Catastrofi annunciate

di Salvatore Palidda (*)

 

La cronaca genovese, ligure e di tante altre località italiane (ma anche europee e del mondo intero) è eloquente: i disastri si ripetono immancabilmente ogni volta che si produce un nubifragio violento come in occasioni di incidenti industriali, stradali e di altro tipo. Chiunque abbia studiato con un minimo di onestà intellettuale questi eventi capisce che si tratta di “fatti politici totali”: sono la conseguenza ben prevedibile di un governo della società che – sin dal diciannovesimo secolo e sempre peggio durante il fascismo e dal secondo dopoguerra – non ha mai smesso di operare favorendo nei fatti la riproduzione di catastrofi annunciate. Il liberismo che ha trionfato soprattutto dalla fine degli anni Ottanta ha già esasperato e sicuramente non smetterà di aggravare questa prospettiva proprio perché ormai la sinistra si è convertita alla sua doxa: priorità allo sviluppo economico, priorità ai profitti, priorità alle grandi opere; non ci sono soldi per il risanamento del dissesto idro-geologico, delle situazioni di inquinamento e di gravissimi rischi per la diffusione di malattie oncologiche. Insomma la res publica è più che mai “parola sconosciuta”, lo stesso futuro sostenibile della società e quindi dell’umanità non ha alcuna importanza secondo il paradigma liberista (dell’hic et nunc massimo profitto).

La situazione è paradossale, in apparenza: si potrebbero creare milioni di posti di lavoro se si adottasse un programma di effettivo risanamento dell’assetto urbanistico, delle infrastrutture e di tutte le attività economiche. E si potrebbe, quindi, creare un assetto in grado di favorire una prospettiva di sviluppo effettivamente duratura, dotata di dispositivi e meccanismi di prevenzione adeguati e di una ricerca che rinnova le conoscenze e quindi i saperi necessari a tale scopo. All’opposto, destra e sinistra convertita al liberismo procedono senza alcuna ambascia nel pensare e promuovere uno sviluppo che promette una versione “postmoderna” del film «Le mani sulla città» con la diffusione del lavoro precario, sotto minaccia, in parallelo a quello neo-schiavo nelle economie sommerse, l’annichilimento nell’impotenza di tutte le persone che non riescono a trovare spazio in questa configurazione economica-sociale e non hanno più neanche un minimo di reattività o di capacità di azione collettiva. Questo è il lavoro che è e sarà offerto anche a discapito dei rischi per la salute del lavoratore, dei suoi familiari, della popolazione che vive attorno a strutture produttive che vomitano tossicità (si riprodurranno così i tragici casi quali Casal Monferrato, Taranto, Porto Marghera, Priolo e tanti altri ancora, non solo in Italia). Il governo della sicurezza che conosciamo – in particolare dal 1990 e probabilmente avremo nel futuro liberista – non lesina costi per dispositivi “postmoderni” (videosorveglianza intelligente, controlli sempre più sofisticati ecc) e per polizie pubbliche e private, oltre per polizze assicurative esose e “ineluttabili”.

Una sicurezza per chi? Per cosa? Per la tutela dei beni e delle persone ovviamente è stato detto. L’accanita “distrazione di massa” costantemente gridata da quasi tutti media, dalla maggioranza degli intellettuali, dei politicanti e degli imprenditori del sicuritarismo sembra riuscire a conquistare il pieno consenso della popolazione; il ragionamento dominante è «l’insicurezza è provocata dalla delinquenza dei rom, degli immigrati, dei drogati e marginali; ci vuole più polizia, più arresti, più penalità». Da venticinque anni abbiamo avuto una continua escalation della criminalizzazione razzista, del sovraffollamento delle carceri, della persecuzione di tanti colpevoli solo di avere caratteristiche d’aspetto diverso da quello che l’agente delle polizie pensa sia socialmente considerato normale e in regola. Nessuna voce ha avuto spazio pubblico per dire che la sicurezza dovrebbe essere subordinata alla res publica e quindi dovrebbe dare la priorità alla tutela della salute e dell’ambiente e ai diritti fondamentali delle persone costrette a condizioni di neo-schiavitù nelle economie sommerse (autoctoni e stranieri, regolari e irregolari, tutti alla mercé del gioco del ricatto incrociato sulla loro pelle). Nessuna voce ha avuto spazio pubblico per dire che le agenzie di controllo (ispettorati del lavoro, delle Asl, dell’Inail, della prevenzione civile, gli enti locali, le polizie municipali e quelle nazionali) fanno ben poco o persino nulla per la tutela della salute pubblica e dell’ambiente e per la tutela delle vittime di super-sfruttamento (e per le donne di perpetue molestie e violenze sessuali). Nessun risanamento/regolarizzazione di queste situazioni è stato mai programmato e praticato; non è quindi casuale che la popolazione coinvolta sia spesso reticente, rassegnata o persino ostile alle rare operazioni repressive da parte delle agenzie di controllo proprio perché poi rimane senza tutela e senza alternative.

