abbiamo sempre detto, vanno messi al bando tutti comunque;
  • Almeno una persona è ancora in prognosi riservata; è una donna a Sant’Agata dei Goti, colpita dal crollo di una tensostruttura causata da un razzo
  • Scoppi e incidenti anche in Comuni in cui vige o vigeva il divieto d’uso (Bologna per esempio: ai danni di un giovane filippino di 19 anni con prognosi di 15 giorni)
  • Le forze dell’ordine hanno sequestrato 579 lanciarazzi, 56 armi comuni da sparo, 76.101 munizioni e diverse tonnellate di materiale pirotecnico illegale (fonte Il Resto del Carlino); per evitare di “svuotare il fiume con un cucchiaino bucato” è necessario andare alla fonte del problema: quello della produzione e non solo della commercializzazione o spaccio; difficile peraltro che esista una vera e integrale soluzione di continuità fra produzione legale e illegale (come la storia del contrabbando di sigarette insegna)

Problemi e ambiguità:

  • Diverse fonti insistono su una presunta differenza tra botti legali e illegali; in verità se esiste un oggettivo gradiente di rischio i botti sono però tutti pericolosi e inquinanti.
  • In maniera incongrua le ordinanze (estremamente disomogenee) dei sindaci non si pongono mai il problema del divieto di commercializzazione e di produzione ; assurdo il caso di Bologna dove, stante il divieto d’uso, il quotidiano La Repubblica dà spazio il 31.12 alla pubblicità per la vendita! Vale a dire: si compra nel Comune di Bologna per sparare nell’hinterland? O si compra entro le 19.30 del 31 per sparare dopo l’Epifania? Oppure…? Chiediamo al Sindaco di sapere se considera quella pubblicità una violazione dell’ordinanza…
  • Alcuni Comuni – Imola e Castel San Pietro per esempio (ma ce ne sono tanti altri) – hanno usato o patrocinato o avallato l’uso di fuochi artificiali; pare evidente la natura “schizofrenogena” di questa condotta: botti e fuochi sono merci simili e vanno messe al bando tutte ma fin dalla produzione e non solo per quel che riguarda l’uso (il che sarebbe semplicemente irrealistico); per quale motivo sindaci o pro-loco locali continuano a spendere risorse per inquinare e per disturbare esseri umani e animali? basterebbe prendere esempio da quei Comuni piemontesi che avendo adottato piani per il “welfare animale” mettono di fatto fuori uso botti e fuochi artificiali.
  • Manca una linea di indirizzo nazionale; le ordinanze dei sindaci sono poche ma anche troppo eterogenee: qualcuna addirittura con un paio d’ore di “pausa” del divieto attorno a mezzanotte… Ci siamo più volte chiesti per quale motivo l’ANCI non si occupi della questione elaborando – come fanno altre realtà organizzate – una linea-guida, in assenza di orientamenti del governo.
  • In generale dobbiamo insistere su un cambiamento di mentalità e di costumi; la festa deve essere momento di gioia, serenità, solidarietà non di violenza e di aggressione o autolesionismo; è aggressione anche la musica spacca timpani del parco nord di Bologna (fino alle 6 del mattino); è inquinamento e aggressività il “rogo del vecchione” in piazza Maggiore a Bologna su cui tacciono sindaco, Ausl e Prefettura… ma tanto c’erano i vigili del fuoco (a prevenire il peggio?)

Al momento ci fermiamo; grazie a chi ha sottoscritto e/o diffuso il nostro appello (**). La proposta è continuare a lavorare sulla critica alla produzione e al consumo di merci nocive.

(*) Vito Totire, portavoce del circolo Chico Mendes

(**) Un appello contro i botti di Capodanno

PRIMA IMMAGINE: una scatola di fuochi abbandonata (e lasciata lì per mesi, nonostante le denunce) l’anno scorso al campetto di calcio di Quinzano-Loiano.

SECONDA IMMAGINE: foto scattata in provincia di Parma (e inviata a Vito Totire).

Redazione
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