Casamatta, un film e…

una lunga vicenda

Uno dei tanti film italiani perduti. Nelle sale “Roba da matti” di Enrico Pitzianti purtroppo ha circolato pochissimo (in marzo) e quasi nessuno lo ha recensito come avrebbe meritato. Peccato. Non è successo per distrazione, per uno scherzo del destino o (solo) perché la Sardegna è comunque penalizzata: chi passa per questo blog sa che la “libertà” del pubblico non esiste neppure se paga il biglietto e che anche al cinema la censura di mercato è soprattutto politica.

Però è possibile vedere il film – www.robadamattifilm.com – in rete. E io vi invito a farlo, meglio se siete in compagnia. Anche perché – leggerete qui sotto – bisogna «rafforzare la rete delle buone pratiche, farle conoscere e diffonderle nella consapevolezza che se si può si deve». Se si può si deve: a me sembrano 5 paroline più chiare di 92 comizi.

Quella di “Casamatta” è una storia vera pochissimo conosciuta e si intreccia con la lunga lotta dell’Asarp come raccontano, di seguito, due schede (che ho necessariamente sintetizzato). Per saperne di più: www.asarp.it, un bel sito che si apre con una frase apparentemente scritta a rovescio ma… è il mondo a essere sottosopra. E dobbiamo decidere se è meglio mettersi noi a testa in giù o rovesciare tutto. (db)

Asarp

L’Associazione sarda per l’attuazione della riforma psichiatrica (Asarp) si è costituita a Cagliari nel 1986 con lo scopo di promuovere la piena attuazione della legge di riforma psichiatrica – 180/78 – e della riforma sanitaria (833/78). Nello stesso anno, l’Asarp insieme alle prime associazioni che si formavano in diverse regioni d’Italia, con gli stessi obiettivi, costituisce il Coordinamento Nazionale Salute Mentale. Questo è stato il primo movimento di familiari che si schiera apertamente e con coraggio in difesa della riforma, al fianco di tanti operatori della salute mentale impegnati nelle prime sperimentazioni territoriali. Il movimento delle associazioni dei familiari è stato fortemente sostenuto, tra gli altri, da Franca Ongaro Basaglia (in quegli anni senatrice della Sinistra Indipendente) e da Maria Grazia Giannichedda, docente di Sociologia politica all’università di Sassari e presidente della Fondazione Basaglia. Nel 1993 l’Asarp e le organizzazioni del Coordinamento, fondano l’Unione Nazionale delle Associazioni per la Salute Mentale (Unasam) che conta oggi l’adesione di oltre 160 associazioni impegnate in tutte le regioni d’Italia. L’Unasam aderisce alla Federazione Europea delle Associazioni dei Familiari (Eufami) e alla International Mental Health Collaborating Network (Imhnc).

L’azione svolta in questi 25 anni dall’Asarp e dall’Unasam è stata determinante nel processo di trasformazione della psichiatria italiana. E’ stato grazie allo straordinario lavoro portato avanti instancabilmente e caparbiamente dalle sssociazioni dei familiari che si è arrivati a chiudere tutti gli ospedali psichiatrici pubblici, dopo 20 anni dall’approvazione della “180”; sono state infatti introdotte, nelle Leggi Finanziarie, penalizzazioni economiche contro le regioni inadempienti da parte dell’allora ministra della Sanità Rosy Bindi. Da quel momento tutta una serie di altre importanti conquiste normative sono state ottenute dal movimento delle associazioni dei familiari.

In Sardegna l’Asarp, negli anni, ha fondato due cooperative sociali e una Associazione Onlus (Asarp Casamatta) che gestisce la prima Comunità alloggio a dimensione familiare in cui abitano, dal 1995, persone con sofferenza mentale. Per il progetto di Casamatta, l’Asarp si è aggiudicata nel ’99 il Premio nazionale solidarietà istituito dalla Fivol, la federazione del volontariato.

In questi anni l’Asarp è impegnata fortemente nella difesa dei diritti umani e di cittadinanza delle persone che vivono l’esperienza della sofferenza mentale, contro qualunque forma di pratica coercitiva, nella lotta per il superamento degli Opg (ospedali psichiatrici giudiziari) per una salute mentale di comunità come raccomandato dall’Oms (Organizzazione mondiale della sanità).

Fra le azioni portate avanti dall’Asarp merita una menzione particolare l’attività formativa che annualmente viene affidata al dipartimento di Salute Mentale di Trieste che cura anche la formazione dei dirigenti di tutte le altre Associazioni dei familiari aderenti all’Unasam.

Quanto realizzato in Italia con la deistituzionalizzazione – prima e dopo la legge “180” – resta un esempio unico in tutto il mondo che andrebbe valorizzato e fatto conoscere alle nuove generazioni che non hanno conosciuto il manicomio.

Resta ancora tanto da fare, per il miglioramento della qualità degli interventi nei servizi territoriali di salute mentale e nella integrazione con gli altri servizi comunitari, per l’inclusione sociale e i percorsi di cura emancipativi che restituiscano speranza, diritti e possibilità.

Le finalità e gli obiettivi dell’Asarp, in Sardegna, sono:

  1. sollecitare le autorità competenti all’attuazione corretta e tempestiva di quanto stabilito dalle leggi, piani e programmi sulla salute mentale, richiamando l’attenzione sulla necessità di restituire centralità alla persona, attivando percorsi terapeutici riabilitativi orientati alla ripresa con il coinvolgimento attivo dei familiari e della rete sociale;

  2. diffondere la cultura della “salute mentale di comunità” orientata alla inclusione sociale per una comprensione non stigmatizzante e non segregante della sofferenza mentale;

  3. contribuire, in collaborazione con i Dipartimenti di Salute Mentale, a migliorare i servizi di cura e riabilitazione e l’intero sistema sociale e sanitario.