«Se si dice che il condominio della mia casa è fuorilegge per l’amianto o altro, io ho perso tutti i sacrifici di una vita per comprarlo!»; «Se vengono a chiudere qua questa attività che è al nero dove vado a trovare un lavoro? Non ne trovo più neanche malpagato e da schiavo?»; «Se vado a denunciare questo porco di caporale o il padrone che ogni giorno mi molesta chi mi crede? Quanti sono disposti a testimoniare a mio favore? Nessuno! E poi è finita per me! E poi non è così dappertutto anche per chi lavora negli uffici? Quelle che sanno come si fa e conoscono gli ambienti fanno bene ad andare a fare le prostitute, ma se ci andassi io finirei sicuro in mano a dei magnaccia che mi massacrerebbero»; «Non mi venite a parlare di ispettori e polizie, almeno la metà sono corrotti o amici del padrone»; «Belin, vieni ogni giorno al bar o alla trattoria qua vicino, ci vedi il mio caporale e il padrone una volta con l’ispettore del lavoro o delle Asl, un’altra con uno della polizia municipale, un’altra ancora con un finanziere… e secondo te cosa devo pensare io che non ho mai visto una busta paga e lavoro qua in mezzo al fumo di merda e nel fango?». Queste testimonianze sono ricorrenti nell’Italia che ha circa otto milioni di lavoratori che oscillano fra precario semi-regolare e nero totale, probabilmente più del 35% del Pil (che ufficialmente diminuisce). Il governo proclama con sicumera che recupererà risorse finanziarie mai viste dalla lotta alla frode fiscale, e fa gran battage pubblicitario delle operazioni della guardia di finanza. Ma, mai nessuno ha proposto un vero programma di risanamento delle economie sommerse praticabile solo con la regolarizzazione di tutti i lavoratori (italiani e stranieri regolari e irregolari) e anche degli imprenditori e artigiani disponibili? E come mai nessuno ha mai chiesto un analogo programma di risanamento della corruzione nei ranghi delle agenzie di controllo, degli enti locali e delle polizie?

Nel rapporto 2011 dell’European Environment Agency – EEA (nota 1) – basato su dati del 2009, ben 622 siti industriali sono considerati come i più “tossici” del continente: la lista in base ai costi dei danni aggregati per Paese mostra ai primi posti la Germania, la Polonia, il Regno Unito, la Francia, l’Italia, la Romania, la Spagna, la Repubblica Ceca, la Bulgaria, i Paesi Bassi, la Grecia, il Belgio ecc. Secondo l’agenzia Ispra del ministero dell’Ambiente, sulla base dei criteri stabiliti dalla Comunità europea (direttiva Seveso 96/82/CE) in Italia ci sono 57 siti d’interesse nazionale che dovrebbero essere bonificati in priorità, ma in totale i siti contaminati sono più di 15mila e 4.300 quelli che sono già stati oggetto di analisi comprovantene la tossicità (nota 2).

In tanti documenti ufficiali e nel programma Horizon 2020 la comunità europea, fra le “sfide sociali”, invoca: «Società sicure… attività di ricerca e di innovazione necessarie per proteggere i nostri cittadini, la società e l’economia, nonché le nostre infrastrutture e servizi, la nostra prosperità, la stabilità e il benessere politico. Gli obiettivi primari sono: migliorare la resilienza della nostra società contro le catastrofi naturali e di origine antropica…». Ma ecco che gli euroburocrati suggeriscono poi progetti che, di fatto, favoriranno il nuovo business delle nuove tecnologie (come i droni per “Mare Nostrum”) quindi la lobby finanziaria-militare-poliziesca, quella stessa che assicura la guerra permanente o infinita, come diceva senza censura Bush. Con coerenza, alle guerre permanenti corrisponde la riproduzione delle catastrofi annunciate, in qualche caso governate sempre secondo la logica liberista (come con Katrina o L’Aquila ecc); quindi, nessun programma di serio risanamento di un assetto che, in particolare nei Paesi dell’Europa occidentale, produce ormai una mortalità dovuta in primo luogo alle malattie oncologiche insieme a continui e sempre più costosi disastri cosiddetti ambientali (nota 3).

Esemplare: Valls pensa alla militarizzazione delle banlieues marsigliesi e per nulla alla zona di Berre sur Mer et Fosse, altra periferia di questa città flagellata dal cancro. Da parte sua, Renzi sembra ossessionato solo dal dimostrare di essere più liberista della Merkel riuscendo a far passare ciò che la destra non è mai riuscita a fare e intanto di fregarsene allegramente del disastro in cui il Paese sprofonda senza fermarsi. Se continua così – dice qualcuno – saremo comprati a pezzetti dagli emiri o dagli asiatici oppure messi ai bordi dell’Europa come zavorra ingombrante che non si sa come sbarazzarsene. Intanto a Genova, due giorni prima del disastro, Renzo Piano ha presentato il suo nuovo waterfront e una “magnifica” foto ricordo ha immortalato i “magnifici 4″ (Gerundio, Doria, Merlo e Piano); ma nessuno ha chiesto al grandioso archistar quando farà il progetto per risanare Genova e per prevenire i disastri … perpetui … E nessuno ne ha parlato all’incontro fra Doria e Pisapia al Ducale sempre due giorni prima … avrebbero parlato del futuro della sinistra…

  1. www.eea.europa.eu/publications/cost-of-air-pollution [↩]
  2. http://annuario.isprambiente.it/ –  http://www.legambiente.it/contenuti/comunicati/legambiente-presenta-ecomafia-2013-nomi-e-numeri-dell-illegalita-ambientale [↩]
  3. Questo articolo si rifà alla ricerca in parte pubblicata nel volume «Ignored insecurities. It is possible rethinking a Governance of Security Affairs Based on Res Publica»?, in stampa nel 2015 – volume collettivo di ricercatori tedeschi e italiani [↩]

(*) Pubblicato il 12 ottobre 2014 in «AlfaDomenica»

http://www.alfabeta2.it/2014/10/12/catastrofi-annunciate/

 

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