  4. Promuovere e diffondere una politica occupazione e culturale dell’inclusione sociale e della piena cittadinanza.

E’ necessario, affinché questi obiettivi possano essere raggiunti, non solo l’impegno deciso delle istituzioni con la messa in campo delle risorse umane e finanziarie necessarie, ma una maggiore consapevolezza collettiva dell’importanza del benessere mentale della comunità, quale bene primario da salvaguardare.

Occorre rafforzare la rete delle buone pratiche, farle conoscere e diffonderle nella consapevolezza che se si può si deve.

Occorre che le persone che vivono la sofferenza mentale non vengano lasciate sole da parte dei loro familiari, da parte degli amici, da parte della società, perché, per riprendere in mano la propria vita, c’è bisogno di aiuto concreto, di amore, di fiducia.

In Sardegna, come in tante altre parti del territorio nazionale, la situazione è fortemente critica e dopo alcuni anni di grandi speranze di cambiamento, i servizi di salute mentale sono nuovamente caratterizzati da uno stile operativo prettamente ambulatoriale. Occorre quindi un grande impegno per una trasformazione che sia innanzitutto culturale.

Casamatta

Nel 1990 – decennale della morte di Franco Basaglia – l’Asarp organizza a Cagliari “Abbiamo un sogno”, una manifestazione culturale di tre giorni; dibattiti, mostre, rappresentazioni teatrali, musica e danza che pongono al centro del dibattito pubblico la grave situazione della psichiatria in Sardegna e la necessità che si realizzino le strutture alternative indicate dalla legge 180. L’anno dopo, Gisella Trincas, presidente dell’Asarp, lancia (al 1° convegno internazionale organizzato a Roma dal Coordinamento nazionale delle associazioni dei familiari e dalla Fondazione Basaglia) la campagna di raccolta fondi per la realizzazione di quel sogno: una casa da vivere insieme nell’isola che c’è. Occorrono quattro anni per raccogliere i fondi necessari alle prime spese e per trovare la casa giusta. Finalmente nel gennaio 1995, grazie all’impegno e alla solidarietà di tanti, “Casamatta” è una realtà. Si trova a Quartu S.Elena ed è collocata in un contesto urbano (il popoloso quartiere di Is Arenas). E’ una villa indipendente di circa 500 mq distribuiti su 4 livelli (seminterrato, piano terra, primo piano e mansarda). Il progetto nasce dalla esigenza di Gisella e Paola di poter offrire alla loro sorella Maria Antonietta, e ad altri soci dell’Associazione, una possibilità di vita che non li veda esclusi o istituzionalizzati.

Inizialmente è stata gestita dall’Asarp e per i primi due anni ha avuto un sostegno economico dal Comune di Quartu S.Elena. Viste però le difficoltà incontrate nella attivazione delle convenzioni con i Comuni, l’associazione ha fondato nel 1998 l’Onlus Asarp Casamatta (sempre diretta da Gisella Trincas) che è subentrata nella gestione. I soci di Asarp Casamatta sono tutti familiari. Nella casa abitano attualmente sette persone che vivono l’esperienza della sofferenza mentale (cinque donne e due maschi) in cura presso i servizi territoriali di salute mentale. Per ognuno di loro vi è una convenzione con il Comune di appartenenza e la retta è di circa 47 euro al giorno, al cui pagamento concorrono anche i residenti della Casa in maniera significativa. Le persone più penalizzate da questa esigua disponibilità finanziaria sono gli operatori che hanno scelto di impegnarsi, con sensibilità e determinazione, a portare avanti un progetto di fondamentale importanza per la vita delle persone che sostengono quotidianamente, 24 ore su 24. La “Casamatta”, in 17 anni di vita, non ha avuto l’autorizzazione definitiva al funzionamento perché è una casa normale di civile abitazione con le scale e questo impedisce di poter accedere alla retta intera di circa 80 euro. Si tratta di una struttura di tipo socio-assistenziale che porta avanti un progetto di riabilitazione psico-sociale importante e con evidenti risultati. La risoluzione del problema sta nell’intervenire sulla struttura per abbattere le barriere architettoniche oppure lasciare quella casa (per la quale è subentrata nel frattempo la sentenza di sfratto) e trovare altre soluzioni, il che è abbastanza complicato come si vede nel film “Roba da matti” – www.robadamattifilm.com – che ne racconta l’esperienza. Il sogno di Gisella e Paola, dei residenti e operatori, di tutti i familiari coinvolti, è trovare la casa giusta che abbia i requisiti strutturali richiesti dalla normativa regionale e in cui potersi trasferire entro dicembre 2012. Entro tale data, infatti, l’attuale edificio deve essere riconsegnato ai proprietari per sfratto esecutivo non più rinviabile. Le parole di Aldo Lotta, uno degli psichiatri curanti di alcuni residenti di Casamatta, intervenuto pubblicamente a difendere l’esperienza di “Casamatta”, danno l’esatta dimensione del significato profondo di questa straordinaria storia: «La dimensione familiare è quello che, più di ogni altra caratteristica, ho sempre apprezzato nella realtà della Casamatta. Sicuro che le persone con cui condividevo i pochi minuti della visita sarebbero poi tornati in un ambiente in cui tutto, dagli ospiti agli operatori, alla struttura architettonica, al mobilio, ai tempi e modi della quotidianità rimandassero al calore familiare».

Redazione
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